L'occhio dietro il mirino

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Ogni viaggio è, nella sua essenza, un movimento, uno spostamento da un punto a un altro. Geografico, di norma, ma anche interiore. Esistono perciò innumerevoli modi di viaggiare, quanti gli occhi che guardano il mondo. E che lo fotografano.
Il primo suggerimento è di non viaggiare con un mirino al posto degli occhi e di sforzarsi di guardare innanzi tutto, percependo e riempiendosi - prima - del momento che si sta vivendo e - solo dopo - iniziare a scattare, studiando soggetti, angolo di ripresa, luce, volumi e così via.

Se si limita la tendenza a immortalare per portare a casa lo scalpo di un luogo, fotografare in viaggio, oltre che permettere ovviamente di avere ricordi dei posti visti e delle situazioni vissute, diventa così un'occasione di espressione, creativa, del proprio sguardo.
L'attenzione si può concentrare sulla pura composizione dell'immagine, sugli elementi del quadro. Che rimangono, come lo sguardo, la cosa fondamentale. In questo campo i consigli e le regole esistono e non esistono e in ogni caso vanno presi con beneficio d'inventario, registrati, frullati e poi seguiti o meno, parzialmente o per intero, secondo la propria sensibilità. Le scuole di pensiero sono diverse.
C'è chi pensa che bisogna scattare senza meditare troppo, seguendo esclusivamente istinto e intuito; chi, invece, che prima di scattare è opportuno studiare e valutare a fondo i vari fattori che concorrono alla buona riuscita di una foto.
Chi ritiene che bisogna scattare molto e chi poco. L'importante, per tutti, è riuscire a catturare la specificità di una situazione, l'emozione nel momento in cui la si vive, restituendola nello scatto insieme allo spirito del luogo. Anteponendo la spontaneità alla perfezione tecnica (a volte anche il mosso può andare bene perché rende il movimento). Così, l'importante diventa l'equilibrio e il gioco di luci e forme, la plasticità dei volumi, gli elementi che disegnano la scena, che creano punti di attenzione o di dissonanza, che restituiscono verità e creano suggestione. Schematizzando si può dire che in viaggio ci sono, grosso modo, due generi di fotografie. Quelle più classiche, per così dire "di servizio", che servono a documentare i luoghi; e quelle più personali, "creative", nelle quali chi fotografa esprime il proprio gusto.
Se non ci si vuole limitare a descrivere semplicemente le varie fasi del viaggio, e senza necessariamente aspirare allo stesso tempo a costruire un reportage fotografico vero e proprio, è consigliabile:

1. Porsi nell'ottica di raccontare una storia, trovando un tema e un taglio preferenziali per dare la propria interpretazione "visuale" dei luoghi attraversati.
2. Riprendere i soggetti prescelti nel loro contesto naturale, nella maniera più spontanea possibile.
3. Evitare di far mettere le persone in posa per non cadere nell'effetto congelamento; così come, il più delle volte (ma non sempre), lo sguardo diretto in macchina.
4. Inserire il cosiddetto "fattore umano" per dare anima e calore ad architetture e paesaggi e rendere anche le dimensioni dell'ambiente.
5. Privilegiare i particolari che spesso conferiscono più sapore alle immagini delle vedute d'insieme.

6. Evitare di piazzare il soggetto principale o la linea dell'orizzonte al centro dell'inquadratura, cercando anche di ritrarre soggetti disposti su più piani in profondità.
7. Non essere aggressivi ma umili di fronte al soggetto, cercando di stabilire una relazione di rispetto per i costumi del luogo e, se possibile, chiedendo sempre il permesso prima di fotografare.
Molti, soprattutto nel sud del mondo, non desiderano legittimamente vedere obiettivi puntati su di loro.
8. Fotografare dopo l'alba al mattino presto e nel tardo pomeriggio fino al tramonto, perché il sole è basso, la luce non sparata, le ombre più morbide e i colori più saturi.
9. Usare il flash non solo col buio ma anche di giorno, per rischiarare le ombre, render brillanti i colori e nei controluce.
10. Fare attenzione al passaggio del bagaglio nelle apparecchiature a raggi x degli aeroporti, migliorate negli anni ma non dappertutto. Per evitare rischi, è buona norma tenere i rullini in una sacca nel bagaglio a mano, pronti a estrarla prima del controllo per richiedere di farla ispezionare manualmente dal personale dell'aeroporto.

P.S. Consiglio finale dedicato a chi si impegna in serate di proiezioni di diapositive: per non tasformarle in occasioni sonnolente per amici e parenti, la selezione proposta deve essere rigorosa (due caricatori al massimo).
È meglio soddisfare eventuali richieste di altre immagini che parlare nel buio a gente addormentata.
[A.P.]

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