© Deir El Maymoun |
Riflessione spirituale e sguardo sul quotidiano, la fotografia
africana rappresenta uno spaccato d'umanità
in cui convivono il visibile
e l'invisibile, il sacro e il profano. Ciò che è
nel tempio – inteso come
luogo interiore – e ciò che è attorno
al tempio, ossia la quotidiana cerimonia della vita.
L'esposizione Made in Africa Fotografia
(a cura di Michela Manservisi, progetto artistico dell'Associazione
Culturale Afritudine), seconda edizione della Biennale
di Fotografia Africana, pone uno sguardo inedito,
autentico e attento sulle diverse anime
contemporanee che caratterizzano la personalità
artistica e documentaristica del continente
africano.
© Zwelethu Mthethwa |
Una fotografia che, come le lingue parlate nel continente,
comunica con tutta la sua varietà,
ambivalenza e molteplicità espressiva
per decifrare costantemente l'evoluzione di un'identità
emotiva.
La seconda edizione di Made in Africa Fotografia, più
ricca della precedente nel numero delle opere esposte e
nei linguaggi fotografici adottati, tratteggia con intensità
e originalità un continente
catturato dallo sguardo dei
suoi più grandi fotografi. È il caso, per
esempio, del sudafricano Zwelethu Mthethwa
che dedica le sue Sacred Homes
alla spiritualità degli abitanti delle townships
di Cape Town. Un racconto iperrealistico,
dal forte impatto cromatico, che si sviluppa attraverso
l'approfondimento del rapporto quotidiano, fisico, terreno
con il sacro. Quello che appartiene
alla cultura delle chiese dei
poveri. Chiese indipendenti, chiese africane, chiese di
gioia e guarigione.
© Emeka Okereke |
Il percorso artistico si articola
in tre sezioni: l'area internazionale,
un'esposizione nazionale riservata alla memoria dello Zimbabwe
e la personale di un fotografo egiziano dedicata ai Cristiani
Copti del Nilo.
Sono 127 le opere
esposte e 11 i fotografi
rappresentati provenienti da ogni regione d'Africa.
La sezione Internazionale
offre una panoramica sulle
tendenze fotografiche emergenti e presenta i lavori di dieci
artisti provenienti da nove
Paesi, dal Marocco al Sudafrica, dal Gabon all'Algeria.
Immagini a colori e in bianco
e nero che, dal reportage al nudo del giovane nigeriano
Emeka Okereke, dall'arte ritrattistica
alla irriverente foto di moda del congolese Tchicaya, indagano
i mille volti del continente.
C'è il Marocco rituale
di Benadbesslam raccontato catturando i
frangenti cerimoniali dell'esistenza come la tradizionale
preparazione
© Soeiro |
del té, la festa della trance o le antiche pratiche
guaritrici. O l'Egitto metropolitano
della fotografa Maha Maamoun che, seppur
avviluppato nella caotica esistenza cairota, ritrova un
ancestrale rapporto con la natura attraverso le vesti floreali
delle donne immerse nel traffico urbano. In questa sezione
sono inoltre esposti gli interessanti lavori di quattro
donne: dall'installazione fotografica di Samta
Benyahia, artista algerina reduce dalla Biennale
di Venezia, che affronta un viaggio nell'immaginario femminile
prendendo spunto da un manuale scolastico che, in epoca
coloniale, educava le bambine alle esclusive pratiche domestiche.
Alla fotografia organica di Sophie Elbaz,
per dieci anni foto-giornalista in Africa per l'agenzia
Reuters, che scompone biologicamente i colori delle immagini
scattate in Mali lungo il fiume
Niger.
La sezione Zimbabwe ospita
la collettiva dal titolo Thatha Camera,
uno straordinario documento originale che immortala i tratti
di un'epoca raccontata attraverso lo sguardo della prima
generazione di fotografi neri
sugli abitanti delle township
dello Zimbabwe. Il progetto espositivo si è potuto
realizzare grazie alla collaborazione della popolazione
di Bulawayo, che ha reso disponibili
le immagini conservate nella memoria familiare.
Le fotografie in bianco e nero
della collettiva Thatha Camera
rappresentano la testimonianza
più viva di un percorso storico, sociale ed emotivo
di un popolo delle periferie,
che dal 1897 è coinvolto nella lacerante battaglia
per una democratica indipendenza politica, economica e culturale.
© Mihindou |
La sezione Egitto presenta
la personale del fotografo Nabil Boutros
dedicata ai Copti del Nilo,
i Cristiani d'Egitto. Un pellegrinaggio
intimo che ripercorre la memoria di tradizioni
popolari spesso ignorate, ma che ancor oggi preservano
una vitale spiritualità. Inni di fede, rituali comuni
ai cristiani e ai musulmani, giorni di festa in cui il sacro
si unisce al profano: questo è l'Egitto che si rivela
all'obiettivo di Nabil Boutros. L'intenso sguardo sui Copti,
da cui lo stesso fotografo discende,
fissa in un istante eterno
le ombre che accarezzano i muri di un monastero, il raccoglimento
dei fedeli durante la messa, il fervore gioioso dei pellegrini.
Immagini che ci parlano del
religioso, del magico, del sacro che il ventre dell'Egitto
custodisce. Il catalogo è delle Edizioni Gabriele
Mazzotta (www.mazzotta.it).
© Deir Baramos |