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Made in Africa Fotografia
Milano, Musei di Porta Romana/Galleria Arteutopia, fino al 25 aprile

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© Deir El Maymoun

Riflessione spirituale e sguardo sul quotidiano, la fotografia africana rappresenta uno spaccato d'umanità in cui convivono il visibile e l'invisibile, il sacro e il profano. Ciò che è nel tempio – inteso come luogo interiore – e ciò che è attorno al tempio, ossia la quotidiana cerimonia della vita.

L'esposizione Made in Africa Fotografia (a cura di Michela Manservisi, progetto artistico dell'Associazione Culturale Afritudine), seconda edizione della Biennale di Fotografia Africana, pone uno sguardo inedito, autentico e attento sulle diverse anime contemporanee che caratterizzano la personalità artistica e documentaristica del continente africano.

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© Zwelethu Mthethwa

Una fotografia che, come le lingue parlate nel continente, comunica con tutta la sua varietà, ambivalenza e molteplicità espressiva per decifrare costantemente l'evoluzione di un'identità emotiva.

La seconda edizione di Made in Africa Fotografia, più ricca della precedente nel numero delle opere esposte e nei linguaggi fotografici adottati, tratteggia con intensità e originalità un continente catturato dallo sguardo dei suoi più grandi fotografi. È il caso, per esempio, del sudafricano Zwelethu Mthethwa che dedica le sue Sacred Homes alla spiritualità degli abitanti delle townships di Cape Town. Un racconto iperrealistico, dal forte impatto cromatico, che si sviluppa attraverso l'approfondimento del rapporto quotidiano, fisico, terreno con il sacro. Quello che appartiene alla cultura delle chiese dei poveri. Chiese indipendenti, chiese africane, chiese di gioia e guarigione.

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© Emeka Okereke

Il percorso artistico si articola in tre sezioni: l'area internazionale, un'esposizione nazionale riservata alla memoria dello Zimbabwe e la personale di un fotografo egiziano dedicata ai Cristiani Copti del Nilo.
Sono 127 le opere esposte e 11 i fotografi rappresentati provenienti da ogni regione d'Africa.

La sezione Internazionale offre una panoramica sulle tendenze fotografiche emergenti e presenta i lavori di dieci artisti provenienti da nove Paesi, dal Marocco al Sudafrica, dal Gabon all'Algeria. Immagini a colori e in bianco e nero che, dal reportage al nudo del giovane nigeriano Emeka Okereke, dall'arte ritrattistica alla irriverente foto di moda del congolese Tchicaya, indagano i mille volti del continente. C'è il Marocco rituale di Benadbesslam raccontato catturando i frangenti cerimoniali dell'esistenza come la tradizionale preparazione

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© Soeiro

del té, la festa della trance o le antiche pratiche guaritrici. O l'Egitto metropolitano della fotografa Maha Maamoun che, seppur avviluppato nella caotica esistenza cairota, ritrova un ancestrale rapporto con la natura attraverso le vesti floreali delle donne immerse nel traffico urbano. In questa sezione sono inoltre esposti gli interessanti lavori di quattro donne: dall'installazione fotografica di Samta Benyahia, artista algerina reduce dalla Biennale di Venezia, che affronta un viaggio nell'immaginario femminile prendendo spunto da un manuale scolastico che, in epoca coloniale, educava le bambine alle esclusive pratiche domestiche. Alla fotografia organica di Sophie Elbaz, per dieci anni foto-giornalista in Africa per l'agenzia Reuters, che scompone biologicamente i colori delle immagini scattate in Mali lungo il fiume Niger.

La sezione Zimbabwe ospita la collettiva dal titolo Thatha Camera, uno straordinario documento originale che immortala i tratti di un'epoca raccontata attraverso lo sguardo della prima generazione di fotografi neri sugli abitanti delle township dello Zimbabwe. Il progetto espositivo si è potuto realizzare grazie alla collaborazione della popolazione di Bulawayo, che ha reso disponibili le immagini conservate nella memoria familiare. Le fotografie in bianco e nero della collettiva Thatha Camera rappresentano la testimonianza più viva di un percorso storico, sociale ed emotivo di un popolo delle periferie, che dal 1897 è coinvolto nella lacerante battaglia per una democratica indipendenza politica, economica e culturale.

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© Mihindou

La sezione Egitto presenta la personale del fotografo Nabil Boutros dedicata ai Copti del Nilo, i Cristiani d'Egitto. Un pellegrinaggio intimo che ripercorre la memoria di tradizioni popolari spesso ignorate, ma che ancor oggi preservano una vitale spiritualità. Inni di fede, rituali comuni ai cristiani e ai musulmani, giorni di festa in cui il sacro si unisce al profano: questo è l'Egitto che si rivela all'obiettivo di Nabil Boutros. L'intenso sguardo sui Copti, da cui lo stesso fotografo discende, fissa in un istante eterno le ombre che accarezzano i muri di un monastero, il raccoglimento dei fedeli durante la messa, il fervore gioioso dei pellegrini. Immagini che ci parlano del religioso, del magico, del sacro che il ventre dell'Egitto custodisce. Il catalogo è delle Edizioni Gabriele Mazzotta (www.mazzotta.it).

 

 

 

 

 

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© Deir Baramos

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