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Una notte con Marilyn
Fotografie di Douglas Kirkland
Palazzo Reale, Milano dal 12 aprile all'1 settembre 2002

Realizzata da Federico Motta Editore e dal Comune di Milano, la mostra si articola in due sezioni: gigantografie a colori e foto in b/n, il backstage del servizio fotografico. La sequenza fotografica ricostruirà l'incontro tra Marilyn e il fotografo, rendendone sin nei particolari l'atmosfera. Alle foto a colori si alternano quelle in bianco e nero e dei pannelli che, quasi fossero il filo dei ricordi di Kirkland, raccontano come quella notte si svolse e si concluse.

L'obiettivo, che apparentemente rompe la tensione creata dalle immagini, è proprio quello di fornire della icona della sensualità del XX secolo un'immagine diversa: donna, non dea; personificazione terrena e raggiungibile dell'eros. Un itinerario fotografico che ripercorre attraverso immagini suggestive e di grande impatto sul pubblico il felice incontro tra la grande diva e il giovane, già promettente, fotografo Douglas Kirkland. Che il 17 novembre 1961, circa nove mesi prima della morte di Marilyn, fu inviato a Hollywood per fotografare la Monroe in occasione di un numero speciale per i 25 anni di Look Magazine. Kirkland era molto giovane e Marilyn era già una leggenda, l'America viveva un periodo di contraddizioni: accanto al sogno di Kennedy aleggiavano lo spettro della guerra in Vietnam e la paura del comunismo.

Questo straordinario incontro, dettagliatamente e affettuosamente descritto dallo stesso fotografo nei testi che accompagnano le immagini, ha permesso a Kirkland di rivelare attraverso l'obiettivo una Marilyn evanescente ma anche intima: la sequenza degli scatti ritrae Marilyn nuda in varie pose, distesa tra lenzuola di seta, dallo sguardo dolce e malizioso. Douglas Kirkland è rappresentato in Italia dall'Agenzia Grazia Neri. Il volume "Douglas Kirkland, Una notte con Marilyn" è pubblicato da Federico Motta Editore (prezzo del catalogo in mostra 36 euro, in libreria 49,06 euro)

L'autore
Douglas Kirkland è nato a Toronto, Canada, nel 1935. Trascorre gli anni della sua formazione a New York prima di trasferirsi stabilmente a Los Angeles verso la metà degli anni settanta.
La sua carriera entra nel vivo negli anni sessanta quando, poco più che ventenne, nel momento d'oro del fotogiornalismo comincia a lavorare per "Look" e più tardi per "Life". Tra gli assignement più apprezzati i reportage sulla Grecia e il Libano, i servizi di moda e i ritratti ai miti del cinema tra cui Marilyn Monroe, Elisabeth Taylor e Marlene Dietrich. Kirkland è stato il fotografo di scena di oltre settanata film tra cui "La mia Africa", "La scelta di Sophie", "Butch Cassidy", "2001 Odissea nello spazio", "True Lies" e recentemente "Titanic".

Uno dei libri di Douglas Kirkland, "Light Years", è stato pubblicato da Thames and Hudson nel 1989 seguito da "Icons" pubblicato nel 1993 da Collins in San Francisco. Tra i personaggi più popolari ritratti per "Icons" figurano Dustin Hoffman, Robert Redford, Kim Basinger, Sean Connery, Robert De Niro e lo scienziato Stephen Hawkings. Douglas Kirkland si è imposto anche nel settore pubblicitario e della fotografia artistica. I suoi lavori sono regolarmente esposti in Asia, Europa e Stati Uniti.

Per saperne di più: www.grazianeri.com e www.federicomotta.it

 

World Press Photo
Fotografia e giornalismo: le immagini premiate nel 2002
Roma, Museo di Roma in Trastevere
Milano, Galleria Carla Sozzani
dal 10 maggio al 2 giugno 2002

Ogni anno, da 45 anni, una giuria indipendente formata da nove esperti, scelti tra i più accreditati in campo internazionale è chiamata ad esprimersi sulle migliaia di domande inviate da ogni parte del mondo alla World Press Photo Foundation di Amsterdam da fotogiornalisti, agenzie, quotidiani e riviste.
Il Premio World Press Photo è uno dei più importanti riconoscimenti nell'ambito del fotogiornalismo. Il meglio della produzione internazionale viene esaminato per il Premio, quindi organizzato nell'esposizione e nel catalogo. Si tratta quindi anche di un'occasione per vedere raccolte insieme le immagini più belle e rappresentative che, per un anno intero, hanno accompagnato, documentato e illustrato gli avvenimenti del nostro tempo sui giornali di tutto il mondo.

La selezione raccoglie le immagini premiate nelle 18 sezioni tematiche e viene presentata ogni anno in 35 paesi all'unica condizione che tutte le foto selezionate siano esposte, senza alcuna limitazione o censura. A questo scopo un rappresentante della World Press Photo Foundation viene inviato in tutti i paesi che ospitano l'evento per assistere al montaggio della mostra e verificare che tutti i quadri siano esposti. L'edizione del 2002 ha visto la partecipazione di 4.171 fotografi che, da 123 diversi paesi, hanno inviato per la selezione un totale di 49.235 immagini. Più di metà delle immagini era in formato digitale (quasi il doppio rispetto al 2001).

La giuria ha premiato fotografi provenienti da 18 diverse nazionalità: Argentina, Australia, Austria, Belgio, Bosnia-Herzegovina, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Italia, Norvegia, Republica Popolare Cinese, Sud Africa, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Foto dell'Anno 2001 è la foto in bianco e nero di Erik Refner, fotografo danese, pubblicata dal quotidiano Berlingske Tidende.
La foto è stata scattata lo scorso giugno in un campo profughi in Pakistan. Mostra il corpo senza vita di un bambino di un anno, avvolto in un lenzuolo bianco, mentre viene preparato per il funerale. La famiglia del bambino, originaria del Nord Afghanistan, aveva cercato rifugio in Pakistan per fuggire alla drammatica situazione politica del paese e alla siccità. Questa immagine ha vinto anche il secondo premio nella categoria People in the News Reportage.

Quest'anno cinque gli italiani premiati, di cui tre rappresentati da Contrasto: Paolo Pellegrin fotografo Magnum/Contrasto, ha vinto Il primo premio nella categoria General News Reportage; Francesco Zizola fotografo Magnum/Contrasto ha vinto il secondo premio nella categoria Daily Life reportage e la fotografa Shoba che ha vinto il secondo premio nella categoria Art reportage.
Pietro di Giambattista rappresentato da Graffiti Press, ha vinto il terzo premio nella categoria Ritratti foto singole e Marco Di Lauro per l'Associated Press sempre nella categoria Ritratti foto singole, ha vinto il secondo premio. Inoltre Zijah Gafic dell'Agenzia Grazia Neri ha vinto il secondo premio nella categoria Portrait Stories ed il primo premio nella categoria Science and Technologies Stories. Non si tratta soltanto di immagini sensazionali.

La mostra World Press Photo è anche un documento storico che permette di rivivere gli eventi cruciali del nostro tempo. Il suo carattere internazionale, le centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno visitano la mostra, sono la dimostrazione del potere che le immagini hanno di trascendere differenze culturali e linguistiche per raggiungere livelli altissimi e immediati di comunicazione. La World Press Photo Foundation, fondata nel 1955, è un'istituzione internazionale indipendente per il fotogiornalismo senza fini di lucro.
Per informazioni: www.worldpressphoto.nl

 

Van Gogh e Gauguin
Lo studio del Sud
Van Gogh Museum, Amsterdam, Olanda
dal 9 febbraio al 2 giugno 2002

Dedicare una mostra ai rapporti personali e artistici tra Van Gogh e Gauguin significa riaprire una delle pagine più affascinanti, ma anche più drammatiche della storia dell'arte del Novecento.
È ciò che propone il Van Gogh Museum di Amsterdam, che ospita fino al 2 giugno la seconda tappa, dopo Chicago, della mostra "Van Gogh e Gauguin. Lo studio del sud", per illustrare attraverso 150 opere la travagliata relazione tra i due artisti. L'amicizia tra Vincent Van Gogh et Paul Gauguin rappresenta uno dei momenti più significativi e drammatici della storia dell'arte moderna.
Quando i due artisti si incontrarono a Parigi nel 1887, li accomunava la convinzione che il rinnovamento dell'arte, al quale ambedue aspiravano, andasse cercato lontano dall'atmosfera decadente della città, in un luogo nuovo e puro. Fu Van Gogh a trasferirsi per primo ad Arles, per dar vita all'utopia dello studio del sud, un luogo dove riunire artisti alla ricerca di nuovi impulsi.

A metà settembre del 1888 Van Gogh si trasferisce nella celebre Casa gialla, pronta per la colonia artistica dei suoi sogni, e il 23 ottobre arriva Gauguin. Per pochi mesi i due artisti condividono lo studio, traggono ispirazione dagli stessi luoghi (la piana della Crau, la necropoli degli Alycamps, il caffè di place Lamartine), rappresentano le stesse figure, come le donne di Arles dette Arlésiennes, o la vicina di casa, Marie Ginoux. La voglia di sperimentazione costante li spinge ad acquistare 20 metri di iuta, utilizzata come supporto pittorico al posto della solita tela.
Ma se i soggetti sono simili, l'elaborazione artistica è sempre più diversa: un approccio impulsivo con pennellate veloci per rappresentare la realtà, la sua realtà, nel caso di Van Gogh; una pittura studiata e accuratamente preparata per Gauguin, che dipinge guidato dalla fantasia.

Tra le mura della Casa gialla si consuma lentamente la tragedia che porterà all'esito drammatico che conosciamo. Costretti a condividere spazi e ristrettezze economiche, i due finiscono per litigare sempre più spesso. Le divergenze artistiche si fanno più pesanti. L'atmosfera è tesa, Van Gogh la descrive in una lettera come "carica di elettricità". Van Gogh teme che l'amico se ne vada, e infatti Gauguin inizia a pensarci.

In una lettera indirizzata a Theo, Gauguin scrive "Vincent e io non possiamo assolutamente vivere insieme senza che nascano tensioni dovuti alla nostra incompatibilità caratteriale, mentre ambedue abbiamo bisogno di tranquillità per svolgere il nostro lavoro". Più tardi ricorderà: "… dovevo lasciare Arles; era così bizzarro che non lo sopportavo più.
Mi ha persino chiesto: 'Allora parti?' e quando ho risposto 'Sì' ha strappato questa frase da un giornale e me l'ha messa in mano: 'l'assassino prese il volo'". Il 24 dicembre 1888 Van Gogh, disperato, si taglia un orecchio dopo avere minacciato Gauguin con un rasoio. Il giorno dopo Gauguin lascia Arles, lascia Vincent, lascia l'utopia dello studio del sud. È la fine della collaborazione tra i due, ma non dell'ammirazione artistica.

Nelle successive settimane, per esempio, Van Gogh, per fare cosa gradita a Gauguin, realizza delle nuove versioni dei Girasoli, sottoponendo i fiori a un processo di schematizzazione, scavalcando il naturalismo ed eliminando la percezione della luce e dei colori reali, osservando di fatto i principi formali di Gauguin. Pochi mesi dopo Van Gogh muore suicida, senza avere tuttavia abbandonato la speranza di vedere l'amico tornare ad Arles e ricominciare da capo.

Pubblicato in occasione della straordinaria mostra che vede riuniti i capolavori di due grandi personalità dell'arte moderna, la pubblicazione che accompagna la mostra (edita da Electa, prezzo 65 euro) è stata volutamente impostata non come semplice catalogo, ma come volume che fa il punto per la prima volta e con assoluta completezza sulla storia del rapporto tra Van Gogh e Gauguin.
I 5 capitoli sono illustrati da oltre 500 immagini tra dipinti, disegni, lettere, fotografie d'epoca e immagini di confronto. Completano il volume un "Epilogo" sul progetto di Gauguin dello "studio dei tropici", che seguì l'esperienza di Arles, e un'antologia ragionata della corrispondenza tra i due artisti e con altri personaggi che, come Theo Van Gogh, condivisero le loro vite.

Per informazioni:
www.electaweb.it
www.vangoghgauguin.com

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