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A cura di:

Maria Paola Gabusi
Sono solo seni

Una provocazione accettata per gioco. Fino a diventare un progetto, un impegno, un libro ("Sono solo seni", (Edizioni Techné, distribuito da Librimport, tel. 02-89501422, 120 pagine di testi e foto, euro 18). Un divertimento fatto coinvolgendo donne conosciute o incontrate per caso, in portineria, in spiaggia o in un negozio di scarpe. Un miscuglio di gente di tutti i tipi, non tutte giovani e belle, parlando da donna a donna, attivando un occhio sicuramente "femminile".

Chi sono
Sono approdata alla fotografia dopo aver abbandonato gli studi di veterinaria. Diplomata all'Istituto europeo di design dieci anni fa, non ho proseguito la strada della pubblicità per seguire il campionato mondiale di fuoristrada '94-‘95. Grazie all'allora "Magazine" della Gazzetta dello sport ho poi spaziato nel reportage degli sport più disparati, dal tamburello al ciclismo su pista. La voglia di viaggiare mi ha poi portata verso le gare di sport avventura in tutto il mondo. vendo i miei reportage di sport e turismo alle principali testate italiane. Attualmente, in concomitanza al crollo dei prezzi nell'editoria sto riproponendomi nel mondo della pubblicità.

www.photographers.it/book/ondabuena

Ecco una parte del testo che Massimo Morello ha scritto per introdurre il libro.

"Le Mille e una Tetta, che ne dici?". "Dico che dovrei fotografare cinquecento seni". "Cinquecento coppie di seni più uno, per la precisione". "Potremmo anche pensare a foto di tette singole". "Così si complicano i conti". Quello che mi piace di Maria Paola è che ci puoi fare discorsi da uomo. Nel senso che sono totalmente assurdi, surreali, spesso idioti. Come le situazioni in cui riesce a mettersi. Il che capita spesso, considerando che, tra le altre cose, fa la fotografa di sport estremi, di gare avventura (che io seguo da giornalista).

Nel caso di quel discorso sulle tette ci trovavamo su una spiaggia di Capo Verde, aspettando i concorrenti di una ultramaratona. E siccome le attese erano lunghe, avevo convinto Maria Paola a fotografare la barista del paese, una splendida mulatta, con l'idea di fare un servizio sulle bellezze dell'isola. Poi, tanto per creare un contrasto di colore, Maria Paola aveva fotografato anche una sua amica di passaggio. L'avevo osservata mentre scattava, coinvolgendo le sue improvvisate modelle, e avevo pensato che un uomo non ci sarebbe riuscito. Non sarebbe riuscito a stabilire quel rapporto. Non sarebbe riuscito a fotografare senza esasperazioni erotiche o senza ambiguità di vario genere. Maria Paola, invece, giocava ed ero sicuro, che le immagini allora latenti, sarebbero risultate diverse.

Mesi dopo, per presentare una mostra di foto che erano già buona parte di questo libro, avrei scritto: "Secondo un'antica tradizione orientale: ‘L'uomo può osservare il proprio riflesso solo chinandosi sull'acqua di un ruscello. E anche il cuore dell'uomo deve chinarsi sul cuore del suo simile per osservare se stesso'. Questo è il senso del reportage di Maria Paola Gabusi: le sue fotografie sono un modo di osservare e interpretare. Così come per le casuali modelle è un modo di scoprirsi – non solo reale – di specchiarsi in un obiettivo, che, come l'acqua di un ruscello, come il cuore, riflette emozioni e personalità".

Il tono è quello da catalogo, da introduzione di mostra. Il senso, però, è corretto. Definisce quello che è diventata l'idea nata in quella spiaggia di Capo Verde, quando suggerii a Maria Paola di realizzare una serie di foto di seni. Non di donne, di seni. Devo ammettere che all'inizio era semplicemente una provocazione, nemmeno un'idea, solo un argomento di cazzeggio. Che Maria Paola riprese come tale. E così andammo avanti per un po', ragionando sul titolo del libro: si sarebbe dovuto chiamare, per l'appunto "Le mille e una tetta". Nei giorni seguenti divenne un tormentone, che coinvolse colleghi e amici residenti nelle isole. E così, poco a poco, cominciammo a pensare che forse era proprio un'idea, non foss'altro perché tutti dicevano "ma che bell'idea".

Una sera a cena arrivammo addirittura a parlare di come dividere le percentuali dei diritti d'autore (ricordi, Maria Paola?). Tornati in Italia, personalmente non ci pensai più. Cosa che mi capita spesso, e non solo per le idee. Maria Paola, invece, no. Forse perché è una donna e quindi più determinata. Probabilmente perché cominciava ad annoiarsi fotografando gente sfatta dalla fatica nelle gare avventura. E così un giorno m'invitò a pranzo in un ristorante capoverdiano e mi fece vedere le prime immagini. "Questa è la mia portinaia. Questa l'ho incontrata al mare, in Corsica. Anche questa l'ho fatta in Corsica. Alla fine in quel campeggio pensavano che fossi lesbica perché chiedevo a tutte di farmi vedere le tette. Ecco, questa invece l'ho fatta alla commessa di un negozio dov'ero andata a comperare un reggiseno". Andò avanti così a sfogliare foto come fossero figurine dei calciatori e a raccontarmi le loro storie.

E poche ore dopo mi ritrovavo a scrivere il progetto di un libro da sottoporre a un'agenzia. Il senso era questo: "Si tratta di immagini, realizzate in diversi momenti e situazioni (nonché con differenti mezzi fotografici), sempre e comunque inquadrate sul seno (nella totale irriconoscibilità individuale). Il seno appare dunque come segno, simbolo, icona, modello, mezzo e messaggio. Le immagini lo presentano nelle sue diversità di forma, etniche, d'ambiente, di contesto, di posa, di trucco. Ulteriore elemento di varietà è costituito dalle differenze d'interpretazione tecnico-fotografica, nel taglio, nell'elaborazione, nei momenti e nelle situazioni di ripresa, nello sguardo stesso della fotografa. E infine le immagini variano nell'interpretazione: possono apparire curiose, strane, divertenti, emozionanti, ironiche, inquietanti, sensuali, surreali, secondo l'osservatore. In tal senso possono anche assumere il valore di un test psicologico. Tutto ciò definisce al tempo stesso l'obiettivo e il modo di "leggere" il libro: come un gioco, un divertimento, un pretesto per osservare gli altri e se stessi".

Anche in questo caso il tono è tecnico, come dovrebbe essere per convincere un agente, un editore, un potenziale sponsor a finanziare, pubblicare, proporre un libro. Ma non devo essere stato convincente, non del tutto almeno. L'idea piaceva, era giudicata interessante, divertente, curiosa. Ma c'era sempre un ma, un potenziale equivoco. C'era chi voleva caricare le immagini di una valenza erotica. E chi invece temeva implicazioni del politicamente corretto imperante, considerando le immagini come l'ennesima, possibile "mercificazione" del corpo femminile. Chi pensava al libro come un raffinatissimo coffee-table book, e quindi altrettanto costoso. E chi invece lo voleva allineare a collane – oggi, a quanto sembra di successo – che raccontano tutto sulle diverse parti del corpo, maschili e femminili, con una qualche valenza sessuale.

Questo libro, invece, voleva essere qualcosa di più semplice e, al tempo stesso, meno banale. Un modo di esprimersi, di raccontare tante storie, tutte quelle che sono nascoste dalle immagini. Il che spiega il nome di quella mostra fotografica realizzata da Maria Paola: "Sono solo seni?". Un gioco di parole che funziona bene come titolo, ma che dà soprattutto il senso del lavoro che intanto continuava a portare avanti.

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