Altrove 1, India e Sud America

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Decimo Parallelo Nord

Dopo aver esplorato il lontano e facoltoso Oriente, l'emergente per quanto ancora sofferente scenario dell'Est Europa post muro di Berlino, e i difficili territori del Medio Oriente e dell'Africa, la collezione internazionale di fotografia contemporanea della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, allargata alle altre forme di utilizzo dell'immagine, dal film al video d'artista a installazioni multidisciplinari finanche a esperienze performative, indaga ora due importanti realtà che solo in apparenza e per collocazione geografica paiono distanti fra loro: il subcontinente indiano e il Sud America.

Raghubir Singh
Raghubir Singh, Pavement Mirror Shop, Howrah, West Bengal, 1991
Stampa a colori - Courtesy l'artista - Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

Lo fa con la mostra Decimo Parallelo Nord. Fotografia contemporanea da India e Sud America, dal 18 febbraio al 29 aprile, nelle sale dell'ex ospedale Sant'Agostino di Modena, che presenta le ultime acquisizioni della collezione. India e Sud America, continenti agli antipodi idealmente collegati dal decimo parallelo geografico, che ne delimita l'inizio – Madurai  9°55N – e la fine – Caracas 10°30N –, presentano una scena artistica profondamente influenzata dal rispettivo contesto storico, sociale ed economico. Se molti degli autori indiani, per esempio, dedicano il loro lavoro a elaborare un passato segnato fino a tempi recenti dal colonialismo britannico, molti artisti sudamericani pongono al centro delle loro ricerche la natura: intesa a volte come fonte ancestrale di vita, altre come specchio dei comportamenti umani, spesso infine come risorsa sfruttata irresponsabilmente da uomini senza scrupoli. Con oltre cento opere – tra video, fotografie, animazioni e installazioni – riferite a ventuno artisti, la mostra presenta una pluralità di sguardi in grado di restituire la varietà culturale, naturale, storica e artistica che caratterizza le due zone, sottolineando punti di forza e criticità dell'una e dell'altra.

Sebastian Szyd, Ester
Sebastian Szyd, Ester, Potosi, Bolivia, 2009
Dalla serie 'Las Flores y las Piedras',
Stampa alla gelatina d’argento
Courtesy l’artista - Collezione Fondazione
Cassa di Risparmio di Modena
Sebastian Szyd
Sebastian Szyd, Angelica, Potosi, Bolivia, 2010
Dalla serie 'Las Flores y las Piedras',
Stampa alla gelatina d’argento
Courtesy l’artista - Collezione Fondazione
Cassa di Risparmio di Modena

«Credo che, a differenza di quanto visto nelle precedenti mostre, il tratto comune a molti di questi artisti sia la naturalezza quasi imbarazzante con cui affrontano temi forti», commenta il curatore della mostra Filippo Maggia, «associata alla loro capacità di restituirci pensieri ed emozioni in forma di immagini con grande delicatezza, anche quando i soggetti o i contesti sono di sofferenza e dolore. Al rigore orientale, al concettualismo dell'Est Europa e all'immediatezza sfrontata di mediorientali e africani, indiani e sudamericani contrappongono passione e sentimento. Tutto ciò sullo sfondo di una natura generosa quanto spietata».

Ketaki Sheth
Ketaki Sheth, Milan and Mayur, Gujarat, 1999
Stampa alla gelatina d'argento
Courtesy l'artista
Collezione Fondazione
Cassa di Risparmio di Modena
Vivan Sundaram
Vivan Sundaram, Quartet, 2001
Dalla serie 'Re-Take of Amrita'
Stampa digitale d'archivio ai pigmenti
Courtesy l'artista - Collezione Fondazione
Cassa di Risparmio di Modena

«È nell'interazione di culture ancestrali con istanze contemporanee», continua Maggia, «che diversi artisti muovono le loro ricerche, attraverso uno sguardo limpido - incontaminato verrebbe da dire - perché la fotografia è per molti di loro ancora una pratica diretta e istintiva, che tanto deve all'emozione e all'istante, e poco concede al costrutto razionale (che al contrario contraddistingue gran parte della produzione occidentale). Che siano emergenti o già affermati, il rapporto con la storia è per molti di questi autori un altro elemento fondante delle loro indagini: si tratta però di una storia fatta di tradizioni, di rituali, di avvenimenti che si ripetono da secoli nei villaggi, nei piccoli pueblos, come quello dove solenne si espande la musica dell'arpa sui volti incantati dei campesinos al mercato, nel video di David Zink Yi, o nei grandi agglomerati urbani - difficile chiamarli città, almeno per la comune accezione che ne abbiamo noi europei -, come ci racconta Ishmael Randall Weeks in un altro video girato nei sobborghi di Lima.

Rosangela Renno
Rosangela Renno, Galerias Mestre Abdom + Mestre Demontier
Dalla serie 'Carrazeda + Cariri', Polittico, Stampe ai sali d'argento dipinte a mano
Courtesy l'artista
Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

E di pesanti retaggi di stampo coloniale - emblematiche in tal senso sono la performance organizzata da Nikhil Chopra e l'installazione di Priyanka Dasgupta - che ancora risuonano nelle memorie, individuali come collettive. Inghilterra da una parte e Spagna dall'altra hanno ormai perduto il loro antico fascino, tanto luminoso quanto abbacinante sino a divenire opprimente, eppure permangono atteggiamenti e stili che alla cultura di queste nazioni inevitabilmente rimandano. Non è dunque un caso se molti di questi artisti risiedono nei loro paesi d'origine difendendo - sino quasi a ostentare - questa scelta, lontano dal clamore assordante di Londra o New York di cui fanno orgogliosamente a meno. Anzi, sovente rintanandosi per lunghi periodi come Marco Pando sugli altopiani andini alla ricerca di memorie pubbliche “abbandonate” da far rivivere, o in archivi privati ove nei bauli giacciono album dimenticati i cui personaggi assurgono a nuove icone grazie alla tecnologia digitale utilizzata con incanto da Vivan Sundaram; nella foresta amazzonica a difesa delle popolazioni indigene ove per anni si è persa l'incredibile ottuagenaria Claudia Andujar, nella giungla indiana di salgariana memoria presso uno di quei confini oggetto da decenni di insanabili diatribe etniche mai risolte (l'opera cinematografica di Amar Kanwar da tempo silenziosamente indaga proprio questo difficile tema).

Dayanita Singh
Dayanita Singh, Myself Mona Ahmed, 1989-2001 - Stampa in bianco e nero

Courtesy l'artista - Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

Una necessità, questa, imprescindibile se si vuole che l'opera non solo racconti ma serbi in sé l'essenza del vissuto, come per decenni ha instancabilmente esercitato Raghubir Singh, e Ketaki Sheth e Dayanita Singh hanno continuato a fare dopo di lui analizzando con lucida delicatezza vicende umane uniche quanto drammatiche, Sebastian Szyd nelle miniere boliviane di Potosì, Laura Glusman lungo i vorticosi rios che da Rosario si tuffano in quel pezzo di oceano che s'insinua fra Buenos Aires e Montevideo. Altre storie ancora raccontano le opere di Adriana Bustos o di Rosangela Renno, anche queste figlie di una realtà quotidiana che insieme è speranza e disperazione, e quelle di Samantha Batra Metha che invece affrontano la complicata convivenza della religione islamica con le tante praticate in India.

   
Adriana Bustos
Adriana Bustos
Adriana Bustos, Anabella y su ilusión - Doris y la ilusión de Anabella, 2008
Dittico, stampa in b/n e a colori
Courtesy l'artista - Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
 

Vie di fuga. Una risorsa che da sempre ha accompagnato la difficile vita di questi popoli: il percorso metafisico approntato da Sudarshan Shetty, artista di squisita manualità, e quello surreale, ironico inventato Sara Ramo; la visione ispirata da Farida Salma Alam e il sogno di una comunità aperta immortalato da Mauro Restiffe nelle sue eleganti fotografie, ampie nel formato come nei dettagli; il viaggio immobile di Luz Maria Bedoya e un altro mondo che possiamo visitare solo con la nostra immaginazione, animandolo come ha fatto Matias Duville. Tutto questo si può trovare là dove India e Sud America s'incontrano, al Decimo Parallelo nord».



 

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