Steve McCurry

Le storie dietro le fotografie

Una nuova pubblicazione su uno tra i più conosciuti fotografi contemporanei. Uno sguardo inedito sul dietro le quinte del lavoro del fotoreporter americano Steve McCurry. Un’esplorazione del modo in cuitrova, scatta e seleziona le sue immagini. 14 fotoreportage, realizzati in diversi angoli del mondo, scandiscono il ritmo del volume appena uscito Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie (Electa/Phaidon, 264 pp., 320 illustrazioni, euro 59): storie di cui McCurry è stato testimone, altre che è andato faticosamente a cercare, altre ancora apparse davanti ai suoi occhi quasi inaspettatamente. Dal Pakistan alla Cina, dall’India all’Afghanistan, attraverso l’area montuosa dell’Himalaya, dal Nepal all’Australia, dall’Indonesia al Bangladesh, fino allo Yemen o in Kuwait, il centro di ogni scatto è l’uomo radicato nel proprio contesto d’origine, la sua vita sociale, le sue abitudini, i drammi, i sogni e tanta imponente natura.


© Steve McCurry - Dust storm

Ogni storia è illustrata con appunti, immagini, ricordi - messi insieme da McCurry durante i suoi lunghi viaggi - e circa 120 tavole fotografiche con i suoi lavori più significativi. Accanto alle foto per ogni reportage il libro presenta un vasto archivio formato da materiali non fotografici, molti dei quali inediti: oggetti, diari, documenti, come articoli di giornale, mappe, i lasciapassare iracheni per la stampa, ecc. Un libro fotografico, ma anche storico, che spiega i contesti sociali e storico-politici in cui il reportage è stato effettuato.


© Steve McCurry - Monsoon journal; India permit

Le vicende raccontate abbracciano una vasta gamma di temi e soggetti, tra cui le ferrovie indiane (1983), gli effetti del monsone (1984) e gli eventi legati all’11 Settembre (2001). Il volume presenta anche lavori meno noti, come quello sulle conseguenze ambientali della prima guerra del Golfo (1991) e sulla tribù hazara in Afghanistan (2007). Ad esempio sono descritti la ricerca e il ritrovamento nel 2002 da parte di McCurry e di un team del National Geographic della famosa ragazza afghana (che era stata sulla copertina della rivista nel 1985), Sharbat Gula, la cui identità era stata sconosciuta per 17 anni.


© Steve McCurry - Sharbat Gula

Attraverso la narrazione critica, basata sugli appunti che il fotoreporter ha raccolto sul campo in situazioni talvolta entusiasmanti, talvolta estreme o pericolose, il lettore può cogliere gli spunti, le idee sulla ricerca, l’esperienza e gli eventi che si nascondono dietro ogni scatto, svelando una nuova visione del lavoro del fotografo.


© Steve McCurry

Di seguito, riproduciamo la prefazione dello stesso McCurry: «Nel febbraio del 1989, durante una missione in Slovenia, mentre sorvolavamo a bassa quota il lago Bled, il pilota si avvicinò pericolosamente al pelo dell’acqua. Le ruote toccarono e picchiammo col muso in avanti. L’elica andò in pezzi, l’aereo si cappottò e la fusoliera cominciò ad affondare nel lago gelido. La mia cintura di sicurezza era bloccata ma l’istinto di conservazione ebbe il sopravvento e riuscii a liberarmi e a uscire dalla cabina. Nuotammo intorno all’aereo e risalimmo in superficie, ma la mia macchina fotografica e la mia borsa sono ancora lì, a venti metri di profondità.


© Steve McCurry - Bicycle train

Naturalmente, in trent’anni di carriera ho perso più di una macchina fotografica, ma le innumerevoli volte in cui ho sfiorato il peggio 
e un paio di autentici disastri non sono riusciti
 a raffreddare la mia passione per la fotografia 
e per i viaggi, che mi hanno portato in luoghi di sorprendente bellezza, ma anche in posti che vorrei dimenticare. E niente ha potuto intaccare 
la mia fede nello spirito umano, o nella bontà, talvolta inaspettata, del prossimo. Dal pescatore che ci trasse in salvo dalle gelide acque del lago Bled, allo straniero che mi trasse a riva a Bombay, quando fui aggredito a Chowpatty Beach durante il festival Ganesh Chaturthi nel 1993, nel corso dei miei viaggi ho avuto la fortuna di incontrare molte persone compassionevoli e ospitali; e spesso le più gentili erano quelle che vivevano nelle situazioni più difficili. Per fare foto interessanti non c’è bisogno di viaggiare in paesi lontani, ma io avevo bisogno di muovermi
 e di esplorare.


© Steve McCurry - Mother and child

È una lezione che ho imparato molto presto: tutto ebbe inizio nel 1978, l’anno in cui mi licenziai dal mio impiego di fotografo in un quotidiano 
di Filadelfia e comprai due centinaia di rollini fotografici e un biglietto di sola andata per l’India. Un anno dopo, nel 1979, entravo clandestinamente in Afghanistan al seguito dei mugiāhidīn, portando con me solo la macchina fotografica e un temperino svizzero. Ne riemersi dopo qualche mese, con un bagaglio di esperienze che mi sono tuttora preziose. Ogni viaggio, ogni incarico, ogni luogo e 
ogni persona che ho conosciuto e fotografato rappresentano una tappa del percorso che va 
dalle mie prime esperienze a oggi. La macchina fotografica consente di fissare un luogo e un momento particolari, e ogni foto che scatto può essere vista come un’immagine indipendente e memorabile, ma allo stesso tempo è parte di una storia più ampia. In questo libro sono presentate storie di cui sono stato testimone, altre che mi sono andato a scovare e altre ancora che mi sono balzate davanti agli occhi quando meno me lo aspettavo.


© Steve McCurry - Caretaker and dog

Nel corso della mia carriera ho scattato migliaia di fotografie, la maggior parte delle quali non è mai stata pubblicata, ma oltre a queste esiste un altro archivio, quasi altrettanto vasto, formato da materiali non fotografici.
 Ho conservato innumerevoli oggetti e bagatelle, dai ritratti colorati a mano di Kabul ai diari dei miei viaggi in treno attraverso l’India, dai lasciapassare iracheni per la stampa ai cartelli dei campi 
minati cambogiani. Per la prima volta, ne viene presentata qui un’ampia scelta. Il libro è il resoconto di queste esperienze, ma anche delle storie non dette che ci sono dietro. È un tributo ai luoghi in cui sono stato, alle cose che ho visto e alle persone che ho conosciuto».


Steve McCurry, Le storie dietro le fotografie - Ed. Phaidon

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