Paesaggi

Perduti nel paesaggio

Mart Rovereto

Il paesaggio è al centro della mostra di arte contemporanea, a cura di Gerardo Mosquera proposta dal Mart di Rovereto fino al 31 agosto. Tema affrontato attraverso le opere (170 fotografie, 84 opere pittoriche, 10 video, 4 video-installazioni, ecc.) di oltre 60 artisti, molti dei quali mai presentati in Italia, con una particolare attenzione ai paesi emergenti (soprattutto asiatici e sudamericani), alle trasformazioni naturali e urbane e ai cambiamenti geopolitici.


 © Glenda León, Habitat, 2004 - Courtesy dell'artista

Non è certo un Eden quello raccontato nelle sale del Mart, e neanche un nuovo genere artistico, bensì uno sguardo appassionato e sofferto sul mondo, che scopre necessariamente anche i suoi angoli più drammatici e contraddittori. Per Gerardo Mosquera il significato del termine paesaggio definisce allo stesso tempo «sia la percezione di un determinato luogo, sia la sua rappresentazione», rendendo inseparabili fra loro l’oggetto dal soggetto, l’ambiente dal suo abitante. Oggi, nella concezione del paesaggio del nostro tempo, il grado di soggettività della percezione, infatti, coinvolge i protagonisti attivi delle trasformazioni del territorio, le strutture e coloro che agiscono su di esso e ne definiscono la stessa nozione, ormai allargata a tutto ciò che ci circonda, dalle autostrade alle foreste, dalle metropoli agli ambienti rurali.


 © Fernando Brito, Tus Pasos se perdieron con el paisaje, 2010 - Courtesy Agencia Kairos S.L.

La mostra intreccia tre differenti livelli di lettura: 1) esaminare la propensione umana ad appropriarsi dell’ambiente e a identificarsi e dialogare con esso, che si plasma in qualsiasi rappresentazione del paesaggio; 2) affrontare il paesaggio non come genere artistico ma come mezzo per la costruzione di un senso; 3) offrire al visitatore un’esperienza al contempo estetica e di riflessione mediante le opere esposte e il loro rapporto e la loro articolazione nello spazio espositivo. Vissuto e costruito, contemplato e utilizzato, il paesaggio è dunque inseparabile dall’uomo. Infatti, nel percepire, conoscere e descrivere il paesaggio, l’uomo è al tempo stesso oggetto inscritto nella realtà e soggetto esterno e narrante.


© Huang Yan, Shangshui Tattoo Series 1 - # 3, 1999 - Courtesy Galerie Wilms & VIP's Gallery, Olanda

Di seguito, la parte iniziale del testo scritto da Mosquera per il catalogo della mostra, che si apre con una celebre citazione da Le città invisibili di Italo Calvino ("Il viaggiatore conosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà") : «Una volta mi trovato a Oslo e dovevo prendere un volo per Chicago. Quando era tutto pronto, nell’aeroporto della capitale norvegese iniziò uno sciopero e, come unica soluzione, la compagnia aerea ci offrì di trasportarci in autobus a Stoccolma, dove avremmo preso un altro volo per la nostra destinazione. Il pullman sarebbe partito durante la notte da Oslo e sarebbe arrivato il giorno seguente all’aeroporto della capitale svedese. Non è difficile immaginare il mio malumore per quel lungo viaggio via terra, per poi attraversare l’Atlantico e arrivare in ritardo a Chicago. Bisogna poi essere veramente sfortunati per rimanere bloccati da uno sciopero in Norvegia! Alla fine, in mancanza di altri rimedi, mi misi in coda trascinando le valigie per caricarle nel portabagagli del pullman. Salii a bordo maledicendo la Scandinavia. Mi buttai su un sedile vicino al finestrino e cercai di rilassarmi per sonnecchiare. In poco tempo il veicolo uscì dalla città procedendo lungo l’autostrada.


© Sherman Ong, Hanoi Haiku 01_Gathering, 2005 - Courtesy dell'artista

Erano le notti bianche. La luce, al contempo tenue e brillante, illuminava la campagna in quel modo unico, trasparente, che hanno cercato di rappresentare i pittori nordici e alcuni artisti contemporanei come Olafur Eliasson. La terra pianeggiante si stagliava più vasta che in qualsiasi altro posto, come se si fosse allungata, allontanando da me l’orizzonte. Però sembrava che anche il cielo fosse cresciuto. Al contrario di tanti altri che basano il loro impatto estetico sul pittoresco, quel paesaggio comunicava una sorta di silenzio mistico capace di stimolare un viaggiatore stanco e arrabbiato. Mi resi conto che la compagnia aerea, invece di provocarmi un fastidio, mi stava permettendo di vivere l’esperienza unica di attraversare la penisola scandinava in una notte bianca.  Invece di scusarsi, avrebbe dovuto farmi pagare di più. Vidi alcune case profilarsi nell’immensità grazie a quella sorta di chiaro di luna ad alto voltaggio, e sentii che in una di esse avrei potuto vivere con piacere, tranquillo. Ma che cosa c’entravo io con tutto ciò, al di là di un’esperienza estetica? Sono un tipo metropolitano, cresciuto in una città rumorosa vicino al mar dei Caraibi, ero abbastanza agli antipodi. Ciononostante, nessuno è necessariamente ancorato a un ambiente specifico. La marea delle attuali migrazioni porta milioni di persone ad appropriarsi di nuovi habitat, trasformandoli nella loro casa. Lo scopo dell’emigrazione è fare proprio un luogo estraneo che si considera migliore per motivi economici, politici, religiosi, culturali, ecc… Ricordo un signore che commentava a proposito del paesino in cui era nato in Ungheria: "L'unica cosa buona di quel posto è che ho potuto andarmene", contrapponendosi così ai romanticismi nazionalisti nei confronti della terra d’origine.


© Michael Wolf, Architecture of Density #39, 2005 - Courtesy Bruce Silverstein Gallery, New York

Il concetto di "proprio/altrui" di Michail Bachtin,  riferito al plurilinguismo letterario, può essere esteso a illuminare questo rapporto dialogico tra paesaggi e territori propri ed estranei, che genera una dinamica mutevole. Il teorico russo vedeva i segni non come strutture fisse ma relazionali, in qualità di componenti attive del discorso che rispondevano a soggetti e contesti specifici, connotando sensi particolari volti allo scambio. Vale a dire, un’appartenenza del diverso, una togetherness risultato di un dialogo di estraneità e sconvolgimenti attraverso appropriazioni, rifiuti, interpretazioni, mescolanze e risignificazioni. Una eteroglossia, quale anche le notti bianche potrebbero essere considerate. In quest’ottica, il turismo risulta essere l’industria lucrativa che si occupa di permetterci di possedere, per un periodo limitato, paesaggi estranei che assaporiamo proprio per la carica di nuovi significati ed esperienze, e che favorisce una diversità di cui ci appropriamo.


© Arno Rafael Minkkinen, Oulunjärvi afternoon - Paltaniemi, Finland, 2009 - Courtesy Photo&Co, Torino

Luoghi che, come diceva Calvino, non abbiamo avuto e non avremo mai, "specchi in negativo". Ciononostante, è stato rilevato che, dopo il viaggio, i turisti ritornano alle loro case con la conferma dei loro vecchi significati. Oppure no: è eloquente che Calvino abbia messo le parole citate in bocca a Marco Polo, il viaggiatore dei viaggiatori, che ebbe la possibilità di gettare un ponte tra Asia ed Europa, due sfere all'epoca molto lontane, stabilendo un legame che avrebbe trasformato il destino del mondo. Tornò impregnato di nuovi significati ed è uno dei motivi per cui si trovò poi male a Venezia, la sua patria. Forse il suo posto sarebbe stato un qualche luogo dell'Asia o molti luoghi sparsi per l'Asia, luoghi in divenire. Il mio posto potrebbe essere quel paesaggio da cui mi allontanavo in Scandinavia, cosciente che non lo "avrei mai avuto" (non sono neanche tornato a vederlo). Ma potrebbero essere al tempo stesso molti altri luoghi».


 © Gabriele Basilico, Beirut, 1991 - Courtesy Gabriele Basilico / Studio Gabriele Basilico, Milano

Autori in mostra: 
Marina Abramović, Tarek Al Ghoussein, Lara Almárcegui, Analía Amaya, 
Carlo Alberto Andreasi, Massimo Bartolini, Gabriele Basilico, Bae Bien-U, Bleda y Rosa, Fernando Brito, Luis Camnitzer, Pablo Cardoso, Jordi Colomer, Russell Crotty, Gonzalo Dìaz, Simon Faithfull, Fischli & Weiss, Carlos Garaicoa, Emmet Gowin, Carlo Guaita, Andreas Gursky, Rula Halawani, Todd Hido, Huang Yan, Carlos Irijalba, Takahiro Iwasaki, Isaac Julien, Anselm Kiefer, Iosif Kiraly, Hong Lei, Glenda Leòn, Yao Lu, Cristina Lucas, Armando Lulaj, Rubens Mano, Arno Rafael Minkkinen, Richard Mosse, Sohei Nishino, Glexis Novoa, Sherman Ong, Gabriel Orozco, Alain Paiement, Junebum Park, Paul Ramìrez Jonas, Vandy Rattana, Szymon Roginski, Ed Ruscha, Guillermo Santos, George Shaw, Gao Shiqiang, David Stephenson, Davide Tranchina, Carlos Uribe, Agnès Varda, Verne Dawson, Michael Wolf, Catherine Yass, Kang Yong-Suk, Du Zhenjun.

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