Filmato intervallato, ovvero l'effetto Koyaanisqatsi Time Lapse e Stop Motion: interpretare il Tempo

A cura di: Gerardo Bonomo

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Questo filmato è composto da 669 fotogrammi, un numero inferiore a quello massimo consentito dalla Nikon D5000 ma sufficiente per un prodotto finale di qualità.
La Nikon D5000 è stata montata su una testa micrometrica 405 di Manfrotto; a causa del tempo di posa piuttosto lungo - 1,6 secondi, che avremmo comunque potuto ridurre alzando gli ISO - la sequenza è stata programmata per eseguire uno scatto ogni 3 secondi, quindi con un intervallo superiore al tempo di apertura dell'otturatore; ogni 3 scatti, quindi ogni nove secondi, abbiamo ruotato di un terzo di grado la fotocamera attraverso il movimento micrometrico della testa, ottenendo nel filmato finale un panning sufficientemente fluido e lento, che ha dato ancora più rilievo alla velocità del traffico congestionato. La fotocamera è stata ruotata in questo modo di circa 90 gradi lungo un arco di tempo relativamente breve, circa 34 minuti, durante il quale ovviamente siamo rimasti “incollati” alla testa per eseguire gli spostamenti esattamente ogni 9 secondi. È stato scelto un bilanciamento del bianco su daylight ed un Picture Control su Standard per rendere più calda l'atmosfera notturna della piazza. Le auto sono visibili solo mentre sono ferme al semaforo e non quando sono in movimento; in quest'ultimo caso la loro presenza si rileva solo con le sequenze di strisciate lasciate dai fari, derivanti dal tempo di posa di ciascun fotogramma di 1,6 secondi.

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Interpretare il tempo


È quello che facciamo tutti i giorni, relazionadolo con lo spazio.
Tempo e spazio sono, infatti, i fattori che determinano la nostra percezione visiva della realtà: in base a questa visione - soggettiva – di ciò che ci circonda, noi riusciamo a osservare una persona che cammina, o che corre.
Ma non siamo in grado di vedere una pallina da tennis colpita dalla racchetta, o la crescita di una pianta, perché sono eventi situati in una dimensione spazio/tempo al di fuori della nostra percezione del movimento; probabilmente, lungo le decine di migliaia di anni della nostra evoluzione siamo arrivati a un compromesso nella percezione della realtà e del movimento sufficiente e compatibile con la possibilità di vivere, percependo e visualizzando sia le situazioni di pericolo che di necessità al nostro sostentamento.
Naturalmente non ci troviamo in nessuna di queste due condizioni se non percepiamo la crescita di una pianta o una pallina che viene colpita dalla racchetta: ma possiamo, semplicemente, “ampliare” la nostra “programmazione”.
Attraverso la registrazione e successiva riproduzione della realtà per immagini, infatti, siamo in grado di percepire, anche se indirettamente, buona parte degli eventi spazio/tempo al di fuori della fisiologica portata dei nostri sensi; in questa eXperience vi spiegheremo come.


KOOYAANISQATSI
Kooyaanisqatsi è una parola della lingua amerinda hopi e significa "vita in tumulto" oppure "vita folle; vita tumultuosa; vita in disintegrazione; vita squilibrata; condizione che richiede un altro stile di vita".
Kooyaanisquatsi è anche il titolo dell'omonimo film/documentario del 1982 di Godfrey Reggio, che, in Italia, rimase nelle sale cinematografiche per pochissimi giorni, per poi ricomparire prima in VHS e recentemente in DVD “Koyaanisqatsi, Francis Ford Coppola”.

Girato tra il 1975 e il 1982, Koyaanisqatsi è stato quasi interamente realizzato utilizzando filmati ripresi al rallentatore ma soprattutto in Stop Motion; la cinepresa ha, cioè, girato un numero di fotogrammi sempre maggiore dei canonici 24 cinematografici per le riprese al rallentatore, mentre per quelle ad alta velocità un numero di fotogrammi sempre inferiore. Girare al rallentatore significa “allungare” il tempo reale; girare in Stop Motion significa dover girare senza soluzione di continuità per ore, giorni, addirittura settimane, per ottenere poi pochi secondi di filmato; da qui gli anni, sette, che Godfrey Reggio impiegò per girare il più complesso film Stop Motion della storia.
In questa eXperience abbiamo provato ad applicare l'effetto Kooyaanisqatsi a velocità elevata, quindi realizzando, in fase di ripresa, filmati con un numero di fotogrammi al secondo inferiore a 24.
Mentre per realizzare Kooyaanisqatsi sono state necessarie apposite e costosissime cineprese in grado di scattare sulla pellicola 35mm singoli fotogrammi, qui è stato sufficiente utilizzare una Nikon D5000 e la sua possibilità di eseguire sequenze di fotogrammi intervallati.


Un po' di storia


Quando, nel XIX secolo, subito dopo la fotografia, nacque la cinematografia, i primi filmati erano accelerati di default per limiti tecnici della macchina da presa, il cui avanzamento della pellicola era eseguito a mano con un'apposita manovella: l'operatore cercava di far compiere ad essa un costante numero di giri al minuto e con la stessa velocità. Di conseguenza, dato che era difficilissimo, tutti i soggetti sembravano, sullo schermo, muoversi più velocemente rispetto alla realtà. Quando i sistemi di trascinamento della pellicola vennero automatizzati, prima in modo meccanico e poi in modo elettrico, il trasporto della pellicola divenne finalmente estremamente preciso e la riproduzione della “cinematica” sullo schermo diventò perfettamente aderente alla realtà.

Ingrandisci l'immagineParlando di filmato intervallato, inteso come “passo uno” – ovvero la possibilità di esporre un fotogramma per volta e nel momento stabilito dall'operatore – non possiamo non pensare al mondo dell'animazione, in cui questo tipo di ripresa venne per la prima volta utilizzata: Fantasia di Walt Disney, per esempio, venne interamente disegnato e colorato a mano, fotogramma per fotogramma, e interamente girato a passo uno, disegno per disegno. La produzione durò cinque anni, per un girato definitivo di 125 minuti, che vennero poi “tagliati” a 84 minuti. Un lavoro “titanico”, in quanto i 124 minuti originali di Fantasia - prima di essere ridotti a 84 - corrispondono a centottantamila fotogrammi, ognuno di essi composto da diversi disegni separati e da uno o più fondali, e, soprattutto, ripreso singolarmente.
Il passaggio dalla registrazione analogica su nastro prima e digitale su HD (o scheda) poi, oggi permette a chiunque di dotarsi di una videocamera, di una fotocamera digitale reflex DSLR oppure Coolpix, con cui realizzare filmati in Time Lapse o Stop Motion.

Oggi è, inoltre, possibile realizzare filmati a passo uno direttamente dal computer, lavoro sicuramente complesso, ma differente dal passo uno girato in analogico.
Qui ricordiamo una scena del film The Illusionist del 2006, dove l'illusionista Eisenheim, interpretato da Edward Norton, fa germogliare da un vaso di terra una pianta di agrumi sotto gli occhi del pubblico; nella sceneggiatura il trucco consisteva in un complicato sistema di ingranaggi che facevano progressivamente spuntare la pianta dal vaso; nella finzione cinematografica, invece, la scena è stata certamente girata a passo uno.

Il Time Lapse non può prescindere dal perfetto stazionamento della fotocamera su un treppiedi dotato di testa, meglio se a tre movimenti: la fotocamera non deve muoversi neppure di un decimo di millimetro durante l'intera sequenza, a meno che non si sia scelto volutamente un panning; qui un treppiedi in carbonio Manfrotto 055CXPRO4 con testa micrometrica Manfrotto 405.
 

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