Profili DSLR per gestioni RAW/NEF: profili di sviluppo Nikon e creazione di profili personalizzati per Adobe Camera RAW

A cura di: Guido Bartoli

Creare il profilo ICC di una fotocamera è più impegnativo rispetto a creare quello di uno scanner o di una stampante. Generalmente si può farne a meno sfruttando al meglio il lavoro eseguito dai tecnici di Nikon che hanno predisposto diversi strumenti hardware e software, come i profili di Picture Control, per fornire risultati ottimali in modo molto semplice.


Come ottenere buoni risultati senza specifico profilo Calibrare e caratterizzare la fotocamera
Illuminazione e test chart Esposizione e sviluppo
Generazione e uso del profilo Confronto con lo sviluppo senza profilo
Limiti del profilare la fotocamera e alternative Terminologia

Esposizione e sviluppo

È una fase critica del procedimento, che può produrre un profilo ICC più o meno valido. Se la foto è sottoesposta, tutte le immagini a cui è applicato il profilo risulteranno chiare e viceversa.
Per sicurezza è possibile eseguire un bracketing al momento dello scatto (con intervallo +/- 0,3 EV) e poi scegliere il file migliore.
Qualsiasi sia la chart utilizzata è assolutamente necessario che il punto di bianco e di nero non siano al massimo, altrimenti il software di generazione del profilo ICC incontra delle difficoltà e richiede una personalizzazione; opzione che non tutti i software permettono.
Anche il contrasto dell’immagine ha la sua importanza: quanti più dettagli vengono mantenuti nelle alte luci e nelle ombre, migliore sarà la resa, sia dei colori tenui che dei neri.
Il bilanciamento del bianco è ugualmente critico e può essere effettuato sul bianco della Gretag Macbeth White balance Card™; mentre il cartoncino grigio 18% Kodak™ non è sufficientemente neutro per la fotografia digitale, in quanto era stato concepito per i pigmenti delle emulsioni fotografiche. Va sempre tenuto presente che il valore Kelvin della luce non fornisce informazioni sulla sua composizione spettrale, che genera effetti metamerici sui pigmenti. La corretta scelta della superficie per eseguire il bilanciamento del bianco è di fondamentale importanza in fotografia digitale, sia nello scatto JPEG che nello sviluppo RAW(NEF) e conseguente linearizzazione dell’immagine.


Un ottimo strumento per eseguire il bilanciamento del bianco è il White Balance Target del X-Rite ColorChcker Passport™, che in realtà non è un bianco puro ma un grigio molto chiaro e ben equilibrato. Inquadrandolo a tutto fotogramma si ha un ottima superficie di riferimento per la funzione di bilanciamento del bianco della fotocamera. Le tacche grigie della Macbeth™ del X-Rite ColorChcker Passport™ sono invece molto utili per eseguire il bilanciamento del grigio in sede di sviluppo del file NEF con Nikon View NX2 e Capture NX2.


Vi sono sempre state due scuole di pensiero relative alle condizioni di ripresa per la generazione del profilo ICC e quindi per la conseguente validità di quest’ultimo, eccone una sintesi a confronto.

I - PROFILARE CON LUCI TARATE

Un profilo ICC generato nelle migliori condizioni permetterebbe di essere utilizzato per qualsiasi situazione di ripresa.
Secondo questo metodo le condizioni ideali per eseguire un profilo ICC della fotocamera sarebbero dunque le seguenti:

- illuminazione assolutamente uniforme, ottenuta con uno schema di luce adatto alla fotografia di riproduzione (due luci a 45°), tolleranza del 10% sulla superficie della chart
- assenza di riflessi speculari sulla chart, ottenute tramite l’uso di luce diffusa
- identica temperatura di colore della luce emessa dagli illuminatori, mantenuta costante sulla superficie della chart con tolleranza massima 200 K
- planarità della fotocamera rispetto alla chart
- assenza di luci estranee o riflessi da oggetti circostanti

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Questo è il confronto fra due profili ICC della Nikon D700 usata per la prova, creati con Profile Maker 5™ usando le stesse impostazioni per un uso commerciale della fotografia. In visione a reticolo vediamo quello ottenuto con una ripresa della X-Rite Digital ColorCheckerSG® in pieno sole, mentre in colori pieni quello ottenuto da una ripresa con illuminatore a luce fluorescente da 5000K per uso fotografico. I punti in colore pieno sono i valori della chart utilizzata.
Come si vede vi sono delle differenze nei due profili ICC, che sembrano limitate nella rappresentazione, ma che diventano significative nell’uso pratico.

Per raggiungere questa situazione è necessario allestire un set simile a quello usato per la ripresa in studio di soggetti riflettenti: una cabina schermata, con un telo nero forato davanti alla fotocamera, da cui l’obiettivo fuoriesce. In questo modo le luci diffuse ai lati garantiscono la qualità della luce e la cabina evita interferenze con l’ambiente circostante.
Il profilo ICC così generato rispecchia una situazione ideale, difficilmente riproducibile se non nella fotografia di opere d’arte in studio.

Usando questo metodo va creato un profilo ICC per ogni luce che si utilizza con la fotocamera, differenziando le seguenti tipologie:

- luce flash (5500 K)
- luce diurna (6500 K)
- luce fluorescente per uso fotografico (5000 K)
- illuminatori HMI
- illuminatori al tungsteno (3200 K)

Questa differenziazione è necessaria per due motivi:

- la risposta spettrale della fotocamera è diversa da quella dell’occhio umano
- i pigmenti presentano metamerismo

La metodologia alla base di questo metodo serve a ridurre al minimo le operazioni di profilatura, riportando sempre la fotocamera nelle condizioni neutre di fabbrica: si sfrutta quindi la linearizzazione dell’apparecchiatura.
Quando si usa una luce di temperatura di colore diversa da una di quelle usate per creare i profili ICC, è necessario linearizzare la ripresa: è sufficiente usare la funzione WB della fotocamera quando si scatta in JPEG/TIFF; invece per il RAW(NEF) si regola la temperatura di colore in sviluppo, oppure si bilancia il grigio di uno scatto test effettuato prima di ogni gruppo di scatti in condizioni simili.

Nella pratica dei fatti un profilo ICC così creato funziona molto bene in studio, dove le condizioni di luce sono controllate, ma non è garanzia in assoluto della sua precisione nelle riprese in esterni, dove la luce è molto diversa e vi possono essere riflessi e luci parassite.


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Ecco un confronto di immagini utilizzabili e no per creare un profilo.
In alto tre immagini accettabili:
- a sinistra ripresa con flash in cabina di luce Lastolite
- al centro con un illuminatore fluorescente 5000K (posto a sinistra + pannello riflettente opposto)
- a destra in esterno alla luce del sole con la chart inclinata per evitare i riflessi.
In basso immagini non utilizzabili:
- a sinistra in cabina di luce Lastolite con luce dall’alto troppo intensa rispetto al basso
- al centro in esterno al sole con troppo riflesso nell’angolo a destra
- a destra con una elevata desaturazione e una parte mascherata da un’ombra.

 

II - PROFILARE OGNI SINGOLA RIPRESA

Una seconda scuola di pensiero ha sperimentato un’altra modalità di lavoro:

- realizzare uno scatto test, con oggetto la chart, prima di ogni gruppo di scatti in condizioni simili
- utilizzare questo scatto per creare un profilo ICC ad hoc per quel gruppo di scatti
- applicare poi il profilo ICC in batch a tutto il gruppo relativo.

Ciò non esime tuttavia dal curare l’esposizione della chart, facendo in modo che sia comunque uniforme e illuminata dalla luce principale della scena, ovvero da quella che illumina il soggetto principale.

Il profilo ICC così creato sarà valido solo per quelle condizioni di lavoro, ma sarà il più possibile rappresentativo della situazione.
A rinforzo di questo metodo si può considerare la possibilità di editing del profilo ICC, offerta da molti programmi di profilatura, allo scopo di adattarlo alle condizioni di lavoro, controllando il contrasto e il bilanciamento dei grigi.
Il punto debole di questo metodo sta nella sua difficile applicabilità in esterno, a causa delle mutevoli condizioni di luce, proprio dove sarebbe invece più utile.

PARAMETRI DI CONTROLLO DELL’ESPOSIZIONE

Secondo le specifiche di Profile Maker 5 i valori (scala della luminosità da 0 a 255) per le varie tacche devono essere:

- riferimenti del bianco compresi fra 235 e 245
- riferimenti del nero inferiori a 23
- massimo scarto delle tacche bianche fra centro e bordi <= 12
- massimo scarto delle tacche ai bordi <= 15


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Ecco un confronto dei valori numerici delle tacche bianche e nere fra due riprese nelle stesse condizioni (sole diretto), rispettivamente senza e con riflesso speculare.
Per la foto in alto: valori delle tacche bianche da 241 a 248, con al centro 247; per quelle nere da 23 a 38, con al centro 32
Per la foto in basso: valori delle tacche bianche da 242 a 248, con al centro 247; per quelle nere da 27 a 62, con al centro 27. Quindi questa ripresa è inutilizzabile, in quanto squilibrata nei valori delle tacche nere, a causa della troppa luce verso l’alto a destra.
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Confronto fra i valori numerici delle tacche bianche e nere fra due riprese nelle stesse condizioni (sole diretto), rispettivamente con posa corretta e sottoesposizione di 1/3 di stop.
Per la foto in alto: valori delle tacche bianche da 241 a 248, con al centro 247; per quelle nere da 23 a 38, con al centro 32.
Per la foto in basso: valori delle tacche bianche da 234 a 241, con al centro 240; per quelle nere da 19 a 33, con al centro 25. La lieve sottoesposizione ha fatto rientrare le tacche bianche entro i valori ideali, ma quelle nere sono sempre troppo elevate. Anche in questo caso sarà necessaria un’ottimizzazione in sede di sviluppo del NEF per raggiungere un valore ottimale che permetta una buona caratterizzazione.


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Per il calcolo del profilo ICC si è scelta la posa corretta fra quelle evidenziate nell’esempio precedente, agendo sullo sviluppo del NEF per eseguire un bilanciamento del bianco e una riduzione della luminosità delle aree scure, tramite la curva delle Correzioni rapide.
I valori raggiunti sono i seguenti: tacche bianche da 234 a 241, con al centro 240; per quelle nere da 6 a 20; con al centro 10.

In ogni caso è bene che il livello di luminosità (L*) della tacca bianca della chart non superi il valore L*=95 e quello della tacca nera L*=20. Ciò si può ottenere eseguendo un’esposizione di prova della chart e verificando i valori a computer.

Ovviamente se non si è in studio o se si lavora senza poter scaricare i file e misurarli, sarà bene avere già standardizzato il metodo di esposizione della chart, trovandone uno valido per tutti i tipi di luce che si possono incontrare nel lavoro.
Ciò è di vitale importanza se si devono poi usare i JPEG/TIFF, in quanto questi non permettono la flessibilità del RAW(NEF) nel recupero di una esposizione non perfetta.

Un esempio potrebbe essere quello di provare a misurare l’esposizione con lo spot su un grigio di riferimento (della chart o del Passport) e, quindi, usare sempre questo metodo per calcolare l’esposizione. Vanno poi necessariamente utilizzati gli stessi valori di ISO/tempo/diaframma per tutti gli scatti che si vogliono associare al profilo ICC, pena la sua mancanza di validità.


LA RIPRESA IN NEF
L’esposizione va curata al massimo anche se il NEF permette un recupero. Bisogna sempre tenere presente che la sovraesposizione riduce l’informazione nelle alte luci e la sottoesposizione genera un rumore, sia pur minimo, nelle ombre. Quest’ultimo può non essere significativo nella ripresa fotografica, ma può diventarlo in fase di generazione del profilo ICC, in quanto i pixel non neutri generati dal rumore introducono una variazione casuale della media del colore rilevato dal software di profilatura sulle tacche scure.

La temperatura di colore impostata in ripresa nel WB non è critica, in quanto si può variare a posteriori. Sarebbero da evitare le impostazioni personalizzate, come le regolazioni fini sul colore, a meno che non si abbia un flusso di lavoro impostato in tal modo e si voglia profilare questo.

Anche le impostazioni di aumento del contrasto e della saturazione vanno poste a zero, come pure limitate quelle per l’aumento della nitidezza. Quest’ultima regolazione può esaltare, applicando una maschera di contrasto, un eventuale rumore presente nelle tacche scure e nel nero, falsando in questa zona la validità del profilo ICC.

Vanno evitati gli automatismi della fotocamera, in quanto possono comportarsi diversamente in presenza di soggetti diversi. Ad esempio si pensi alla ripresa di oggetti colorati con un colore dominante in macrofotografia: in questo caso il sistema di bilanciamento automatico del bianco può non dare un risultato costante, in quanto mancano nell’inquadratura i punti di riferimento per un calcolo preciso. Proprio in questo caso un profilo ad hoc per le condizioni di luce può fornire quella marcia in più nella riproduzione corretta del colore del soggetto.

Anche la scelta del Picture Control è importante: Nikon ha chiamato Neutral quello che non applica correzioni, mentre Standard è orientato verso una resa più viva dei colori.
A meno che non si stia profilando un flusso preciso di lavoro, è bene impostare lo sviluppo su Neutral e lasciare al profilo ICC il compito di correggere i colori. Una volta ottenuta la migliore fedeltà cromatica, sarà sempre possibile agire in postproduzione per applicare effetti estetici.

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Per questo eXperience abbiamo scelto un’immagine non perfetta: realizzata in una cabina di diffusione Lastolite usando una sola luce fluorescente a 5000K posta in alto, mantenendo la mira inclinata per minimizzare i riflessi e una ripresa leggermente angolata. Ciò è più simile a una situazione reale di ripresa, dove non sempre è possibile mantenere uno schema perfetto di illuminazione.
L’ottimizzazione del NEF in Capture NX2 inizia equilibrando il grigio mediante la funzione: “Imposta punto di grigio”. Si utilizza un’area campione, per minimizzare eventuali effetti del rumore, su un grigio medio al centro della chart; quindi si agisce sull’istogramma per ottimizzare il contrasto in relazione alla gamma dinamica registrata.
A destra il confronto fra l’immagine prima e dopo l’ottimizzazione.


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Per controllare che i valori di luminosità siano entro la tolleranza richiesta dal programma di caratterizzazione si può usare la funzione “Punti di osservazione” di Capture NX2, che permette di visualizzare assieme i valori di un punto variabile e quattro fissi. A destra l’immagine come appare per il salvataggio in formato TIFF a 16 bit/colore, su cui verrà costruito il profilo ICC.

 

LA RIPRESA IN JPEG/TIFF
In questo caso si esegue necessariamente il profilo ICC del file così come viene sviluppato dal firmware della fotocamera. Valgono in ogni caso le stesse avvertenze esposte per il NEF, con la massima attenzione all’esposizione.

Generazione e uso del profilo

È la fase finale del procedimento, in cui si ha ancora una notevole possibilità di azione.
Alcuni software, come Profile Maker 5™, permettono di adattare il profilo ICC alle condizioni d’uso dell’immagine. Hanno incorporato un editor di profilo, che permette una notevole personalizzazione. Uscendo dalle scelte preimpostate si possono ottenere profili ottimizzati per condizioni particolari, come pure fare grandi danni e ottenere profili ICC poco o per nulla utili. Quello che qui viene descritto usando Profile Maker 5™, vale per qualsiasi software di generazione, adattando ovviamente la procedura alla sua struttura e interfaccia.

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