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Il mese delle foto nelle gallerie
Parigi 2

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Isabel Munoz, Surma d’Etiopia

Dopo aver presentato il festival (biennale) Le mois de la Photo, che anima Parigi fino al prossimo febbraio, e segnalato le esposizioni ospitate nei musei fotografici, negli spazi d'arte e nei centri culturali, Sguardi presenta qui alcune delle altre esposizioni ospitate per l'occasione nelle gallerie parigine.

Si va dalle immagini sugli indiani Yanomani della svizzera Barbara Brandli, "un ritorno alle origini, un tuffo nel tempo" come lo definì lei stessa nella selva venezuelana, alla essenza plastico-grafica e alla fibra poetica del nostro Mario Giacomelli.
Dagli sguardi in bianco nero su molti mondi del reporter Edouard Boubat alle immagini intime e vere di Frank Horvat di una casa in Provenza, La Véronique, abitata da una donna (la compagna del fotografo) che porta lo stesso nome.

 

 

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Frank Horvat, La Veronique

Dai ritratti dei guardiani del tempo (quello degli indigeni d'America) di Flor Garduno alle foto di Gilles Peress che mostrano – lontane da estetismi o manierismi - ciò che resta dopo i conflitti, villaggi saccheggiati, famiglie smembrate, solitudini, richieste d'aiuto.
Dal reportage di Rip Hopkins sull'Uzbekistan (ritratti della minoranza russa incerta sul futuro post-sovietico), agli scatti rubati col teleobiettivo da Jean-Christian Bourcart all'angolo di un incrocio di New York ai viaggiatori bloccati in macchine e bus in mezzo al traffico della metropoli dalle mille luci.

 

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Jean-Christian Bourcart/Rapho, Traffic

Dai dettagli di oggetti trasformati in visioni di forme e colori da Pierre Savatier alla testimonianza d'epoca di Robert Doisneau sulla vita circense dietro le quinte.
Dalla foto-documentario di reportage di Yves Gellie, tesa alla ricerca di segni sotto superficie come i piedi blu dei contadini siriani, al lavoro di Isabel Munoz sui Surma di Etiopia, tribù di guerrieri e pastori, tra le ultime al mondo a vivere nuda: ritratti, dettagli del corpo, pose e sguardi, decorazioni e pitture corporali come autentiche architetture, frammenti sensuali e grafici, resi in un bianco e nero straordinario, immagini che provano che è ancora possibile visitare e rinnovare il genere che si credeva scomparso della fotografia etnologica.

www.photographie.com

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Yves Gellie, Raqqa, Siria: i piedi blu, contadini siriani trattano i loro campi al solfato di cuoio, conseguenza diretta della guerra tra Turchia, Siria e Iraq per l’uso delle acque dell’Eufrate

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