Volontariato

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Shoot for Change

Fotografare per cambiare, contribuire a sensibilizzare, realizzare reportage in forma gratuita per chi è impegnato nel sociale e non ha mezzi o capacità per produrli per potenziare la propria comunicazione. Antonio Amendola, fondatore di Shoot for Change (www.shoot4change.net), spiega ragioni e iniziative di una realtà nata un anno fa e riflette su crowdphotography, crowdcreativity e la possibilità di "cambiare il mondo con una foto".

Shoot for Change

«Shoot for Change (S4C) è un network internazionale (ma con solide e profonde radici e basi italiane) di volontariato fotografico sociale, composto da fotografi – professionisti e amatori – reporter, grafici, creativi che condividono una stessa convinzione: la forza della fotografia come fattore di sensibilizzazione e, in ultima istanza, cambiamento sociale.

L'oggetto sociale di S4C è realizzare reportage, o comunque servizi, fotografici di livello professionale ma del tutto gratuiti per Ong, Onlus e altre iniziative sociali che non abbiano i mezzi finanziari per poterselo permettere o che comunque non abbiano la capacità logistica/professionale per affrontare campagne di comunicazione.

Shoot for Change

Ci piace pensare di essere gli occhi e la voce di chi non ne ha. In pochi mesi, partendo da un semplice workshop di beneficenza che ho tenuto a Bari lo scorso giugno (ideato a seguito di un reportage fotografico a L'Aquila poco dopo il terremoto e i cui proventi sono stati devoluti interamente all'Ospedale di Coppito della città), il gruppo di fotografi volontari è cresciuto in maniera quasi esponenziale e oggi conta circa un centinaio di fotografi attivi (ovvero coloro che risultano regolarmente impegnati come volontari di S4C) sparsi tra Italia, Usa (abbiamo dei gruppi nutriti a New York, a San Francisco e a Washington DC), Buenos Aires, Malesia (abbiamo recentemente inaugurato S4C a Kuala Lumpur), India, Berlino e così via.

La filosofia di S4C ruota intorno a una parola e due motti. La prima, crowdphotography (legata concettualmente all'idea di crowdcreativity), è nata spontaneamente a seguito di quanto successo in occasione della Marcia mondiale per la pace e la nonviolenza. In quell'occasione abbiamo lanciato un appello in Rete (nostro imprescindibile strumento di comunicazione e coinvolgimento) per quanti avessero voglia di contribuire alla copertura fotografica del passaggio della Marcia in Italia. Ebbene, in pochi giorni abbiamo realizzato reportage (realizzati sia da professionisti che da amatori) in numerose città italiane ma anche a New York, San Francisco, in Argentina. È stata un'onda. Crowdphotography. Il servizio fotografico finale è stato il risultato dell'interconnessione creativa (crowdcreativity) di persone sconosciute tra loro ma che hanno – tutti insieme – contributo (chi tanto, chi poco, chi bene, chi meglio, chi con macchine professionali, chi con compatte amatoriali) a raccontare una storia.

Shoot for Change

Da allora il modello si è replicato spesso. È accaduto con alcuni progetti relativi agli homeless (progetto Ghosts/Fantasmi) che ci è stato raccontato con fotografie arrivate da tutto il mondo, con il progetto S4C Waves Green (abbiamo messo a disposizione la nostra piattaforma per gli iraniani sparsi per il mondo, per poter testimoniare la loro voglia di libertà di informazione) e l'abbiamo (o meglio, è ancora in corso) replicando seguendo una straordinaria squadra di calcio composta interamente da rifugiati e richiedenti asilo, i Liberi Nantes. In questa occasione la squadra romana di S4Cers si arricchisce ogni giorno di più di volontari che vengono con noi a fotografare e raccontare le storie individuali di questi giocatori di calcio, tutti provenienti da storie di violenza e drammaticità.

Ma uno dei progetti che al momento sta dando grandi soddisfazioni (non solo fotografiche) è la collaborazione con la rivista Wired e l'iniziativa Internet 4 Peace. Lanciando e gestendo il contest fotografico Shoot 4 Peace (piuttosto un gioco molto serio visto che in luogo dei soliti premi materiali, i vincitori saranno pubblicati sulla rivista Wired e altre importanti pubblicazioni di settore) abbiamo chiesto ai nostri lettori, amici, fotografici in tutto il mondo di interpretare il tema di Internet (come rete di individui e piattaforma di opportunità e creatività) e Pace. I riscontri, al momento, sono molto interessanti ma c'è ancora tempo per partecipare. I termini per l'invio di una o più foto all'indirizzo s4p@shoot4change.net scadono il 30 giugno.

Shoot for Change

In questi pochi mesi abbiamo raccontato tante storie (da quelle più piccole e apparentemente banali della manifestazione sportiva antirazzista di quartiere a storie di portata globale quale la Marcia per la pace o le proteste in Iran) e dato il benvenuto a tanti nuovi fotografi. Abbiamo scoperto e lanciato diversi giovani talenti ma anche dato il benvenuto a fotografi conosciuti (da Alessandro Barteletti a Gabriele Torsello, che molti ricorderanno in occasione del suo rapimento a Kabul qualche anno fa, fino all'endorsement ricevuto da Ed Kashi che ha spontaneamente aderito alla nostra iniziativa inviando un bellissimo messaggio video). E imparato delle lezioni, più o meno legate alla fotografia, e che si sostanziano, appunto, nei termini "crowdphotography" e "crowdcreativity", e nei nostri slogan "Change the World with a Click" e "Shoot Local, Change Global".

L'entusiasmo è contagioso. C'è tanta gente, tanti fotografi (professionisti e amatori) che hanno voglia di scendere per strada e raccontare storie. Anche la creatività è contagiosa. Abbiamo visto degli apparenti amatori raccontare storie in maniera efficace poiché erano entrati in empatia con la missione loro affidata. E soprattutto abbiamo imparato che non occorre cercare la Storia per eccellenza, ma basta portare alla luce ciò che succede dietro casa, raccontarlo anche solo con una fotografia. E a quel punto, l'interconnessione creativa ottenuta grazie al network e alla Rete ne amplificherà la portata, magari ispirando fotografi a Kuala Lumpur o San Francisco a cercare una storia simile o riflettere su temi simili. Allora sì che anche con un semplice click si potrà cambiare il mondo».

Shoot for Change

 

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