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Mimmo Jodice e Jessica Dimmock

Forma, Centro Internazionale di Fotografia di Milano ospita un'antologica di Mimmo Jodice "Perdersi a guardare. Trent'anni di fotografia in Italia" (dal 13 settembre al 25 novembre) e - in prima mondiale - il lavoro sull'ambiente della droga di Jessica Dimmock "Il nono piano" (dal 19 settembre al 21 ottobre) che ha vinto la prima edizione del Premio F (Premio Internazionale dedicato alla fotografia di documentazione sociale, istituito nel 2006 da Fabrica, Centro di ricerca sulla comunicazione del Gruppo Benetton e Forma).


© Jessica Dimmock

Il nono piano è un piano come un altro di un palazzo qualsiasi di Manhattan. Ma in questo caso è l'appartamento dove un gruppo di eroinomani si ritrova, compra e vende droga, dorme, litiga, fa l'amore, vive. Dietro la porta c'è un mondo sconcertante dove vigono altre regole e dove le emozioni e gli affetti hanno eccessi e vuoti impensabili. In molti hanno fotografato il dramma della droga, ma la forza e la vicinanza emotiva delle immagini di Jessica Dimmock compongono un racconto nuovo di senso, intimo e partecipe. Per oltre due anni Jessica ha seguito le "storie" del nono piano e dei suoi protagonisti. Tutto è iniziato incontrando Jim Diamond, uno spacciatore di cocaina che la invita, come fotografa, a seguirlo nella sua lunga notte fatta di incontri fugaci con i clienti, di cocaine-party, di hotel alla moda dove i titolari riforniscono di droga la propria clientela. Jessica per alcuni giorni diventa l'occhio-testimone di Jim e lo segue, con la sua macchina fotografica, come un'ombra. Fino all'incontro con il fatidico nono piano e le sue storie intrecciate.


© Jessica Dimmock

In questi due anni Jessica Dimmock ha quasi convissuto con gli inquilini del nono piano e ha potuto in questo modo stabilire rapporti intimi e penetrare nelle esistenze e sofferenze altrui in maniera totale, realizzando uno straordinario e unico ritratto. La sua compassione per le persone che ritrae le permette di essere una testimone unica delle loro vite sconvolte, di captarne il loro intimo mondo. Jessica Dimmock, 28 anni, vive a New York. Si è diplomata all'I.C.P. in Documentary Photography. Il suo lavoro è stato pubblicato su Aperture, The New York Times Magazine e molte altre testate. Per questo lavoro ha ricevuto anche il premio Inge Morath di Magnum. La mostra è accompagnata dall'uscita del libro, edito da Contrasto, in doppia edizione, italiana e inglese.

 


© Mimmo Jodice - Stromboli, 1999

Autore italiano tra i più personali e trent'anni di fotografie italiane per il secondo appuntamento di Forma. Da Torino a Trieste, da Bolzano a Stromboli la mostra è un inedito viaggio visivo, un lungo e affascinante "Grand Tour" fotografico nel nostro paese, che raccoglie per la prima volta le immagini scattate dal grande autore in trent'anni di vita e di carriera. Durante i quali Mimmo Jodice non ha mai smesso di guardare, scoprire, meravigliarsi di bellezze e armonie inattese, di improvvisi squilibri e di magie della visione. Le 160 fotografie in mostra, tutte in bianco e nero e di grande formato, come tante tappe uniscono tra loro, per associazioni visive ed estetiche, foto celebri con altre inedite, vedute di una Napoli nascosta e da scoprire con scorci inattesi di Roma e di Milano, del paesaggio in continua trasformazione e di piazze e vicoli, monumenti quasi sconosciuti e riscoperti ora con la macchina fotografica e lo sguardo sempre straniato e nuovo di Jodice. Un viaggio tra visione e realtà, tra un passato ancora così vivo e un presente problematico, che ci permette di conoscere (e riconoscere) la bellezza composita e varia del nostro paese e la grandezza interpretativa di Mimmo Jodice, uno dei più sensibili e originali interpreti della fotografia italiana. La mostra è accompagnata da un volume omonimo edito da Contrasto con testi di Francine Prose, Roberta Valtorta e Alessandra Mauro.


© Mimmo Jodice - Sibari, 2000

"Vorrei citare Fernando Pessoa: ma cosa stavo pensando prima di perdermi a guardare? Questa frase sembra scritta per me e descrive bene il mio atteggiamento ricorrente: perdermi a guardare, immaginare, inseguire visioni fuori dalla realtà" (Mimmo Jodice).

"Le immagini di Perdersi a guardare ci consentono di vedere l'Italia com'è realmente, come esiste e persiste nei nostri sogni, con uno sguardo unico e completamente nuovo. Dopo aver visto queste opere meravigliose, non si potrà più incontrare il paesaggio italiano senza rendersi conto che un paese che si presume di conoscere possiede un'identità nascosta – e che l'Italia, in fondo, è una serie di fotografie di Mimmo Jodice" (dal testo di Francine Prose).


© Mimmo Jodice - Pompei, 1982

© Mimmo Jodice - Stromboli, 1999

Perdersi a guardare raccoglie una serie di fotografie dedicate all'Italia. Immagini uniche, visioni personali, che Mimmo Jodice ha raccolto in trenta anni di vita e di lavoro. Immagine dopo immagine, visione dopo visione. Perché in tutto questo tempo, Jodice ha fotografato a lungo l'Italia. E l'ha fotografata tutta, dalla punta della Sicilia alla cima delle Alpi, grandi città come campagne e piccoli paesi, angoli dimenticati e monumenti celebri, fabbriche dismesse e piazze cittadine. E lo ha fatto per professione e mestiere, certamente, ma anche per un incessante bisogno di guardare e di trovare ogni volta, la ragione del suo essere artista e interprete di un territorio, di tracce umane, di natura, di storia antica, di un presente complesso e contraddittorio. Come se, prendendo la macchina fotografica, fosse stato necessario per lui trovare il giusto punto di osservazione e l'indispensabile sintonia - sempre diversa - per registrare e interpretare le forme dell'incerto equilibrio tra spazio e uomo. Questo continuo esercizio del guardare, libero di perdersi nell'orizzonte ma anche nei meandri della memoria, nutre la trama dei suoi viaggi visivi che in tanti itinerari a volte eccentrici, costruiscono il ritratto multiforme di un'Italia che diventa subito territorio universale … Abbiamo scelto proprio la chiave del sogno per sistemare, una dopo l'altra, le visioni d'Italia di Mimmo Jodice. Sei diversi percorsi propongono, con indispensabile arbitrarietà, sequenze di immagini, scorci e paesaggi, uniti da un continuo gioco di rimandi, di particolari che si inanellano l'uno dopo l'altro creando nuovi tracciati. I percorsi non sono geografici ma sono quelli della mente, dello sguardo, della memoria, delle libere associazioni che, grazie a un dettaglio, ci portano da Napoli alla via Emilia, e poi a Biella e poi a Napoli di nuovo. Oppure da Torino a Rimini, poi a Milano e poi, inevitabilmente, ancora a Napoli. Ognuno di questi sei “sogni di sogni”, comincia con un'apertura: una porta che ci immette direttamente nel flusso onirico e visivo di questa Italia bella e fragile, e nei resti di un passato che è qui, forma e sostanza del nostro presente. Il sogno è diventato allora la metafora, il pretesto e la guida per sistemare le immagini preservando tuttavia, per ognuna, la grandezza e la magia visiva che questa racchiude. Perché è la capacità visionaria, alta e lirica, a rendere unico il percorso artistico di Jodice in questi anni - limpido e cristallino come altri mai. Il suo forte valore di testimonianza, di interpretazione di un passato vivo, di continuo interrogarsi su un presente complesso e un futuro che non può non tenere conto della necessità urgente, anzi viscerale, di un gesto artistico per affermare la propria esistenza (dal testo di Alessandra Mauro).

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