Inviati

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Le guerre della VII


© Alexandra Boulat

Il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona, in collaborazione con l'agenzia VII e Grazia Neri, ospita dal 19 febbraio al 18 aprile prossimi, Inviati di guerra la seconda grande collettiva dell'agenzia VII ( a cura di Gabriel Bauret), che propone una riflessione sul tema del lavoro del fotoreporter di guerra attraverso otto contributi scelti dagli autori stessi tra i molti reportage realizzati in aree e situazioni di conflitto diverse.

Dopo la mostra New York Kabul, presentata con successo a Verona in occasione del primo anniversario dell'11 settembre 2001, i fotografi dell'agenzia VII sono stati invitati a scegliere, tra i diversi tipi di reportage che hanno realizzato, un soggetto che illustrasse il loro lavoro di corrispondenti di guerra.



© Christopher Morris

Otto corrispondenze saranno quindi disposte negli spazi del Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri e intratterranno i visitatori in un percorso che li porterà dalla Jugoslavia all'Iraq, in un periodo che va dal 1991 al 2003.
Gli otto reportage differiscono nella loro durata: alcuni per esempio sono stati realizzati nel corso delle prime settimane di intervento americano in Iraq, mentre altri sono frutto di un lavoro di più anni (Ron Haviv nella ex-Jugoslavia).

La guerra è il tema principale di questi reportage, anche se essa assume forme diverse: sofisticate e convenzionali al tempo stesso (vedere le immagini di Gary Knight in Iraq), o più primitive come a Gaza (Christopher Anderson).
Una guerra tra nazioni (Cecenia) o tra membri di comunità etniche e religiose diverse (Afghanistan, Jugoslavia), gli scontri di piazza tra la polizia e gli oppositori del regime in cui la violenza supera quella delle normali manifestazioni (Indonesia). Molto vicino a noi, il conflitto nei Balcani intacca durevolmente la costruzione europea; altri sembrano più lontani, ma questo senso di lontananza è talvolta soltanto geografico.



© Antonin Kratochvil

La mostra aprirà su tre conflitti importanti degli anni novanta: Jugoslavia, Cecenia e Afghanistan.
Dal 1991 Ron Haviv fotografa le conseguenze dello scioglimento della federazione jugoslava e l'intensificazione della guerra, della quale i bosniaci pagheranno il prezzo più caro, fino all'arresto di Slobodan Milosevic dieci anni più tardi.
Christopher Morris documenta la guerra in Cecenia che i Russi conducono dalla fine del '94 e che terminerà temporaneamente nel 1997.
Il 1996 segna l'entrata dei Talibani a Kabul e l'instaurazione del loro regime in un paese che non sembra avere altro avvenire che la guerra: James Nachtwey ne fotografa le cicatrici.



© Ron Haviv

Ma non è solo in Cecenia o in Afghanistan che la storia si ripete: tre anni dopo la prima guerra delle pietre (1987), negli stessi territori occupati dove opera Christopher Anderson (la striscia di Gaza) si sviluppa quella che è stata chiamata la seconda intifada.
È sempre nella sollevazione della folla che il movimento sorto in Indonesia alla destituzione del presidente Suharto (1998) trova la sua origine: John Stanmeyer ne segue l'evoluzione e anche le implicazioni nella regione di Timor Est mostrando l'estrema brutalità della repressione.
Alexandra Boulat è inviata in Iraq all'inizio del 2003 per documentare la vita quotidiana all'avvicinarsi della guerra; fotograferà poi Baghdad e i suoi abitanti sottoposti alla dura prova dei bombardamenti.
Da parte sua, Gary Knight segue da vicino l'intervento delle forze militari su terra: l'episodio che ha intitolato "The Bridge" potrebbe ricordare il ritmo e l'atmosfera delle fiction cinematografiche, ma qui tutto è vero.
Quanto a Antonin Kratochvil, egli mostra nel deserto, intorno alle città o ai bordi delle strade, un paesaggio terribilmente devastato, le tracce fisiche, sia umane sia materiali, lasciate dalla guerra.



© Gary Knight

Che cos'è la VII?
La VII è un'agenzia di fotografi nata - nel settembre 2001 - per rispondere ai drammatici cambiamenti che si stanno verificando rispetto alla proprietà, alla rappresentatività e la distribuzione del giornalismo fotografico.
In un panorama di fusioni, acquisizioni, consolidazioni tra le agenzie fotografiche, i fotografi della VII sentivano unanimemente la necessità di un cambiamento.
La VII è nata per ridefinire le relazioni tra i fotografi, il loro lavoro, l'agenzia e il pubblico.
L'agenzia cerca di difendere i diritti di ognuno dei suoi fotografi e di sviluppare nuove strategie per supportare progetti fotografici con l'intento di presentarli a un pubblico più ampio e internazionale.
La VII prende il nome dal numero dei soci fondatori: Alexandra Boulat, Ron Haviv, Gary Knight, Antonin Kratochvil, Christopher Morris, James Nachtwey, John Stanmeyer, a cui si è aggiunto nella primavera del 2002 Christopher Anderson.
La VII accetta domande di associazione (vedi moduli nel sito), ma limita il numero dei fotografi membri a non più di 14. Questa restrizione impone direttamente un tetto alle spese gestionali e di conseguenza massimizza le entrate dei soci fotografi.
La VII è stata concepita come un modello flessibile di piccola azienda in grado di adattarsi velocemente senza aspirare però ad aumentare la produzione. In questo modo tutti possono beneficiare delle conoscenze e dei talenti che nascono dalla deliberata concentrazione della produzione verso un settore relativamente limitato.
La VII incoraggia sinceramente la costituzione di agenzie basate su un sistema analogo. È convinzione dei suoi membri che i gruppi di professionisti che lavorano per un interesse comune servono meglio la professione, ma c'è un limite alle dimensioni oltre il quale l'interesse individuale prende il sopravvento. Nel fotogiornalismo l'utilizzo della digitalizzazione significa che i piccoli gruppi possono equiparare la portata e la velocità delle grandi agenzie. Quando questo si verifica la concorrenza si concentra più sulla qualità dell'espressione e a favore del lavoro che si realizza.

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www.comune.verona.it/scaviscaligeri

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