Intervista a Damiano Andreotti

A cura di: Edoardo Falletta

Damiano vibra di pura energia: vorticoso movimento fatto di estro creativo! Il travolgente sorriso complementare ai modi schietti e gentili è in grado di mettere immediatamente a proprio agio chi si trova davanti alle sue lenti fotografiche.
Damiano è come le sue fotografie: semplice ed al contempo estremamente complesso e sofisticato. Per far breccia nel suo carattere e capire chi Damiano effettivamente sia è necessario togliere la prima patina che si presenta sotto lo sguardo, bisogna indagare più a fondo cogliendo le sfumature che animano il suo viso scoprendo così una persona intelligente e sensibile.

L'attrezzo fotografico l'ho scoperto durante l'adolescenza in occasione di un viaggio in una delle più belle città del mondo: Praga! Per moltissimi anni la fotografia è stata relegata alla dimensione dello svago e del passatempo: qualcosa di visceralmente piacevole ma a cui era consentito accostarsi solamente dopo aver adempiuto le questioni ritenute allora più serie ed importanti!
Alle prime, seppur timide, esternalizzazioni della volontà di fare della camera oscura il mio primo ed unico mestiere, le risposte ed i consigli che ricevevo erano sempre quelli di cercarmi un lavoro vero e poi continuare a scattare fotografie durante i fine settimana!

Doctor Zot © Damiano Andreotti
Beppe Braida © Damiano Andreotti
Max Casacci © Damiano Andreotti

Fortunatamente, l'ostinazione e l'ambizione, unita ad una buona componente di sana ribellione volta al sovvertimento delle consuetudini che regolano la vita della tranquilla città di Biella dove Damiano vive, portano il giovane aspirante fotografo a Milano aprendogli le porte dell'accademia!

Il periodo dei miei studi è stato molto importante! Durante gli anni di accademia ho imparato due cose fondamentali: quali sono le regole del gioco e conseguentemente come poterle aggirarle!
Ho da subito intuito che se volevo creare qualcosa di nuovo e che fosse veramente espressione del mio essere più intimo avrei dovuto padroneggiare alla perfezione la tecnica così da poterla demolire e riplasmare a mio solo gusto e piacimento.
Adesso, che quegli anni sono distanti, non solamente in un'accezione temporale ma forse e soprattutto in un'ottica esperienziale, cerco di gestire le regole fotografiche secondo le sensazioni che mi provengono dal soggetto che ho davanti all'obiettivo.

Keith Middleton © Damiano Andreotti

Amo il ritratto perché è un genere fotografico estremamente complesso che richiede una maturità di un certo peso così come il bianco e nero che rappresenta la sintesi!
È molto più difficile essere sintetici che prolissi. Spesso sono cauto riguardo le scelte stilistiche che regolano i miei set anche se ricevo molte richieste da clienti considerati tradizionali che ricorrono al mio punto di vista innovativo per scompaginare i canoni fin allora seguiti.

Alessandra Prandi © Damiano Andreotti
Michelangelo Pistoletto © Damiano Andreotti
Keith Middleton © Damiano Andreotti

Mi sono da sempre lasciato guidare ed ispirare dal contatto umano con le persone che fotografo: questo imprescindibile aspetto ha predominato sugli altri perché innesca quella chimica che permette di lavorare al meglio! Una volta steso il fondale e decise le luci, per me conta moltissimo l'empatia diretta con il soggetto che si trova dall'altro lato delle mie lenti: l'espressione che vedo trasparire attraverso il mirino, nel volto e nei gesti di chi sto fotografando mi conferisce la sensazione epidermica che ciò che sto inquadrando appartiene veramente a quel soggetto e non rappresenta una sofisticazione dovuta al fatto che, le persone che varcano le porte di uno studio fotografico troppo spesso si sono già preparate una parte da recitare.
Sono alla costante ricerca delle sotto-trame: mi piace lavorare a livelli stratificati!

© Damiano Andreotti


Oggi uso prevalente la nuova Nikon D850 che è una macchina fotografica eccezionale dotata di una gamma cromatica stupefacente che non sarà eguagliata per moltissimi anni. Per i miei ritratti la abbino al Nikkor 70-200 2.8 per variare i tagli secondo come si muove il soggetto ed al Nikkor 105 mm (f) 1.4 posizionando il fuoco sull'occhio del soggetto salvo che il viso presenti dei dettagli che ritengo maggiormente pregni di significato!
Una peculiarità incredibile della D850 mi ha costretto ad aumentare la profondità di campo usando diaframmi più chiusi rispetto a quelli che usavo in passato: la risoluzione e l'incisione che il file restituiscono sono a tal punto perfetti ed il dettaglio è talmente nitido che quando lo si va a sfocare sembra quasi che la profondità di campo sia accorciata.



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