Intervista a Giorgia Carena

A cura di: Edoardo Falletta



All'interno degli album che custodiscono le fotografie delle nostre vite sono spesso raccolti meravigliosi viaggi che ci portano ad esplorare anfratti nascosti e sconosciuti. Sono queste esplorazioni del mondo conosciuto che ci conducono inesorabilmente alla scoperta delle nostre passioni e di sentimenti spesso sopiti.

Giorgia Carena è tutto questo: un vorticoso viaggio fatto di scatti rubati ai confini del mondo ed al contempo meticolosa ed attenta dispensatrice di luce nello stretto spazio di uno studio fotografico.

Entusiasmo, passione ed amore per l'estetica della fotografia nascono in Giorgia sulle pagine di vecchi e polverosi album, all'interno dei quali, un nonno sapiente ed attento calligrafo, conserva con scrupolo immagini di famiglia. Ed è proprio in un contesto accogliente ed affettuoso che Giorgia matura l'interesse per le piccole e lucide leve delle macchine fotografiche analogiche.

Mia zia era una fotografa alla quale oggi faremmo riferimento come amatoriale-evoluta: verso la fine degli anni '70 andavamo insieme a fotografare i fiori oppure guardavo affascinata la composizione dei ritratti che adorava impostare e curare fin nei minimi dettagli

Ed è così che la fotografia comincia ad essere parte intrinseca e pregnante nella vita di Giorgia: alla prima Polaroid seguono i set allestiti in casa dove, a sfilare davanti al piccolo e rotondo obiettivo sono i membri della famiglia: il fratello che viene impiegato nei primi esperimenti e la mamma che con pazienza attende che la composizione sia approvata dalla giovanissima fotografa.

Sono sempre stata fortemente attratta dalle persone ed era perciò logico che rivolgessi la mia attenzione ai volti, nella creazione di quelli che erano le prime prove di ritratti. È poi seguita una fase che oggi riconosco come molto canonica e tradizionale. È infatti il momento delle lunghe serie di vestiti stesi al sole e delle biciclette abbandonate lungo i muri della città!

Ma è il primo lavoro che spinge Giorgia ad esplorare una dimensione fino allora sconosciuta.

Assunta da un’agenzia investigativa che si occupava prevalentemente di spionaggio industriale, ho dovuto affinare tecnica e rapidità! Non badavo né a composizione né tanto meno all’aspetto artistico ma devo confessare che, a distanza di tanti anni, ho ritrovato alcuni negativi dai quali ho potuto appurare l’attenzione che stava emergendo nella cura del dettaglio!
Questo impiego mi ha insegnato veramente molto: uno degli aspetti salienti riguarda certamente il reportage e la street-photography; grazie all’abilità acquisita sul lavoro ero capace di nascondermi ovunque: sulle strade questo è un grandissimo vantaggio!

Una tela variopinta, fatta di tante sfumature sulle quali creare una tavolozza di diverse espressioni è ciò di cui Giorgia ha bisogno. Vivendo anni di pura sperimentazione, la tecnica non ha imbrigliato le sue peculiarità naturali ma, anzi, le ha spinte verso una conoscenza più profonda, fatta di espressioni maggiormente incisive e sicure di sé.

Ho avuto la grande fortuna di poter sperimentare moltissimo in camera oscura durante gli anni universitari. Ma la grandissima svolta avviene grazie all'incontro con il docente Nikon School Piero D'Orto: è infatti lui che mi apre le porte di un mondo misterioso fatto di luci e teli

Con la sempre fedele Nikon Df appesa al collo è l'inizio della fotografia vissuta con attenzione e metodo all'interno della quale dosare con sapienza riverberi ed ombre, diventando così ideale e guida nonché essenziale spazio all'interno del quale muoversi.

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