Tomatina di Buñol

A cura di: Alessandro Vargiu

Ho sempre avuto un debole per la Spagna, per le sue feste popolari, sia per quelle religiose dalla tradizione antica, sia per quelle pagane e più giovani come questa che sta per iniziare, la Tomatina di Buñol.
La tradizione della festa risale al 1945 quando alcuni ragazzi, si narra, cominciarono una rissa nella quale volarono pomodori di una bancarella lì vicino. Era il giorno della festa del santo patrono e da quel giorno, per gioco, nel paese hanno deciso di ripeterla ogni anno. La Tomatina dovette interrompersi per alcuni anni a causa della dittatura di Francisco Franco per poi riprendere con più energia, come spesso accade per le cose proibite.

Arrivo a Bunol il giorno prima dell’evento e trovo un paesino di circa 9000 abitanti, che sembrano conoscersi tutti. Il paesino è attraversato da un fiume ed è plasmato a più livelli dalle colline tra le quali spuntano le case basse, il quartiere antico e un castello in alto. Gli abitanti stanno già coprendo le facciate delle case con dei tendoni blu, tanto grandi da dare alla strada principale un aspetto surreale, quasi teatrale.
Sono attese decine di migliaia di persone da ogni parte del mondo e il piccolo paese è tutto in fermento.
Mi diverto a scattare qualche foto alle persone che sbucano tra gli enormi teli blu, togliendo altri elementi dall’inquadratura, sembrano fluttuare in uno spazio indefinito.

Ho portato con me due fidate fotocamere, la Nikon Z 6 e la ZfC rispettivamente con il 28-75mm 2.8 e con il 28mm fisso 2.8,. Nonostante abbia acquistato alcune fodere impermeabili, ho deciso di proteggere da me le fotocamere per una migliore praticità e sensibilità con tasti e ghiere. Ho usato della pellicola trasparente che si usa per gli alimenti e del nastro adesivo, si rivelerà sufficientemente efficace ma ammetto che fosse una soluzione un pó precaria. Insomma….. non fatelo a casa :)

La mattina seguente mi sveglio presto , ritiro l’accredito stampa e comincio a girare con la fotocamera mentre una marea umana e colorita da ogni parte del mondo inizia lentamente a riempire le piccole strade di Buñol. Incontro un fotografo spagnolo che quasi ogni anno viene a fotografare la Tomatina.
Eduardo, questo è il suo nome, mi da alcune raccomandazioni utili per riuscire nel mio intento ma mi anticipa: 'sarà difficilissimo, arriveranno pomodori da tutte le parti e le fotocamere saranno coperte di salsa di pomodoro nel giro di pochi minuti'. Poco rassicurato, ma speranzoso nella mia copertura fai da te, saluto Eduardo e mi immergo nella mischia.
La Tomatina inizia con un buffo rituale; un prosciutto viene fissato in cima di un palo alto come un palazzo di tre piani.
Il palo viene cosparso di sapone e la Tomatina inizia quando il prosciutto viene raggiunto o quando sono scadute due ore dall’inizio dei tentativi.
La battaglia inizia quando si sente un forte botto che sembra di cannone. I camion pieni di pomodori e di ragazzi del paese cominciano a scendere lentamente dalla strada e a bombardare letteralmente i partecipanti creando un caos di colore rosso tutt’intorno. Di colpo tutto sembra un’opera teatrale oppure un sogno tanto è irreale.
Migliaia di persone variegate per provenienza ed età si combattono a colpi di pomodoro o di quel che ne rimane col sorriso sulle labbra e con una gioia infantile e bellissima.

Eduardo aveva ragione, le fotocamere sono già piene di pomodoro dopo pochi secondi, tanto che devo pulire la lente in continuazione con il panno e la maglietta, che ovviamente sono inzuppati di pomodoro. Scatto fotografie intuendo le inquadrature nel mirino offuscato ma tutto cambia , si muove, si sovrappone velocemente e quando mi sembra di aver intuito la foto giusta , mi arriva un pomodoro in faccia o peggio, sulla fotocamera. Per rendere ancora più difficile il lavoro, scopro qualcosa che non sapevo, gli abitanti di Bunol si divertono a bagnare la gente con getti o secchiate d’acqua.
Di colpo sento un getto continuo sulla testa, alzo lo sguardo e vedo un anziano sghignazzante sul suo balcone che mi ha preso di mira. Provo a lanciargli un pomodoro ma niente, è troppo in alto… ha vinto lui.

La battaglia dura un’ora, che sembra lunghissima, un’ora di follia in cui tutti tornano bambini e non pensano ad altro. Alcuni tirano pomodori a caso , altri prendono di mira specifiche persone, ingaggiando veri e propri duelli. La battaglia termina quando si sente il secondo botto, allo scadere dell’ora. Il dopo battaglia sembra un fiume tutto rosso con persone immerse e gioiose. Chiedo a qualcuno dei partecipanti di potergli scattare una fotografia, in queste situazioni non ordinarie sono tutti ben felici di farsi fotografare

Torno in albergo per lavarmi e per scaricare le fotografie, sinceramente temevo che non ne fosse venuta neanche una di buona tra lenti sporche di pomodoro e mirino offuscato dal quale era difficile comporre e mettere a fuoco, per fortuna mi sbagliavo. Invio una selezione all’agenzia con cui collaboro; Mondadori Portfolio e vado a mangiare una buona Paella ripensando al tutto che ora mi sembra solo un coloratissimo bel sogno.


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