Paesaggi

Senza macigni sul cuore

Cosmo Laera

Un compendio di molti viaggi in Italia. Un insieme di paesaggi, noti o estranei. Senza nome, sospesi, con figure che indicano a volte la direzione per lo sguardo. Cromie delicate, invase dalla luce, che uniformano l’universo scelto. A Milano, fino al 9 gennaio 2016, la Galleria Monopoli presenta la mostra di Cosmo Laera, dal titolo Senza macigni sul cuore. Come scrive la curatrice, Giovanna Calvenzi, «il viaggio inizia con un’immagine di un magnifico colonnato. Non importa sapere dove sia. Al centro della composizione un osservatore o un’osservatrice osserva, esercita - come si dice spesso in fotografia - lo sguardo.
 


© Cosmo Laera
 

Nonostante le apparenze Cosmo Laera disattende la lezione della storia della fotografia che prevede la presenza umana come misura dello spazio: nelle immagini successive le sue “presenze”, infatti, mettono in scena il guardare, recitano per il fotografo - e quindi per noi - un invito ad apprezzare gli straordinari paesaggi italiani che Laera censisce. Paesaggi importanti ma anche vedute di luoghi senza storia, nobilitati dalla rilettura fotografica. Ancora una volta non importano le connotazioni geografiche o le didascalizzazioni e nel tempo sospeso della fotografia le sue possibilità di interpretare la realtà esercitano sui luoghi più diversi una raffinata operazione di trascrizione.
 


© Cosmo Laera
 

Gli attori di Cosmo Laera viaggiano da nord a sud, da est a ovest, attraversano le ore del giorno e osservano, presenze fedeli che il fotografo guida con sapiente regia e che sottolineano dove dobbiamo direzionare lo sguardo. È una dichiarazione di intenti, esplicita e diretta. In un gioco di rimandi noi osserviamo l’osservatore e il piacere della contemplazione raddoppia: in un mutuo scambio di attenzione il paesaggio sembra guardare chi osserva e noi diventiamo testimoni volontari di un intrecciarsi di tensioni. La fotografia di Cosmo Laera utilizza un linguaggio asciutto, rispettoso, che altera delicatamente le cromie per rendere univoca, nelle differenze di tempo e di luoghi, la visione.
 


© Cosmo Laera
 

Le minuscole presenze all’interno dei grandi paesaggi sono al tempo stesso comparse e protagonisti, segnano l’intenzione dell’autore di invitarci a guardare, di diventare anche noi, davanti alle sue immagini, osservatori “professionisti” di quanto ci circonda. Il viaggio si compie con lentezza, di quadro in quadro, attraverso una visione che non si concede equilibrismi estetici e che tutt’al più si permette qualche inquadratura dall’alto. Come accogliendo l’invito contenuto in una nota riflessione di Italo Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”».
 


© Cosmo Laera
 

Scrive per l’occasione Giuseppe Goffredo: «Alle spalle, alle nostre spalle, c’è chi scrive sulla nostra schiena il suo messaggio. Mentre i nostri occhi guardano. La vista di quello che guardano si scrive dietro le nostre schiene. Il tutto visto trapunge. Sbuca ir-resiliente nei nostri occhi. Noi vediamo il paesaggio che ci vede. Ci incide. Ci scolpisce. Ci colpisce con la vista della sua luce. Scritto. Riscritto. Dietro noi. Vergato prima della nascita. Esso ci sorveglia. Padre e Madre. Spazio e Tempo. Esso ci scrive nostro malgrado.
 


© Cosmo Laera
 

Nella fotografia di Cosmo Laera è questa la prospettiva a specchi, di chi dentro il quadro è presente di spalle, si allunga nella sequenza di chi è fuori e a sua volta guarda il luogo del quadro. Getta nello sconcerto chi non sa pensare più i luoghi, ma che pur sempre dai luoghi è pensato. Ne viene che l’altro da sé non può non sottrarsi alla sua pre-esistenza che presuppone e no, la stessa presenza umana, la sua storia, la sua civiltà. Il crinale è scosceso come il male e la rovina perpetrata dai tempi attuali sui luoghi del paesaggio. L’animo distruttivo e vigliacco. Sicché il terrore e l’angoscia si insinuano nell’animo di chi ha rotto il patto, ha disubbidito, si è allontanato. Lo sguardo del paesaggio padre appare toccato. Ir-resiliente: questa mi pare la cifra ultima che Cosmo Laera vede.
 


© Cosmo Laera
 

Fotografia dopo fotografia cresce in noi l’inquietudine. La cifra estetica e percettiva, proposta. Il patto infranto con la natura, con le città, con la moderna esistenza quotidiana di ognuno. In ogni quadro dentro e fuori, in luoghi riconoscibili o meno, Laera lascia traccia del turbamento. Il Disastro e la responsabilità. Mentre il paesaggio appare in ogni fotogramma intatto. Statico. I personaggi come nei quadri di Friedrich, messi di spalle, fuori e dentro i luoghi, ci raggiungono con la loro inquietudine. Ma su loro, di schiena, su noi, davanti al Paesaggio, il messaggio dell’altro è scritto in modo inequivocabile. Svela l’irrimediabile cui non possiamo sottrarci. Il destino che da tempo ci stiamo giocando. Il ritorno ab origine e/o l’ir-resilienza.
 


© Cosmo Laera
 

Chi è

Cosmo Laera è nato ad Alberobello. Inizia il suo rapporto con la fotografia da giovanissimo avviando la carriera artistica e professionale nella sua terra d’origine dove sviluppa progetti come curator di mostre, festival e rassegne internazionali. Contemporaneamente prosegue la sua ricerca fotografica sempre più incentrata sul rapporto tra visione e territorio. Le sue opere sono esposte in gallerie e istituzioni in Italia e all’estero. Insegna fotografia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.

Per saperne di più:
www.cosmolaera.it

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