Lorenzo Lipparini

A cura di:

Le forme del paesaggio

Le foto, come espressione di uno sguardo personale, come modo di "esporsi" di persona, come modo di permettere agli altri di leggere, attraverso il mio punto di vista, di geologo e di appassionato di viaggi, le forme dei paesaggi che ho cercato e ho attraversato. Solo poche parole di introduzione che vogliono scorrere silenziose accanto alla galleria di foto, che vogliono restare come note scritte a matita sul retro, come invito a percorrere questo itinerario.
Lo sguardo, attraverso la magia dello scatto fotografico, come finestra del mondo su se stessi, e come specchio della propria essenza e particolarità, di ciò che con il tempo si è imparato a essere: una verifica continua, una conferma di essere lì, di essere allo stesso tempo al proprio posto e altrove, e la sensazione unica che a volte si prova viaggiando, di essere per davvero a casa propria.
Ma il percorso di questa galleria parte da un passato diverso e più antico, meno "umano", dalla storia scolpita e non scritta dei milioni di anni, dalle forme del paesaggio, dai ricami e dai traumi della geologia, dal raccontare il passato attraverso la fine delle spirali di una conchiglia. Così visibile, questa storia, per un occhio abituato a vederla, anche tra il fiato sospeso di spazi infiniti, tra il loro donarsi prezioso e distante, come le mani esperte di un alpinista indagano e sospettano la tenuta di una scaglia di roccia.
Il viaggiare come ricerca, il paesaggio come immaginazione. La ricerca delle forme poetiche del paesaggio, attraverso il piacere di attraversare i luoghi, di instaurare dei rapporti, non esclusivi ma "concentrati", con i grandi spazi. La cultura geologica e l'amore per la natura, come chiave di lettura, come strade immaginate che aprono scorci attraverso il curioso disegno del mondo.

Essere mare ho veduto là dove fu solida terra,
vidi la terra formata dal mare; e lontano dall'onde
giacquero conche marine, e di sopra le cime dei monti
àncore vecchie trovaronsi; il corso dell'acque nel piano
scavò le valli e la piena portò le montagne nel mare:
langue la terra palustre, dov'erano aride sabbie,
e paludosi ristagnano luoghi riarsi di sete.
Qua nuove fonti dischiude natura, colà le dissecca,
e quanti fiumi saltarono fuori per vecchi tremuoti
dell'universo o fermarono il corso con chiuse le vene!

Ovidio, Metamorfosi

Il sublime che traspira, laico, dalle forme delle rocce e dal tempo geologico che gli scorre dentro. La natura che accoglie la tua curiosità, te la riflette attraverso i colori degli orizzonti, delle luci dell'alba, delle foschie e delle calure, attraverso manciate di sabbia che ti scorrono intorno, o luminosi cristalli che restano nascosti tra la polvere.

Dalla muta distesa delle cose deve partire un segno,
un richiamo, un ammicco:
una cosa si stacca dalle altre con l'intenzione di significare qualcosa…
che cosa?
se stessa, una cosa è contenta d'essere guardata dalle altre cose
solo quando è convinta di significare se stessa e nient'altro,
in mezzo alle cose che significano se stesse e nient'altro.

Calvino, Palomar

È la curiosità, gentile, quella scientifica del naturalista ispirata dai mie geni, quella tecnica inspirata dal lavoro di ricerca, dall'esplorazione della terra e dei mari, e il piacere di sentire i propri passi scricchiolare rispettosi e ostinati su un sentiero di montagna, guadagnarsi col proprio giusto ritmo le viste magnifiche, la comprensione dei paesaggi intorno, e la poesia che questi ispirano, i richiami e il passato che raccontano, la dimensione reale del nostro sguardo sugli spazi che ci ospitano.

E sempre, accanto a ciò, la coscienza e la morale come chiave per poter fotografare il riflesso delle stelle in un lago, appassionandoci al motivo che ci tiene in viaggio, senza nasconderci che un ramo caduto "per sbaglio" nell'acqua non cancella le stelle ma strappa la foto dei nostri istanti dall'esistenza, lascia delle immagini confuse che solo il tempo rende quiete. Ma un ramo caduto cambia per sempre la storia del mondo, non solo del nostro, che è fatta dei mille piccoli particolari messi insieme magistralmente dai vizi e dalle virtù del caso, che gioca divertendosi sui numeri di poche leggi naturali.
Infine, per avvicinarsi agli sguardi degli altri, così difficili da catturare e penetrare senza ritrovarcisi dentro, spettinati e con la macchina fotografica in mano, propongo alcune foto in bianco e nero, che questa volta, attraverso le forme dei "nostri paesaggi" e seguendo le volte della stazione di Milano, ne lasciano immaginare le esistenze e i suoni e ne raccontano in parte la storia.

Nota biografica
Lorenzo Lipparini, 31 anni, romano, di professione geologo impegnato nella ricerca petrolifera, viaggia spesso all'estero per piacere e per lavoro. Da sempre è appassionato di viaggi e di fotografia, come mezzo per catturare e raccontare sensazioni, come testimonianza e sintesi delle forme naturali e poetiche del paesaggio viste con gli occhi "scientifici" del geologo, cercando e rilevando tracce e chiavi di lettura che creano significato e a volte risposte alla storia della terra, e per riflesso illuminano il nostro sguardo.

Inviati speciali:
Lorenzo Lipparini Vanni Stroppiana

Metodi di pagamento: