La solita vecchia sorprendente Africa

A cura di: Diego Giusti

Ho guardato paesaggi mozzafiato immersi nei tramonti rosso fuoco venati di indaco, ho ammirato le albe tra il rosa e il verde, stupendomi per il cielo stellato e profondo di notte...

Stanco delle solite capitali, dei medesimi palazzi, dei volti sempre uguali, delle noiose abitudini quotidiane, quest’anno ho deciso di partire alla scoperta dell’Africa. Animali, vegetazione, persone, usanze e culture antichissime, sono da scoprire e fissare nell’occhio della propria Nikon.

Dell’Africa se ne sente parlare nei documentari e dalle persone che l’hanno visitata, ma vederla di persona è un’altra cosa: l’emozione si è fissata visibilmente in ogni mio scatto.
Mi affido a organizzatori italiani, ormai diventati abitanti del luogo, e dopo svariati preparativi eccomi pronto per la partenza insieme alla mia ragazza Alessandra e alle mie Nikon D3s e Nikon D800.

All’apertura delle porte dell’aereo a Lilongwe, capitale del Malawi, le fragranze tipiche del continente africano hanno risvegliato il mio senso olfattivo. Sceso a terra ho percepito l’abbraccio del caldo cuore africano.

Un Land Cruiser mi aspettava per dare inizio al viaggio-avventura. “Safari” nella lingua swahili significa semplicemente “viaggio”, sia esso fatto a piedi, in auto o in barca.

La prima meta è stata il Liwonde National Park, uno dei parchi nazionali più famosi del Malawi, situato nel centro-sud del paese, lungo il fiume Shire.
Questo nasce dal lago Malawi, del quale è emissario, e attraversa la regione meridionale percorrendo 402 km fino a giungere in Mozambico, dove si getta nello Zambesi.
Entrati nel parco, ho avvistato numerose specie di antilopi e gruppi di elefanti. L’emozione si è fatta eccitazione e voglia di realizzare i primi scatti.
Il fiume Shire era una opportunità troppo ghiotta per non realizzare un safari in barca. Scivolando sull’acqua ci è apparsa la vita degli animali nella loro quotidianità, restando quasi indisturbata dal nostro passaggio: l’abbeverata degli elefanti e il loro bagno per rinfrescarsi, l’immobilità dei coccodrilli al sole per riscaldarsi, i nasi e le orecchie fuori dall’acqua degli ippopotami che così si riparano dalla calura ed evitano che la loro pelle si screpoli.

Il Liwonde National Park è anche una IBA (Important Bird Area): sono infatti le specie di volatili che popolano questo splendido paesaggio a fare da cornice alla vita degli animali sulla terraferma e nell’acqua. Di fronte ai gruccioni, ai martin pescatore, o alla ghiandaia marina petto lilla, davanti alle aquile nelle loro pose usuali e nei loro acrobatici voli, la foto diventa un imperativo, armato della mia fedelissima reflex Nikon.

Seconda meta rilevante del viaggio è stata Senga Bay, piacevole baia tra villaggi di pescatori, sulle rive del lago Malawi. Il lago ci è apparso immenso: spiagge, rocce granitiche a delimitare anse e baie, acque cristalline… Sembrava proprio di essere al mare! È una delle riserve di acqua più grandi al mondo ed è popolato da circa mille specie di ciclidi. Qui sono presenti più specie di pesci di quante se ne trovino in Europa e Nord America insieme! Alle sue spalle si trova la Senga Hill Forest Reserv, una foresta a picco sul lago.

Alloggiavamo in una casa sulla spiaggia, vicino ai villaggi dei pescatori. La gente del posto è stata molto accogliente e i bambini sempre intorno.
A Senga, chiacchierando del più e del meno con le persone del luogo, ho conosciuto il figlio del capo villaggio, il quale ci ha offerto una occasione fuori programma: con la sua barca ci ha traghettato fino all’isola Boadzulu, che si erge proprio davanti alla baia ed è esclusivamente popolata da cormorani e fish eagle. Nella breve traversata il mio obiettivo è rimasto ipnotizzato dalle tipiche canoe dei pescatori locali e dalla loro, per noi inusuale, tecnica di pesca.

Le grida delle aquile pescatrici, i pescatori a bordo delle imbarcazioni ricavate dai tronchi d'albero i cui profili si stagliavano contro il tramonto, la calda e sonnolenta atmosfera del lago, invitavano al rilassamento più totale.
 


In Africa i giorni sembrano trascorrere più velocemente… Vuoi per la vacanza in sé, con tutto quello che c'é da osservare e conservare nel cuore (e nell’obiettivo!); vuoi per il rapido passaggio tra il dì e la notte con i suoi tramonti brevi, intensi e spettacolari; vuoi perché nulla viene a noia e ogni attimo nasconde una sorpresa; vuoi infine per la buona compagnia e per l’organizzazione perfetta e senza imprevisti.

Destinazione successiva è stato lo Zambia, paese confinate con il Malawi. Qui ho trovato il South Luangwa National Park, un incantevole ecosistema e uno dei santuari più importanti al mondo per la salvaguardia di molteplici specie animali: zebre, elefanti, scimmie e bufali ai quali si aggiungono predatori come leoni, sciacalli e iene. Non ultimo, e relativamente semplice da avvistare, il leopardo. Il parco, inoltre, ospita due rarità endemiche: la giraffa di Tornicroft e lo gnu di Cookson. È anche un paradiso dal punto di vista ornitologico, popolato com’è da oltre 400 specie di uccelli: una “pacchia” per il birdwatcher.

Durante il pernottamento in Zambia abbiamo utilizzato delle tende predisposte dall’organizzazione, non senza qualche sorpresa notturna. Una tela sottile, infatti, mi separava dal mondo naturale che faceva sentire la sua presenza: l’aria era piena di sussurrii che animavano la fantasia e che mi caricavano di emozioni per quello che mi aspettava il giorno seguente.

La notte infatti è l’habitat dei maggiori predatori come leoni, leopardi, iene, civette e genette, e il South Luangwa National Park permette questa straordinaria avventura e scoperta, durante la quale il safari si tinge di più intense emozioni e, non nego, di qualche attimo di paura.
Se dovessi riunire in una sola parola cos’è per me l’Africa direi senz’altro “stupore”: è infatti lo stupore a suscitare forti emozioni, meraviglia e non di rado commozione.

Ogni safari, così come ogni altro momento, è stato un full-immersion nella naturalità della vita: in mezzo a tanti e tali animali così vicini che sembrava di toccarli. Ho guardato paesaggi mozzafiato immersi nei tramonti rosso fuoco venati di indaco, ho ammirato le albe tra il rosa e il verde, stupendomi per il cielo stellato e profondo di notte, finalmente libero dall’inquinamento ottico. Ho guardato oltre il visibile per trovarmi solo davanti a me stesso.

Un grazie di cuore va ad Alessandra che ha condiviso con me questa esperienza entusiasmante e agli organizzatori del viaggio, ovvero all’Africa Wild Truck. Con la loro professionalità hanno saputo renderci parte integrante della quotidianità della natura africana.
Tornato in Italia, sono stato preso anch’io da quella strana sensazione di nostalgia che si manifesta subito per questo continente: “La solita vecchia sorprendente Africa”. Rimane in fondo all’animo il desiderio di tornarci, che si manifesta immediatamente appena lo si lascia: lo chiamano “mal d'Africa”.

TECNICA FOTOGRAFICA
Sono partito con un bagaglio fotografico stracolmo di attrezzatura!
Non mi succede per le altre cose, ma per la fotografia ho sempre il timore di essere impreparato. Solo alla fine del viaggio mi sono accorto di aver usato la metà di ciò che mi ero portato.
Fotografando sempre sopra la jeep, obiettivi grandangolari non sarebbero stati idonei, per cui sulla D3s ho preferito montare l'AF-S Nikkor 70-200 f/2.8G VR con il duplicatore 2x.
Per gli animali più piccoli, invece, come uccelli e rettili, ho usato la Nikon D800, il mio secondo corpo macchina, così da poter usufruire al meglio dei suoi 36 megapixel.
La regolazione della macchina fotografica, impostata principalmente sulla velocità di scatto, mi ha reso possibile congelare ogni istante.
Ma tutto questo non basta se non si impara a conoscere gli animali e le loro abitudini. Nei brevi giorni del viaggio non è stato del tutto possibile, ma ogni scatto è stato il frutto dell’ascolto di coloro che ci hanno accompagnato e degli esperti dei parchi.

www.fotoquadricromia.it | www.diegogiusti.it

Metodi di pagamento: