Nepal, tra sogno e realtà

A cura di: Stefano Messere

Annapurna Trekking Conservation Area, luogo unico dove il tempo sembra essersi fermato. Il percorso si snoda tra i villaggi che conducono a Manang, ultimo baluardo prima di affrontare il passo Thorong-la situato a 5.416 m.

Ciò che mi ha spinto ad affrontare questo trekking di quasi 25 giorni, non è solo l'amore per la montagna che nutro fin da piccolo, ma la passione per la fotografia, quindi la voglia di conoscere e documentare un luogo per me nuovo, lontano dai nostri schemi di vita. Il miglior modo per trasmettere le emozioni è fotografare la vita quotidiana delle popolazioni ubicate in luoghi remoti, accessibili solo dopo diversi giorni di cammino.

I partecipanti a quest'avventura hanno trasportato a spalla più di 15 Kg di attrezzatura, per 20 giorni e senza l'aiuto di alcun abitante locale. Una scelta dettata dalla volontà di sentirsi più liberi e indipendenti, ma nello stesso tempo vincolante per quanto ha riguardato l'apparecchiatura fotografica.
L'obiettivo del viaggio era realizzare un reportage sulle popolazioni locali, che offrisse un'idea precisa di come queste vivono e di come si svolge la loro giornata.
 

La gente è stata cordiale ma non sempre disposta a farsi fotografare, un po' per ritrosia un po' perché pretendeva in cambio del danaro (compromesso che non conviene quasi mai accettare). In parte ho quindi raggiunto il mio scopo, in parte no.
Il viaggio è stato un salto indietro nel tempo: uomini che coltivano la terra con l'ausilio dei buoi; donne che trasportano sulla schiena carichi enormi, forse più di alcuni Sherpa; bambini sempre sorridenti a volte raccolti in gruppo dietro un muro di cinta a guardare l'unica televisione del paese, o a farsi due ore di cammino per andare a scuola.

Diversa la situazione nella capitale Katmandu, dove la povertà assoluta di alcuni e la ricchezza di altri contrastano fortemente. Restare nei luoghi consigliati dalle guide turistiche, non aiuta a capire quali siano le reali condizioni di vita. Personalmente ho preferito andare più lontano, inoltrandomi a piedi per l'intera giornata dove il normale turista non si spingerebbe mai. Ciò che ho visto, potrebbe non piacere alla maggior parte della gente, ma è la pura realtà.
 

La morte e la vita, nelle zone periferiche della capitale, sono una consuetudine. La sporcizia è ovunque. Stranamente ci si abitua in fretta a questo stato di cose. Qualcuno afferma che nelle zone destinate al trekking, i locali stiano peggio e siano più poveri. Personalmente non sono d'accordo: hanno poco ma più di chi in città è costretto a cercare qualcosa da mangiare nelle fogne a cielo aperto o, per assurdo, a rubare dal povero sdraiato a terra mentre dorme.
Sono soddisfatto di questa esperienza di vita, delle scelte che ho fatto e condiviso con chi mi ha accompagnato, dei bellissimi ricordi documentati con immagini preziose. Ogni singolo scatto resta impresso nella mia memoria.

L'attrezzatura comprendeva una Nikon D700 corredata da un AF-S Nikkor 24-70mm f2.8G ED e un AF-S Nikkor 70-300mm f/3.5-5.6G VR, due batterie e accessori vari quali filtri polarizzatori, cavalletto e kit per la pulizia.
 

Questo si è rivelato utilissimo data l'enorme quantità di polvere che si trovava nel luogo. Avrei preferito portare con me anche il AF-S Nikkor 70-200mm f/2.8G ED VR II ed il l'AF-S Nikkor 14-24mm f/2.8G ED ma avrei aumentato considerevolmente il peso dello zaino.

La conformazione della catena montuosa, associata al periodo (novembre) della nostra visita, offriva una buona luce. Generalmente eravamo in ombra. Solo nelle ore centrali della giornata, il sole ormai alto non offriva i migliori contrasti e le migliori condizioni di luce. L'uso del polarizzatore non è sempre stato indispensabile ma ha avuto la sua utilità quando l'intensità della luce smorzava e appiattiva troppo i colori.
Ho lavorato generalmente in priorità di diaframma, ma all'occorrenza il manuale e la priorità dei tempi, sono stati necessari. Il mio consiglio a chi volesse affrontare questo trekking con l'obiettivo di fare fotografie, è di utilizzare un “portatore”: ciò renderà le giornate meno faticose e ci si sentirà più liberi e veloci di cogliere le situazioni fotografiche migliori.

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