Belgrado, capitale da riscoprire

A cura di: Dino del Vescovo

Le vie del centro, i fiumi Sava e Danubio, i parchi, le piazze, i negozi, i monumenti e le chiese. Belgrado, capitale della Serbia (un tempo della ex Jugoslavija), è di nuovo una città giovane, pulsante, piena di vita.

Per troppo tempo dimenticata e ostaggio di luoghi comuni, Belgrado (serbo latino: Beograd, serbo cirillico: Београд), con oltre un milione e mezzo di abitanti, torna a essere capitale europea, città ricca di storia e tradizioni, punto di incontro fra Occidente e Oriente.
Dal 300 a.C., quando i Celti la fondarono e le diedero il nome di Singidunum, a oggi, la metropoli serba ha alternato fasi di benessere ad altre di oscurità, periodi di pace a momenti di grande instabilità interna ed economica.
I due grandi fiumi che la attraversano, la Sava e il Danubio, e che convergono in uno dei punti panoramici (fotograficamente) più suggestivi della città, le hanno riservato sempre un ruolo di prim'ordine nelle ambizioni espansionistiche dei popoli antichi.
Ottomani, Unni, Sarmati, Ostrogoti, Avari e infine Slavi, Bizantini e Ungheresi: una infinità di abitudini e culture che, mescolandosi fra loro, hanno consegnato alla storia una città dai mille volti, capace di offrirsi al turista in tutto il suo fascino e le sue contraddizioni, il suo magnetismo e il suo essere mai monotona.
 


Belgrado, oggi, è finalmente una città viva, dinamica, giovane.
Un luogo che giorno dopo giorno riconquista ciò che ha perso negli anni bui della guerra del Kosovo o nei bombardamenti Nato del 1999, una “bella signora che lentamente rimette insieme i pezzi per il suo maquillage”.
Belgrado offre nuove possibilità di svago e divertimento, al pari di altre capitali europee, una gioventù frizzante e sensibile alle mode, una infinità di locali notturni, di ristoranti e club galleggianti (i serbi li chiamano “splavovi”, serbo cirillico: сплавови) e una cucina che unisce alle prelibatezza balcaniche le antiche tradizioni turche.
Dalla pljeskavica (hamburger di maiale e agnello, speziato e servito dentro un panino) al baklava (dolce di chiara derivazione turca), fino al burek (pizza rustica ripiena di carne, funghi o formaggio) e alla palačinka (la nostra crêpe ma condita con crema al cioccolato e biscotto Plazma grattugiato): i panifici-rosticceria (in serbo “pekare”, serbo cirillico: пекаре) offrono questo e anche di più. Per il piacere di abitanti e turisti che vogliano passeggiare per la città gustando le specialità locali, per noi italiani (ancora) decisamente “low cost”, sposando la filosofia del “take away”.
Una città con simili presupposti si rivela ottima alleata di fotografi e appassionati di fotografia. Questi, una volta giunti al suo interno, potranno puntare l'obiettivo sulle sue bellezze architettoniche, sui monumenti storici e moderni, sulla sua fortezza, sul quartiere bohémien, sulle chiese ortodosse (belle fuori e bellissime dentro), sui due fiumi che, di giorno e di notte, regalano panorami mozzafiato. E anche sulle sue attrezzatissime e inattese spiagge.
Di queste, vale la pena menzionare Ada Ciganlija, il “mare dei belgradesi”, il luogo dove durante la bella stagione si fa il bagno, si balla, si va in windsurf, in moto d'acqua, in barca, si gioca a basket e a golf, si va in bicicletta, si sfreccia sui pattini e si fa anche lo struscio, di giorno e di notte.

Io, Belgrado, la conosco bene. Ci torno diverse volte l'anno, con la bella e la “brutta” stagione e quasi sempre scorgo particolari che mi sono sfuggiti la volta precedente.


In questo Nikon Life vi mostro alcuni degli scatti realizzati nelle mie ultime visite, passeggiando con la mia attrezzatura Nikon in borsa. Per l'album fotografico sottostante ho utilizzato:
Nikon D3000
• ottica AF-S Nikkor 18-55mm f/3.5-5.6GII DX
• ottica AF-S Nikkor 55-300mm VR f/4.5-5.6G ED VR
• ottica AF-S Nikkor 18-105mm F/3.5-5.6G ED VR
Nikon 1 J1
• ottica 1 Nikkor 10-30mm f/3.5-5.6 VR
Nikon COOLPIX P300
Nikon COOLPIX L20

Prima di intraprendere questo “viaggio per immagini”, mi permetto di darvi un suggerimento: a meno che non intendiate raggiungere la capitale serba per vivere un insolito e vivace Capodanno 2013, è meglio visitare Belgrado in primavera o a inizio estate, con le piazze in fiore, le bellissime ragazze che si danno allo shopping per le vie del centro, la temperatura sempre gradevole e le tante ore di luce che vi consentiranno di godervi appieno la città.
 

Via Principe Mihailo
Il percorso ha inizio in Via Principe Mihailo (i locali la chiamano “Knez Mihailova Ulica”, dove “ulica” sta appunto per “via”), la via pedonale e dello shopping per eccellenza, una delle più importanti dell'Est europeo. Siamo a Stari Grad (cirillico: Стари Град), municipalità urbana storica e centralissima della capitale.
Qui si passeggia fra i tanti caffè all'aperto, alla moda e ben frequentati, gli hotel di lusso, i negozi di abbigliamento e di calzature, le gallerie di quadri, fra le banche e le attrezzate librerie. Fra la bella gente insomma. La strada unisce due punti nevralgici della metropoli: il Kalemegdan a nord-ovest, Terazije a sud-est, lambendo poco prima la famosa Piazza delle Repubblica (Trg Republike, serbo cirillico: Трг Републике).

Il Kalemegdan e la Fortezza di Belgrado
Con una storia che affonda le proprie radici nel I secolo a.C., tempo in cui i Romani edificarono nell'area oggi occupata da questo grande e antico parco, un accampamento permanente della IV Legione Flavia, il Kalemegdan è senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi di Belgrado.
Utilizzato come campo di battaglia durante la dominazione ottomana, contiene al suo interno l'imponente Fortezza di Belgrado (Beogradska Tvrđava, serbo cirillico: Београдска Тврђава), con le sue cinta murarie, diversi musei, mostre d'arte, reperti di epoca romana e il monumento simbolo di un'intera città: la statua de Il Vincitore. Provate a memorizzare il suo nome serbo, poiché di tutta la visita e di tutte le parole che vi parranno strane da leggere e pronunciare, almeno questa dovrà restarvi impressa nella memoria: il Pobednik, Победник in serbo cirillico.
La statua, situata su un obelisco in stile classico alto 14 metri, alla sommità della Città Alta (il Kalemegdan è diviso in due, la Città Alta e la Città Bassa), guarda verso uno dei panorami più belli che una visita metropolitana possa riservare: la confluenza del fiume Sava nel Danubio, con annessa l'Isola della Grande Guerra (Veliko Ratno Ostrvo, serbo cirillico: Велико Ратно Острво), autentico polmone verde della città.
Sullo sfondo i grandi edifici di Novi Beograd, quartiere residenziale, commerciale e congressuale costruito nei primi anni 60 e ancora oggi in pieno sviluppo.
All'ingresso del Kalemegdan troverete bancarelle in stile etnico che vendono ogni genere di souvenir: dalle banconote da 500 miliardi di dinari risalenti al periodo dell'iper-inflazione jugoslava (1992-1994) e oggi aventi solo valore collezionistico, alle bottiglie in legno in cui conservare la rakija, il celebre distillato che nella variante alle prugne (in tal caso va sotto il nome di šlijvovica, serbo cirillico: члијвовица) rappresenta una delle icone di questa regione balcanica. E ancora centrini, calze e gilet fatti a mano secondo lo stile e la tradizione della regione montuosa serba di Zlatibor.
 

Piazza della Repubblica
Percorrendo a ritroso la Knez Mihailova Ulica (Via Principe Mihailo), ci si ritrova in prossimità di Piazza della Repubblica, luogo caro ai belgradesi perché inaugurato, nel 1867, immediatamente dopo la cacciata dei Turchi. Una sosta presso il bar Lo Zar di Russia (Ruski Car, serbo cirillico: Руски Цар), fra i locali più lussuosi ed esclusivi della capitale, renderà la visita ancora più piacevole.
 

In Piazza della Repubblica, si trovano tre grandi monumenti: la statua del Principe Mihailo Obrenović a cavallo, secondo simbolo di Belgrado, il Museo Nazionale (Narodni Muzej, serbo cirillico: Народни Mузеј) - nel momento in cui scrivo sotto restauro ma finalmente riaperto al pubblico - e il Teatro Nazionale (Narodno Pozorište, serbo cirillico: Народно Позориште).
È la statua equestre del Principe Mihailo, scolpita per mano dell'italiano Enrico Pazzi, a catalizzare l'attenzione.
Ai suoi piedi i giovani belgradesi si danno appuntamento, si incontrano, si parlano, si innamorano. Di stile neo-rinascimentale, fu eretta nel 1882 in omaggio a colui, il Principe Mihailo, figlio di Re Milan Obrenović e sua moglie, la Principessa Ljubica, che può ritenersi il primo sovrano moderno di Serbia. A lui si deve la cacciata dei Turchi e la liberazione dagli stessi delle ultime sei fortezze del paese, tutte raffigurate in bassorilievo sul piedistallo marmoreo: Beograd, Smederevo, Kladovo, Soko, Užice e Šabac.
 

Terazije
Proseguendo ancora di pochi metri verso sud-est si giunge in Terazije, uno slargo noto per ospitare l'Hotel Moskva e l'omonima fontana (Terazijska Česma, cirillico: Теразијска Ћесма), nonché boutique di primissimo livello. L'Hotel Moskva (serbo cirillico: Хотел Москва), 4 stelle, uno stile secessionista e un bellissimo bar/pasticceria al piano terra, mostra pinnacoli e maioliche di colore verde. Costruito nel 1906 da una compagnia assicurativa russa, ha ospitato negli anni scienziati, atleti, artisti e attori. Fra questi: Albert Einstein, Carl Lewis, Robert de Niro, Kirk Douglas, Alfred Hitchcock, Roman Polanski, Luciano Pavarotti e via dicendo. Vale la pena di osservarlo da vicino e fotografarlo nel suo insieme e nei suoi particolari artistici.
 

Il Plateau di Vračar e il Tempio di San Sava
Da Terazije ha inizio un'altra via importante di Belgrado: la Via Re Milan (Kralja Milana Ulica, serbo cirillico: Кралја Милана Улица) che conduce, passando per la frenetica rotatoria di Piazza Slavija, al Plateau di Vračar. Trattasi di un'area sopraelevata e pianeggiante in cui, secondo la leggenda, il diavolo spinse l'uomo nel 1595 a bruciare le spoglie di San Sava, fondatore della Chiesa Ortodossa Serba, affinché di questi fosse cancellato anche il ricordo. Quel luogo oggi accoglie l'immenso Tempio di San Sava, in stile serbo-bizantino, la più grande chiesa ortodossa d'Europa.
Due visite, l'una diurna, l'altra notturna, non devono sfuggire al turista che potrà fotografare l'importante edificio da tutte le angolazioni, sia per quanto riguarda il suo interno (ancora in costruzione), sia l'esterno (terminato nel 2004). Bella da fotografare, con un'ottica da almeno 200mm, la grande croce d'oro che svetta in cima al corpo centrale, alta 10,5 metri e posizionata a 81 metri di altezza.

Da segnalare, nei pressi del grande Tempio, la vecchia chiesa di San Sava, molto più piccola ma altrettanto bella da vedere, con interni e mosaici da togliere il fiato.
Il complesso comprende altre opere di valore storico e culturale: la statua di Đorđe Petrović, capo della Prima Rivolta Serba contro il dominio ottomano (1804-1813) passato alla storia con il nome di Karađorđe (serbo cirillico: Карађорђе), la statua bronzea di San Sava, alta 5,20 metri (piedistallo escluso), eretta nel 2003 e realizzata dalla scultore russo Vyacheslav Klikov, la Biblioteca Nazionale di Serbia fondata nel 1832.


Skadarlija

Ancora una breve e piacevole passeggiata, da intraprendere possibilmente da Piazza della Repubblica e si giunge in Skadarlija, il quartiere bohémien di Belgrado. Tappa imperdibile per gli amanti della buona cucina e della musica tradizionale (i serbi la chiamano “staro gradska”, ossia “musica della città di un tempo”), suonata con violino, chitarra e contrabbasso.
Composta dalla via principale, la Via Skadarska (serbo cirillico: Скадарска Улица) e da alcuni vicoli laterali, Skadarlija, nel suo piccolo, ricorda Montmartre di Parigi, per l'atmosfera calda e accogliente che riserva al visitatore.
I ciottoli che pavimentano la strada e i lampioni che la illuminano, sono gli stessi che scrittori, attori, poeti, musicisti e giornalisti dei primi dell'Ottocento, incontravano attraversando quello che un tempo era un quartiere malfamato.

Oggi Skadarlija è invece uno dei luoghi più caratteristici della capitale serba, dove gallerie d'arte e ristoranti tipici donano al luogo una veste raffinata. Al numero civico 34 si trova la casa di Đura Jakšić (serbo cirillico: Ђура Јакшић), adibita a museo in sua memoria. Fra i più eclettici letterati e pittori della Serbia, è ricordato come uno dei più importanti rappresentanti del romanticismo serbo. Al suo ingresso, nel 1990 è stata collocata una statua di bronzo che lo raffigura da seduto.
Fra i ristoranti più famosi: il Tri Šešira (I tre cappelli), il Dva Bela Goluba (I due colombi bianchi), l'Ima Dana (Ci sono i giorni) e il Dva Jelena (I due cervi), offriranno agli ospiti gustosi piatti tradizionali della cucina serba: supe (zuppe di carne, di funghi o di pesce), sarma (involtini di foglie di verza acida ripieni di riso e carne), gibanica (sottile pasta-sfoglia con uovo e formaggio), roštilj (grigliata mista di carne di agnello e maiale), pečenje (maiale intero cotto allo spiedo), ajvar (salsa di peperoni dolci o piccanti), hren (salsa di rafano), pita sa jabukama ili sa višnjama (pita alle mele o all'amarena) e l'irresistibile e già citata šljvovica (distillato di prugne).
 



Monte Avala
Di quanto vi ho già descritto, il Monte Avala è l'unica attrazione turistica situata un po' fuori Belgrado, a circa 16 km dal centro. Vale però la pena di andarci, magari con i mezzi pubblici, e di fotografare il bellissimo paesaggio verde (la vegetazione comprende più di 600 specie di piante) che fa da cornice ai tre grandi monumenti che accoglie: la Torre Televisiva dell'Avala (Toranj na Avali, serbo cirillico: Торанј на Авали), il Monumento al Milite Ignoto (Spomenik Neznanom Junaku, serbo cirillico: Споменик Незнаном Jунаку) e il Monumento ai Veterani di Guerra Sovietici (Spomenik Sovjetskim Ratnim Veteranima, serbo cirillico: Споменик Совјетским Ратним Ветеранима).

La Torre Televisiva dell'Avala riporta indietro con la memoria ai giorni tristi dei bombardamenti Nato dello scorso decennio, quando nella sua prima versione fu colpita e demolita per impedire la trasmissione dei segnali televisivi e via radio. Riedificata secondo le più moderne tecniche di costruzione dal 2007 al 2009, ha ripreso a essere un punto di riferimento per i belgradesi: alta 204,80 metri e dotata di due ascensori interni che portano i turisti al suo 119-esimo metro di altezza, offre la possibilità di osservare e fotografare un panorama che nei giorni di cielo terso spinge lo sguardo a diversi chilometri di distanza, oltre che di rifocillarsi nel ristorante di recente apertura.

Il Monumento al Milite Ignoto è opera dello scultore croato Ivan Mestrović. Costruito in granito nero, su iniziativa di Re Aleksandar I, rende omaggio alle numerose vittime della Prima Guerra Mondiale. Si presenta al visitatore, con la sua forma piramidale, in tutta la sua maestosità. Fotograficamente si presta sia all'inquadratura grandangolare, sia alla ripresa ravvicinata dei particolari delle cariatidi che sorreggono il tetto, da comporre mediante teleobiettivo.


Il Monumento ai Veterani di Guerra Sovietici è infine un omaggio ad alcuni ufficiali e militari russi tragicamente scomparsi il 19 ottobre 1964. L’aereo sovietico che li trasportava, diretto a Belgrado per le celebrazioni del 20° Anniversario della Liberazione della Città, con a bordo la delegazione russa (composta da 33 elementi in tutto), precipitò nel punto in cui oggi sorge l'opera scultorea.

Quanto detto e rappresentato in immagini, è solo una minima parte di quello che Belgrado può offrire al visitatore. La città merita una visita attenta e senza pregiudizi.
 

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