La Ciclovia del Danubio: in bici da Passau a Vienna

A cura di: Davide Vasta

Un viaggio con le gambe, un viaggio con la mente, in viaggio con la Nikon.
 

La Ciclovia del Danubio è uno di quei percorsi ciclistici che ti rimangono nel cuore. Personalmente, ne sono così affascinato che per la per la terza volta in quattro anni, ho deciso di tornarci. 360 km circa, da percorrere perlopiù sul versante austriaco, con una fitta vegetazione da un lato e il tranquillo scorrere del fiume Danubio dall’altro.

La bici, un bagaglio ristretto ai minimi termini, un GPS, la piccola Nikon COOLPIX AW110, la meno piccola Nikon D3x e l’immancabile guida "La Ciclovia del Danubio" (Fiorin Alberto, Ediciclo), un po' datata ma utilissima per scegliere, di volta in volta, quale sponda percorrere e conoscere le attrazioni che il paesaggio offre.
 

Un paradiso per il ciclista scanzonato, che vuole cimentarsi con un percorso non troppo impegnativo, quasi sempre in piano, con attività da svolgere nei vari paesini (talvolta davvero piccoli) che si incontrano lungo il cammino.
L'idea di comporre l'attrezzatura fotografica con la piccola COOLPIX AW110 e la reflex D3x è in realtà una scelta pratica. La COOLPIX è una tutto fare, adatta ai percorsi talvolta un po' accidentati, è perfettamente stagna e può cadere da circa 2 metri d'altezza senza farsi male. È quindi ottima per fotografare rapidamente sulla Ciclovia e per girare video HD di ottima qualità. Senza dimenticare la comodità del GPS integrato, che ha permesso di geolocalizzare sulla mappa precaricata nella macchina tutte le fotografie e i video realizzati.
E poi la D3x, una reflex da usare con più “moderazione” per portare a casa file RAW di qualità eccellente, da affiancare al racconto fotografico “veloce” narrato dalla piccola COOLPIX.

E dopo gli aspetti tecnici, torniamo al viaggio… Non voglio parlarvi dei dettagli pratici e organizzativi. Vi dirò solo ciò che davvero importa sapere per esplorare al meglio il percorso. Quello che ho più a cuore, e che anno dopo anno mi ha convinto a ritornare, è quanto questa “vacanza” faccia bene al corpo e all’anima. La Ciclovia rimette a posto l’ordine delle cose, delle priorità, il senso del ritmo della vita, del tempo che scorre. Ristabilisce l’equilibrio interiore. Un toccasana non indifferente, anche per il fisico. Siete voi, la vostra bici, il “rumore” della vostra pedalata e il vostro respiro. E tutt’intorno un panorama a tratti mozzafiato, a tratti misterioso. Un’iniezione costante di emozioni.

Ogni giornata ha un suo scopo: arrivare a destinazione! Ma non è questo ciò che vi deve guidare in primis. È vero, a un certo punto bisogna pur approdare in uno dei vari paesi, per trascorrere la notte. Ma non è affatto necessario (e può non accadere) che vi focalizziate subito su dove terminare la giornata. Dovete solo pedalare, null’altro che pedalare, e la vostra mente, metro dopo metro, inizierà a depurarsi, ripulirsi, liberarsi da tutte quelle cose che avete lasciato a casa: il lavoro, i problemi, le tensioni, la fretta…
Già nella prima ora di “viaggio” subirete uno degli effetti più intriganti della Ciclovia: la “smagnetizzazione” dei pensieri. Man mano vi allontanerete dalla quotidianità, dalle vostre abitudini, dal dover entrare in Internet e così via. E vi immergerete in un viaggio fantastico, che è anche un viaggio interiore.

La Ciclovia può essere percorsa in solitaria, oppure condivisa con un gruppo di amici. Personalmente (anche per l’animale sociale che sono) ho sempre preferito viaggiare in compagnia. Quest’anno una serie di eventi non del tutto casuali mi ha portato a creare un gruppo basato su amicizie nate da pochissimo tempo, ma che sin da subito si sono dimostrate solide.

Mauro, arbitro di basket con cui ho condiviso i vari alloggi per tutta la durata del viaggio, Enrico, videomaker di Barletta e Cristiano, fotografo e videomaker. Un’armonia perfetta, nella pur notevole diversità di caratteri, abitudini e approcci alla vita che ci contraddistingueva. Momenti di estrema ilarità alternati a momenti di silenzi interiori, tutti collegati perfettamente da una linea invisibile agli occhi, ma perfettamente percepita dai nostri cuori.
 

E ora, accantoniamo emozioni e sensazioni e dedichiamoci invece a cose che potranno tornarvi utili, qualora decidiate di intraprendere anche voi questo viaggio che vi consiglio dal profondo del cuore.

Qualunque siano le vostre abitudini gastronomiche mattutine, dovrete stravolgerle. La colazione è un momento importantissimo nella giornata di un “ciclista” che dovrà affrontare 50, 60, 70 km al giorno. Alcuni amici la mattina mangiavano poco, come a casa. Ma dopo la prima ora di pedalata erano senza forze e dovevano fermarsi per rifocillarsi. La Ciclovia richiede energie. Una ricchissima colazione mette al riparo da cali energetici e permette di “gustare” il percorso più serenamente. Per inciso parliamo di due panini (tipo rosette) farciti con prosciutto cotto e formaggio, di un panino con burro e marmellata, di un bel bicchiere di succo d’arancia e del caffè caldo (rigorosamente austriaco, ovvero lunghissimo).

Come ho detto all’inizio, il bello di questa esperienza è che non bisogna pianificare quasi nulla, fatta eccezione per l’albergo in cui si pernotta la sera prima di partire da Passau. Ogni giorno però, arriva un momento in cui ci si deve fermare da qualche parte. Non importa poi dove, uno qualunque dei vari centri abitati di cui la Ciclovia è disseminata. Il segreto è non arrivare troppo tardi nel pomeriggio (diciamo entro le 17:00), perché bisogna trovare un posto dove dormire, farsi una bella doccia e correre a cena. Le cucine dei ristoranti in Austria di solito chiudono molto presto. È capitato in questi anni di notare il disappunto del ristoratore di turno, quando ci siamo presentati alle 20:00, generalmente la loro ora di chiusura.

Permettetemi ora due indicazioni dal punto di vista ciclistico. Potete portare la vostra bicicletta oppure noleggiarne una per tutta la durata del viaggio. Io ho sempre preferito portare la mia, che conosco perfettamente. Nel primo caso non dovrete far altro che andare in auto fino a Passau e lasciare l'autovettura in uno dei vari parcheggi a pagamento che si trovano in città (meglio se vicino alla stazione ferroviaria). Le tariffe sono molto competitive. In alcuni casi si può pagare circa 18 euro per sette giorni. Se invece optate per il noleggio, dovrete prenotare un po’ in anticipo il ritiro della bici, visto che come ho già detto, soprattutto in estate, la Ciclovia brulica di turisti.

Ma torniamo alla bicicletta. Molti pensano che la cosa più impegnativa sia la preparazione fisica necessaria per percorrere così tanti chilometri. In realtà, le gambe non sono propriamente il primo problema, dato che, per la quasi totalità del percorso, si costeggia il Danubio, in pianura. Il problema invece è il fondoschiena. Stare seduti per cosi tante ore sul sellino di una bici, dopo un po' inizia a essere pesante. Se non si è preparati da un punto di vista tecnico, già dalla prima sera è necessario ricorrere a pasta Fissan e Borotalco!
Il sellino è fondamentale, così come lo è il pantaloncino imbottito. Personalmente ho sempre optato per un sellino in gel, con l’aggiunta di un copri-sella in gel e l’utilizzo di pantaloncini imbottiti in gomma piuma. E se ciò non bastasse, anche se esteticamente non è il massimo, consiglio l’utilizzo di una sella Royal da donna che ha una seduta molto ampia e comoda.

Qualche riga più sopra ho descritto la Ciclovia come una costante alternanza di stati emozionali. C’è un giorno particolare di questo viaggio che non segue questa regola ed è quello in cui si arriva nella cittadina di Mauthausen, dove si trova ciò che resta dell’omonimo campo di concentramento nazista. Una tappa necessaria, per toccare con mano i vari aspetti della follia umana. E come in una sorta di preparazione a quanto si vedrà, il complesso è situato in cima a una collina collegata da una salita ripidissima di circa 2 km. Quanto basta per piegare anche i ciclisti più allenati. Non voglio parlarvene, affido alle immagini il racconto…

Ognuno deve provare in prima persona quel che vuol dire trovarsi in un luogo in cui sono stati scientificamente concepiti modi sempre più arguti di mettere in atto un eccidio.
Finita la visita a Mauthausen non c’è più spazio per sorridere fino alla sera. Ed è giusto che sia così.

Nella tabella di marcia poi, particolare attenzione merita la giornata in cui si attraversa la “Wachau”, una delle zone più ricche dal punto di vista viti-vinicolo. Una vera manna dal cielo per chi ama il vino, un po' meno per le gambe. Eh sì, si può sperimentare in prima persona cosa significhi ingerire alcool durante l’attività fisica. Dopo il primo bicchiere, quando si risale in sella, la strada che è perfettamente piana si trasforma d’improvviso in una lunghissima salita!

Il cervello comanda le gambe, ma queste rispondono a mala pena. Il bello di questa regione (il cui attraversamento dura circa 34 km) è che le varie aziende offrono degustazioni di vini e frutta a ogni angolo. Non è affatto raro quindi fermarsi qualche chilometro dopo aver già fatto una prima sosta. E poi ancora e ancora… E non si può non gustare anche il caratteristico “Most” (che con il nostro Mosto non ha un bel niente in comune), un frizzantino apparentemente leggero, che si lascia bere in quantità per poi colpire a tradimento!

E finalmente si arriva a Vienna! Che gran giorno! Vi garantisco che entrare in una metropoli in bicicletta è un’esperienza quanto mai stravagante. Da un lato l’emozione del “traguardo”, dall’altro la Ciclovia che, abbandonando il suo carattere naturalistico e tranquillo, si immerge in una grande città percorsa da milioni di automobili. Arrivati a Vienna, il consiglio spassionato è quello di recarsi subito alla stazione dei treni (mi raccomando sbagliate: è la West Banhof, non la North Banhof, dedicata al traffico più che altro industriale), per prenotare il biglietto di rientro a Passau con le bici. È bene prendere in seria considerazione questo consiglio perché, specialmente in estate, non è raro scoprire che sul treno di rientro c’è posto per voi, ma non per la vostra bicicletta. Quindi, una volta prenotato il rientro (solitamente per il giorno successivo), ci si può dedicare alla ricerca di un albergo dove pernottare e all’imperdibile visita notturna al centro storico della città. Questa, idealmente, può cominciare dal fantastico Duomo di Santo Stefano, passando poi per il Graben, la grande via pedonale, fino al complesso imperiale della Hofburg, principale residenza degli Asburgo.
Se avete tempo a disposizione, vale la pena anche una visita alle stanze e al museo dell’imperatrice Sissi. E per una cena caratteristica si può scegliere il più famoso ristorante di Vienna specializzato nella gigantesca Wiener Schnitzel, il Figlmüller. A meno di non aver prenotato per tempo, preparatevi a una bella fila!

C’è molto altro da dire sulla Ciclovia, ma questa storia in realtà è solo la nostra storia ed è giusto che ognuno scriva la propria, provando almeno una volta nella vita a percorrerla. È curioso pensare come dopo aver pedalato per circa una settimana, il treno ci riporti alla partenza in poco meno di quattro ore. Ci si rende conto così di quanto ci perdiamo quando, nella vita di tutti i giorni, ci lasciamo trascinare dai ritmi vorticosi che il mondo e la società sembrano imporci. Per una volta provate a rallentare il ritmo e percorrete la Ciclovia del Danubio in compagnia della vostra Nikon.

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