Flying Away

A cura di: Elena Givone

di Elena Givone

Il progetto Flying away nasce dal desiderio di poter donare qualcosa ai bambini che vivono in comunità carenti. Qualcosa che li aiuti a crescere, e che ricordi loro quanto sia speciale poter credere nei propri sogni, ma soprattutto che i sogni non costano nulla.

Mi trovavo in Brasile, grazie alla vincita di un premio per giovani artisti (moovin' up - del G.A.I. – giovani artisti italiani) che mi permetteva di esporre il mio lavoro nel museo d'arte contemporanea di Florianopolis, e allo stesso tempo in cambio davo lezioni della visione che ho acquisito in Europa sulla fotografia, un workshop intitolato “la fotografia come arte”.

Foto di Elena Givone

Durante la mia residenza in Olanda, negli ultimi due anni sono stata volontaria attiva in un progetto che si chiama Paint a Future, il quale si occupa di cooperazione e della realizzazione dei sogni dei bambini attraverso la vendita di opere d'arte.
Nella comunità di Frei Damiao (la comunità che ho fotografato) sono già state realizzate 13 case grazie a questo progetto;

Il desiderio di andare oltre alla mera documentazione della miseria misto al desiderio di lasciare qualcosa per sempre a questi bambini, mi hanno spinto verso il progetto Flying away. ( Nei miei sogni c'è sempre il desiderio di riuscire a raccogliere dei fondi per la costruzione di una scuola, un centro dove i bambini possano incontrarsi e sviluppare la loro creatività, giocare serenamente, disegnare, studiare… sognare… ma è un compito che richiede l'unione di più forze).

Foto di Elena Givone

Sarebbe stato troppo semplice fotografare i bimbi, che purtroppo vivono in condizioni precarie.

Mi premeva sapere se anche loro credessero al fatto che sarebbero rimasti poveri per sempre, se credevano alla possibilità che esistessero luoghi fantastici privi di sofferenza...

Foto di Elena Givone

Mi inventai una storia che raccontavo ad ognuno di loro…

“C'erano una volta un mago ed un bambino molto povero.
Quando il mago incontrò il bambino, gli svelò un segreto:
solo credendo fortemente nei propri sogni, avrebbe avuto la possibilità di realizzarli.
Gli parlò di luoghi incantati e meravigliosi poco lontano da lì, di mestieri sconosciuti
e di possibilità infinite che lui avrebbe potuto provare solo se fosse riuscito a immaginarle.

Con sé portava un tappeto.
Un tappeto magico sul quale già diverse persone avevano volato.
Bastavano un pizzico di fantasia e tanti sogni.
Chiudendo forte gli occhi e sognando, la sua mente si sarebbe liberata per un attimo
e lo avrebbe aiutato a volare dove lui desiderasse.

Raccontò il mago.
Il bambino chiuse gli occhi ed iniziò a sognare, e a volare per la prima volta”.

Foto di Elena Givone

Questa era la storia che raccontavo ai bambini che andavo a trovare nelle favelas di Palhoça, a Florianopolis nel sud del Brasile nello stato di Santa Catarina. Volevo sapere dove sarebbero andati se avessero potuto volare via, dove li avrebbero portati le ali della loro fantasia, che mondo sarebbero riusciti a vedere immaginando di guardarlo dall'alto. Purtroppo, una gran parte di loro non è stata capace di immaginare nulla.

In Brasile la maggior parte della popolazione sopravvive alimentandosi di “ciò che trova”.

Le opportunità scarseggiano, il sistema scolastico, di bassissima qualità, non permette alla popolazione di crescere e di svilupparsi adeguatamente, per  trovare soluzioni rapide a colmare le lacune create da tale mancanza.

Foto di Elena Givone

<> Questo insegnano i genitori di quei bambini che sono costretti a crescere in baraccopoli,  dove la certezza di un piatto di cibo a fine giornata non è d'obbligo, dove l'obbligo di andare a scuola non è una certezza.
Solo le nuove generazioni potranno risanare questa malformazione, causata dal consumo inconsapevole di droghe e superalcolici e da tanta miseria.

Con la raccolta di 100 lattine di alluminio, ottieni 5 reais,  equivalenti ad 1,50 euro.
La raccolta di lattine, plastica, cartone, è l'attività più praticata nei paesi del sud America, il Brasile è il primo paese al mondo che si dedica al riciclaggio. Peccato che questo sistema sia ancora del tutto primitivo.

Foto di Elena Givone

Madri non appena 12enni, padri consumati da questa società infettata. Comunità carenti, così vengono chiamate le favellas brasiliane. Favellas, il nome deriva da sfa-vellados, che anticamente significava coloro i quali non avevano nulla neanche una candela per fare luce e scaldarsi.

Luoghi comuni, stereotipi.

I brasiliani che invece non vivono in questi luoghi, hanno il terrore solo nel passargli in fronte. Si comportano come se questi blocchi della società non siano esistenti, proteggendosi con auto blindate, mandando i loro figli in scuole private e non uscendo mai tranquilli di casa. 

Un po' come chiudere gli occhi, un desiderio costante di non guardare ciò che gli occhi non vogliono vedere.

Foto di Elena Givone

Come fotografa, mi sono imposta di non fotografare la miseria e la povertà in quanto tali, ma di cercare di alleviare questa sensazione e loro situazione, andando oltre; questo mi rende impegnata quotidianamente con questa realtà Brasiliana, spingendomi a conoscere ed approfondire le problematiche di questo paese, soprattutto indagando sulle nuove generazioni, sui loro sogni e desideri.  Saranno loro, effettivamente, gli unici che potranno modificare alcune cose e contribuire a permettere al Brasile di trasformarsi davvero in un “Mondo Nuovo”.    
 

 

Foto di Elena Givone
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