Fotografia di Spettacolo: un piccolo settore che può regalare grandi emozioni

A cura di: Luca d'Agostino

Luca d'AgostinoChe quella di spettacolo costituisca una piccola nicchia nella magica arte della fotografia è innegabile. Se in questi ultimi anni si è però vista ampia diffusione di immagini di spettacolo sia sul web che nel campo dell'editoria probabilmente è anche dovuto alla tecnologia digitale sempre più moderna ed affidabile.
Uno dei problemi che affligge da sempre il fotografo di spettacolo è la mancanza di una componente necessaria per la fotografia stessa: la luce! Al contrario di altri settori, nei quali si può “tranquillamente” ovviare con il flash (non starò qui a spiegare quanta abilità tecnica e di esperienza ci vogliano per saper dosare sapientemente una luce che è tutt'altro che naturale), per produrre immagini che restituiscano al fruitore la magica atmosfera di uno spettacolo non resta che poter disporre di alte sensibilità ed obiettivi ultraluminosi. Il flash si sa – o dovrebbe sapersi – è assolutamente vietato!

 

Chi, come il sottoscritto, giunge dal mondo dell'analogico, ricorda con quanta passione e con quante prove sul campo si provava, quasi si osava, “tirare” le pellicole per poter impostare quegli Iso elevatissimi che permettevano di fotografare in condizioni di luce scarsissima. Una delle palestre più importanti era proprio lavorare in quei “jazz club” tanto angusti, fumosi e bui: non si avevano problemi di diritti, security, accrediti e quant'altro e ci si poteva tranquillamente dedicare solamente alle “piccole” difficoltà tecniche (su quelle “espressive”, mi spiace, ci vuole una vita intera e, forse, non basta: dopo vent'anni ci sto ancora lavorando sopra ed è forse lo stimolo più bello per continuare a fotografare)!
Inutile raccontarvi che il primo passaggio alla tecnologia digitale fu disastroso: l'amplificazione del segnale digitale, ovvero il “tirare” il sensore, restituiva un rumore decisamente poco appetibile e del tutto inaccettabile.
Se, da un lato, la dimensione più piccola del sensore permetteva di utilizzare obiettivi molto luminosi e meno costosi come gli 80-200 2.8 senza dover investire cifre capitali in obiettivi più spinti e luminosi, ma altrettanto onerosi, dall'altro non si poteva usufruire di quelle sensibilità elevate che con la pellicola si riusciva ad ottenere (molti di noi lavoravano giornalmente con il 1600 od il 3200 Iso).

Con gioia abbiamo salutato l'arrivo sul mercato delle nuove Nikon D700 e D3. Innanzitutto perché, tutto sommato, si riacquista una certa sensibilità verso il full frame che si era quasi dimenticata, ma soprattutto perché la prime indiscrezioni legate all'eccezionalità di questi nuovi sensori proprio sulle alte sensibilità si sono rivelate poi sul campo meglio delle aspettative.
Da anni mi dedico soprattutto alla fotografia jazz; seguo per diversi uffici stampa ed organizzatori numerosi festival che si svolgono, soprattutto nel periodo estivo, in tutta la penisola. Ho voluto metter alla prova la mia nuova D700 – non bisognerebbe farlo mai, ma ce l'avevo proprio da pochi giorni e, pur non conoscendola ancora, non potevo non usarla - ad una della rassegne più interessanti dello scorso autunno.
Jazz&Wine of Peace è un festival che si svolge oramai da più di dieci anni a fine ottobre nella cittadina friulana di Cormons, terra che, come si evince dallo stesso titolo della rassegna, è importantissima per la produzione di vino (per chi è amante come me, oltre del jazz e della fotografia, anche del buon vino sa cosa significa poter girovagare sul “Collio”)!
Qualche settimana dopo, a novembre, si è svolto sempre in Friuli Venezia Giulia anche un ulteriore importante appuntamento di spettacolo ed approfondimento: il Puppet&Music - a Gorizia, città di provincia poco distante dalla stessa Cormons - una piccola rassegna dedicata proprio al rapporto fra l'universo del teatro di figura e quello della musica contemporanea.

Come potete vedere dalle seguenti immagini la sensibilità di lavoro iniziale è stata quasi sempre di 1600 Iso, ma ho provato a spingerla fino ai 6400 Iso.
Non so se è capitato anche a voi, ma i primi scatti sono stati fatti a non più di 1600 Iso: c'è stata, lo ammetto, un po' di paura iniziale! Si è sempre un po' diffidenti sui “si dice” o sui “si legge”, e, all'inizio, non mi fidavo molto ad alzare troppo la sensibilità.

Luca d'Agostino

Questa immagine di Marc Ribot, chitarrista statunitense, rubato durante un momento delle prove è scattato a 1/125 f 2.8 1600 Iso.
Vorrei innanzitutto sottolineare che la possibilità di scattare con tempi molto più veloci permette, ovviamente, di evitare quei micromossi che molto spesso disturbano le immagini di spettacolo. Molti di noi danno la colpa a messe a fuoco imprecise o a mancanza di nitidezza degli obiettivi: quando poi si va invece a vedere i dati di scatto si scopre che sono immagini realizzate a tempi impossibili…

Luca d'Agostino

Altro elemento che vorrei sottolineare è la possibilità che ci da la nostra D700 di utilizzare in modo del tutto semplice ottiche nate per il formato DX: questo scatto a Massimo Barbiero, leader del gruppo italiano di sole percussioni Odwalla, è stato realizzato con l'ottimo Nikkor 10.5 mm (sempre 1600 Iso, 1/125 F 2.8). Si può fare in modo che la macchina legga tranquillamente di che ottica si tratti e si imposti automaticamente sul formato FX o DX, ma è molto utile poterlo anche fare manualmente (molto spesso uso il 70-200 2.8 Vr in modalità taglio DX per sfruttare un po' di più il campo di ripresa ristretto).

Luca d'Agostino Questa ad Alex Blake, contrabbassista del Randy Weston "African Rhythms" Trio, per esempio, è uno scatto realizzato con il AF-S VR Zoom-Nikkor 70-200mm f/2.8 G ED-IF in modalità DX a 1/200 2.8 a 2500 Iso! E' vero che in questo modo la risoluzione finale dell'immagine diminuisce, ma posso assicurare che il file che si ottiene va benissimo per più del 90% delle richieste che si hanno in questo campo.

Con un po' di coraggio e di apprensione ho voluto provare a questo punto anche sensibilità più elevate: i risultati hanno saputo sorprendermi come da anni il sistema digitale non lo faceva più.

Luca d'Agostino

Questo scatto, la “preparazione dello strumento” con Henry Threadgill sul retropalco del Teatro Comunale di Cormons, illuminato esclusivamente dalle luci di servizio, è stato possibile solo grazie alla sensibilità di ben 3200 Iso (il tempo di scatto ad 1/80 ed f 2.8 vi può dare l'idea di quanta poca luce era a disposizione …)!

Luca d'Agostino



Sempre per restare nel campo dei 3200 Iso inserisco anche questa immagine del poeta e attivista politico americano Amiri Baraka, figura fondamentale per la lotta dei diritti degli afroamericani e per la musica jazz: mi è cara perchè in piena campagna per le elezioni presidenziali americane sulla sua camicia spiccava una splendida spilla “Obama”! Non so se nella riproduzione web si coglierà, ma è uno scatto a 3200 Iso 1/160 f 2.8 (e stava camminando sul palco)!

Ancora di meno nello scatto a Jecky Terrasson: 1/40 f 2.8 3200 Iso (e qui un leggero micromosso purtroppo c'è, ma la lunghezza focale a 170 mm, quindi distanza, e tempo basso, non hanno certamente aiutato)!



 




Luca d'Agostino


Per entrare nel campo delle fotografie “impossibili” inizio subito con uno scatto a 5000 Iso!
Luce veramente scarsa, 1/30 f 2.8, valore strettamente documentativo, la foto a questo monumentale pupazzo sonoro creato sul palco dagli attori nel buio pressoché assoluto: lo spettacolo “A King Listens” di Peter Kus al Puppet&Music 2008.
In questo, come nello scatto successivo (5000 Iso, 1/30 f 4), sono da notare il rumore ridottissimo e la profondità e pulizia del nero!

Luca d'AgostinoLuca d'Agostino

E per concludere un paio di scatti, 3200 Iso, della magica versione dell'”Aida” realizzata da Controluce Teatro d'Ombre – Progetto Lieti – sempre al Puppet&Music 2008.

Luca d'Agostino

Luca d'Agostino

Per correttezza di informazione i file non sono stati elaborati, se non nella trasformazione in bianco e nero e nel ridimensionamento! Sono tutte immagini scattate in jpeg! Il trattamento in tempo reale delle immagini ai festival non mi permette – e, sinceramente, non ne sento la mancanza – di utilizzare il raw!
Ma questo potrebbe essere spunto per un'altra puntata!
 

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