Giappone - Porto Katsuura

A cura di: Andrea Guidacci

“Il luogo di confine tra terra e mare”
di Andrea Guidacci

PREMESSA
Mi piace pensare che il porto sia più di un luogo di lavoro, lo vedo più come un microcosmo con una vita che si svolge su ritmi ed orari propri, diversi per necessità da quelli del resto della cittadina.
Per evidenti motivi, dovuti al tipo di produzione commerciale che vi si opera, non è possibile svolgere le attività lavorative del porto in orari comuni alla maggior parte delle altre realtà.
Questo è sicuramente uno degli aspetti che contribuisce ad ammantare questo luogo di fascino e mistero.
È il fulcro delle attività cittadine e, senza di esso, probabilmente la comunità non sarebbe cresciuta fiorente com’è stato in passato. Quello che mi colpisce maggiormente è che, nonostante questo, sembra che gli abitanti del paese non conoscano, o sappiano ben poco, di questo posto.

Propongo 36 scatti, come fossero un immaginario rullino fotografico che racconta il passare delle ore, dalla notte all'approssimarsi dell'alba, il chiarore del nuovo giorno che si intensifica sempre più per poi lasciare spazio nuovamente alla dorata luce del tramonto, anticamera di una nuova notte.

Andrea Guidacci

Ore 03,00 am
Lascio il tepore della casa e vengo accolto dall'aria fresca della notte.
Scruto il cielo per sapere se pioverà e penso che, nello stesso momento, di fronte ad altre case, ci sono persone che stanno facendo la stessa cosa, come ogni mattina.
Intorno a me le strade sono silenziose, buie le finestre delle case.
M’incammino invisibile per strade cieche.
Arrivo al porto e non sono certo il primo, le barche per il Kimmè sono appena uscite in mare e la banchina è quasi deserta.
Quest'atmosfera mi da un senso di calma e tranquillità, il silenzio mi circonda ed è interrotto solo ritmicamente dalle piccole, discrete onde che s’infrangono sulla rada.

Siedo su una bitta arrugginita e gusto un caffè caldo mentre, sommessamente, arrivano i primi uomini e donne, lavoratori e lavoratrici che chiacchierano tra loro in attesa del ritorno della prima barca.
Preparo l'attrezzatura fotografica con calma, so che le barche sono ancora lontane, perse nel mare.

Andrea Guidacci

Poi si ode un rumore e, come fanno tutti gli altri, mi volto verso il mare aperto sapendo che vedrò una piccola luce bianca avvicinarsi rapidamente.

La lunga giornata del “Porto” sta per avere inizio.

I primi ad arrivare sono i pescatori di aragoste che hanno appena ritirato le reti.
Il loro arrivo è rapido, come rapida è la loro ripartenza, giusto il tempo per scaricare a terra un intrico di reti gialle e rosse che sono già scomparsi, inghiottiti dal nero della notte.
Le baracche di lamiera che prima attendevano silenziose nella penombra, s’illuminano e si agitano di operai che, con gesti rapidi ed esperti, iniziano a districare e ripulire quell'ammasso fatto di reti, alghe, pesci e conchiglie. Le aragoste finiscono nell'acqua di secchi colorati, i pesci in altri contenitori, le conchiglie e le alghe vengono scartate e le reti appese ordinatamente sui loro supporti.
Bisogna lavorare rapidamente, altre barche hanno già salpato il loro carico e stanno correndo verso di noi, quando il vento gira sento già il loro motore.
Ma questa gente non ha bisogno di guardare l’ora per sapere quanto tempo gli resta, finiscono di dare l'ultima spazzata alle alghe che hanno accumulato proprio mentre una barca entra nel porto.
E si ripete lo stesso copione, un'altra volta ancora, e non sarà l'ultima stamani.

Andrea Guidacci

Il tempo passa, l'alba sta arrivando, il cielo cambia colore e sono l'unico che ha il tempo e la voglia per accorgersene. Scatto un'altra foto, magari un giorno avrò l'occasione per far vedere a queste persone di che colore è il cielo della mattina su di loro.

Mentre penso queste cose inizio ad allontanarmi, ne avranno ancora per un bel po', ma io so che dall'altro lato della banchina, tanto lontane da non sentirne le voci, ci sono altre persone che stanno arrivando.
Sotto l'enorme tetto in cemento iniziano i preparativi per lo sbarco dei tonni.
Le navi gonfie di pesce hanno aspettato tutta la notte ed ora, così come i loro occupanti, si stanno agitando.

Insieme ad una giovane operaia guardo la lavagna verde, non comprendo la lingua ma so che ci sono scritti i nomi delle navi, gli orari, le quantità ed i tipi di pesci che saranno scaricati di lì a poco. Per me non sono molto di più che graffi di gesso bianco, vergati ordinatamente sull'ardesia, per lei e per gli altri invece significano tanto lavoro e fatica.

Vedo arrivare due grosse gru e, alle mie spalle, un giovane cosparge buona parte del pavimento di ghiaccio tritato, preludio allo sbarco di grossi tonni e pesci spada.
Di lì a poco tutto si anima.
Dal ventre bianco delle navi salgono enormi pesci argentati che vengono deposti con cura a terra.

Andrea Guidacci

Le operazioni da fare sono molteplici ed ognuno sa qual è il suo compito, lavare, pesare, trascinare, smistare, tagliare, scrivere ed annotare, tutti fanno la loro parte.
Il lavoro è duro, l'acqua fredda che lava i tonni schizza ovunque, il ghiaccio rende scivoloso il pavimento, muletti elettrici vanno e vengono dalla fabbrica del ghiaccio, c'è chi trascina un pesce spada lungo metri mentre qualcun altro pesa un enorme tonno.

Il rumore dei motori delle gru si mescola con il cicalino della retromarcia del muletto elettrico, devo stare attento, non posso permettermi di essere sbadato o di pensare solo a scattare, devo fare in modo di non essere d'intralcio per loro, non possono lavorare e pensare anche alla mia sicurezza. Ma comunque sono tranquillo, li vedo scherzare, scambiarsi battute e risate mentre corrono e faticano e questo mi rasserena. Sono un intruso ma non sono un impaccio.
Mentre le operazioni di scarico volgono al termine, vedo arrivare alcune auto lussuose dalle quali scendono distinti signori accompagnati da lavoratori in stivali di gomma. Nonostante l'apparenza, si avviano sicuri tra tonni ed operai, sono di casa qua, sono esperti compratori.

Osservo la disposizione dei pesci, noto che sono stati suddivisi per file e per peso ed è quasi tutto pronto per l'avvio dell'asta di vendita, si aspetta solo che vengano tagliate e pulite le ultime code dei pregiati tonni. Dall'aspetto del grasso e delle carni della coda tagliata capiranno la qualità di ogni singolo pesce e faranno la loro offerta…che vinca il più bravo ed astuto.

Andrea Guidacci

Mentre intorno a me i lavoratori sono indaffarati con tonni e ghiaccio, ci sono alcuni di loro che stanno svolgendo pacatamente altre singolari mansioni. Il cuoco di bordo siede tranquillo a poppa e sfiletta un piccolo tonnetto per il pranzo dei suoi amici marinai mentre uno di loro, armato di una piccola spazzola, si adopera per lavare la bianca fiancata della grande nave.
Poco più in là è arrivato il Kimmè. Ceste blu sono piene di pesci di un rosso acceso e dagli occhi dorati, che gli valgono il nome “Occhi d'oro”. Seguiranno la stessa sorte dei tonni, saranno suddivisi per peso e venduti al miglior offerente.

Di contorno ci sono le ceste, quasi snobbate, dei pesci comuni, quelli di minor pregio e richiesta, quelli che vorresti scambiare con un Kimmè, quelli che finiscono nelle zuppe, mescolati tra loro, senza neppure la dignità per un nome vero, altisonante o romantico. Pesci di poco conto per piccoli mercati e tavole discrete.

Poi mi accorgo che, a pochi metri da noi, fervono i preparativi per qualcosa di grosso.
Sono fortunato, uno splendido peschereccio sta entrando nel porto. È bellissimo, diverso da quelli che, ormai vuoti, hanno scaricato i grossi tonni. Slanciato e candido è di ritorno dall'oceano, dove ha catturato il pesce che ha reso famoso questo porto, il Katsuo, tonnetti argentei di 2-4 kg dalle carni prelibate.

Andrea Guidacci

Vedo un nastro trasportatore già pronto ad accogliere il prezioso carico ed ai suoi lati una fila di bilance ed enormi contenitori con acqua e ghiaccio. La grossa nave sta ancora manovrando con cautela ed a terra gli operai hanno ancora qualche minuto di riposo, ne hanno bisogno, molti di loro sono gli stessi che hanno da poco finito di scaricare e preparare i tonni, gli spada ed i marlin.
Anche molte donne si preparano all'arrivo del Katsuo, che sarà smistato nei grossi cassoni blu e gialli. La stiva della nave inizia a riversare i tonnetti sul nastro, un passamano rapido tra i marinai, otto o dieci esperte operaie separano i pesci, individuano rapidamente quelli troppo piccoli o troppo grossi, non c'è tempo da perdere, il nastro scorre inesorabile e dalla nave il pesce sembra non aver mai fine.

Tra loro ed i compratori di tonni che stanno ancora partecipando all'asta, altre persone si sono preparate ad accogliere anche il frutto della pesca delle aragoste. Chi con un piccolo furgoncino, chi in bicicletta trainando un carrello o chi a piedi, ecco per ultimi coloro che per primi erano arrivati al porto. Le ceste di aragostine vengono scaricate sullo scivolo e, una volta ancora, selezionate e vendute.

Andrea Guidacci

Guardo l'ora, le 10,30, sono stanco, io che non ho fatto molto stamani se non osservare e fotografare gente che lavora sodo.

È ora di rientrare a casa, mi devo riposare perché nel pomeriggio voglio tornare qua.
Voglio tornare in questo luogo che con il passare delle ore si trasforma continuamente e non rimane mai inanimato. So che troverò i vecchi pescatori in pensione, che mai hanno abbandonato il porto, chiacchierare tra baracche, biciclette e vecchi randagi. Troverò qualcuno a stendere il pesce a seccare al sole.
So che troverò alcuni di quegli operai, che tanto hanno faticato all'alba, ancora qua a riposarsi e scambiare due parole tra loro seduti su un muletto elettrico, questa volta spento.

Voglio vedere chi è partito e chi è arrivato, voglio sapere se domattina ci saranno ancora navi e tonni, voglio fotografare il porto nella calda luce del tramonto e godermi il volo dei nibbi seduto sulla banchina al fianco dei molti pescatori che con le loro canne, sedie e borse frigo, si preparano a passare la notte sul mare, fino all'alba...fino a che arriveranno ancora una volta, chiacchierando tra loro, i lavoratori e le lavoratrici del porto.

Andrea Guidacci

Donne ed uomini come me, che per me non hanno un nome, come io per loro. Gente che però ho imparato a riconoscere, come loro riconoscono me, e che mi saluteranno, ancora una volta, dandomi il buon giorno ed il benvenuto tra loro...straniero in terra straniera, strano individuo che si aggira la notte sul porto invece di dormire, buffo personaggio armato di macchina fotografica...però benvoluto, forse perché sono l'unico a fargli compagnia.

Dedicato a tutti loro.


Fotografie realizzate con: D700 - D80 - 24-70 F/2.8 - 70-200 VR I F/2.8


 

Andrea Guidacci
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