La laguna di Grado e i suoi 'Casun'

A cura di: Franco Cappellari

di Franco Cappellari

Sono le 6.30 del mattino, ed una sottile luce argentata avvolge l'incantevole paesaggio lagunare di Grado, antico centro peschereccio, oggi stazione balneare tra le più apprezzate dell'Adriatico.
Raggiungo il Porto Canale, dove ho appuntamento con Antonio Tortora, ottimo conoscitore della laguna che mi guiderà in questa che spero sarà una interessantissima escursione. Saliti in barca, costeggiamo l'Isola della Schiusa, entrando nella Laguna di Levante; proseguiamo lungo il Canale di Grado, delimitato dai caratteristici pali detti "bricole", e ci dirigiamo verso il Santuario di Barbana. Imboccata la curva del Canale di Fra' Simon, che si raccorda con quello dell'Uomo Morto, arriviamo a Barbana, all'isola legata al culto mariano, la cui origine rimane incerta ed intrecciata con leggende, cronache apocrife, rari documenti e scarse testimonianze archeologiche. Anticamente lazzaretto di Aquileia, legata al culto di Apollo Beleno, divinità carnico celtica, divenne l'Isola della Madonna, allorche nel 582, il patriarca Elia fece erigere un luogo di culto nel punto in cui l'immagine della Vergine fu rinvenuta tra i rami di un gigantesco olmo dopo una mareggiata senza precedenti che spazzò via tutti gli edifici dell'isola. Al primo Santuario si aggiunse un monastero retto dal Priore Barbano, meta del pellegrinaggio votivo, della prima domenica di luglio, il Perdòn, in ricordo della pestilenza che colpì Grado nel 1237.

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© 2005, Franco Cappellari - Santuario di Barbana

Dopo aver visitato il Santuario, risaliamo in barca, navighiamo tra barene, tapi, rii in piena laguna. Tra le velme nidificano le garzette e l'airone cinerino, mentre i gabbiani sostano immobili sulle bricole.
Ai lati del canale, scorgiamo delle croci che indicano il luogo dove una gelida notte perirono due esperti pescatori, le cui grida disperate furono trascinate dalla bora fino a Grado.

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© 2005, Franco Cappellari - Le croci

Continuamo il nostro giro in laguna, intravedendo sugli isolotti i "casun" capanne del tetto di canna, incastonate in un ecosistema fatto di canali, paludi, canneti e nachi di sabbia.

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© 2005, Franco Cappellari - "Casun"

Ogni pescatore ne possedeva uno che gli serviva come base d'appoggio durante la settimana e talvolta come dimora stabile. Già in epoca romana, le "mote", come vengono chiamate le isolette lagunari, costituivano un rifugio sicuro per gli abitanti della costa in caso di attacchi. Oggi le "mote" superstiti sono poco più di un centinaio, ma pochissime sono abitate. Un paio di "casun" aprono le porte ai turisti, parecchi sono attrezzati con frigorifero e tv, ma ve ne sono altri, ancora rustici dove il forestiero non mette piede, se non accompagnato da qualche buon amico del proprietario.

Nel mio caso devo ringraziare Antonio, per fortuna buon conoscente di Witige Gaddi, "paron" del più bel "casun" della laguna. Da lontano, a gesti, chiediamo il permesso di ormeggiare. Una volta a terra, faccio conoscenza con un uomo la cui vita non può essere raccontata in una sola vita. Viaggiatore esperto ed instancabile, raffinato fotografo era appena rientrato dalla Patagonia.

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© 2005, Franco Cappellari - Witige Gaddi

Trascorrere un'ora con lui è stato piacevolissimo…. un fiume in piena, racconti densi di fascino, quasi sembravano favole, e tra una fetta di salame ed un' "ombra" di Tocai il tempo vola via. Prima di ripartire il regalo più bello, Witige tira fuori un portfolio in B&W, in cui sono rappresentati momenti di vita di uno dei maggiori poeti del Novecento italiano, Biagio Marin (1891-1985), gradese come lui.
D' improvviso scorgo le lancette sulle 20, il tempo trascorso sembra un attimo eppure dagli scatti in macchina mi accorgo che non è così, non mi resta che immortalare il momento più atteso, il tramonto, e ringraziare Antonio per la sua gentilezza.

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© 2005, Franco Cappellari - Tramonto sulla laguna

Ritorno indietro pensando alla giornata ….è stata un'esperienza indimenticabile, un succedersi di atmosfere che si fondono fra di loro, suscitando emozioni sempre diverse. I canali, le innumerevoli "mote" affioranti dal mare, gli specchi d'acqua sono gli elementi di questa magia.

 

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