Islanda

A cura di: Piero D'Orto

Dovrei esserci abituato ormai, eppure i preparativi di ogni spedizione fotografica risultano essere parte integrante (ed eccitante) del viaggio stesso. L'Islanda questa volta, dopo i fiordi norvegesi, i laghi della Svezia, le Lofoten; sempre il grande nord e sempre d'inverno, in condizioni se non “estreme” sicuramente fuori dal comune. Non saprei spiegarne i motivi ma il magnetismo che queste lande esercitano su di me è paragonabile alla fotografia: totalizzante, quasi ossessivo. Il fatto che mentre scrivo stia organizzando una spedizione alle Svalbard ne dà forse la misura.

Piero D'Orto

Il primissimo problema pratico da affrontare è l'attraversamento dei controlli aeroportuali con il bagaglio a mano: più di 19 kg di zaino fotografico non sono consentiti. D'altra parte nessuno stiverebbe due corpi Nikon D-SLR con relativi battery pack, un Nikkor 14-24, 70-200, 50, 105, un moltiplicatore, un 80-400, un flash, una decina di CF, batterie di scorta e non ricordo cos'altro. Le norme però consentono di avere al collo una macchina fotografica, così ci facciamo osservare da mezzo aeroporto ma i controlli sono superati con grandi sorrisi degli addetti: sei persone con un armamentario simile addosso non sono quotidiana routine.

Dopo un viaggio piuttosto lungo tra attese e scali si arriva su quest'isola che ha attraversato periodi migliori: se la nostra economia è in crisi qui si respira il crollo. L'altro lato della medaglia è che ad attenderci in albergo ci sono due fiammanti fuoristrada al costo di una citycar. Non andiamo ancora a dormire però, rimaniamo tutti col naso all'insù nella speranza che il blu intenso del cielo ci regali l'aurora boreale. Niente da fare. L'alba, verso le 11, ci si presenta mentre, in auto già da un'ora, siamo in un deserto innevato; i primissimi raggi illuminano radenti una cresta di neve creata dal vento, ecco, una delle prime foto ed è già spettacolo della natura, ci complimentiamo a vicenda controllando i nostri monitor, siamo felici come dei bambini davanti ad un nuovo giocattolo e non abbiamo ancora visto nulla.

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Ripartiamo ed un'aquila ci attraversa la strada come fosse un fagiano qui da noi, ci guardiamo meravigliati a bocca aperta. Arriviamo in un'area protetta che ha visto nascere il primo parlamento islandese, sì, proprio all'aperto, in un anfiteatro naturale attraversato dalla spaccatura atlantica; lo scenario è unico, anche perché il sole, che ci accompagnerà per tutta la durata del viaggio, da queste parti sembra fatto apposta per la felicità del fotografo, sempre basso all'orizzonte a creare luci radenti ed ombre lunghe. E così, dopo aver visto e fotografato durante il tragitto cascate, cavalli allevati allo stato brado, laghi fumanti, minuscole chiesette bianche dai tetti rossi, quando arriviamo a Geysir realizziamo un vero e proprio servizio fotografico ad un musicista che, avvolto da nebbie e fumi controluce, si dedicava con tanto di spartito e leggio alla sua attività mentre la terra ribolliva e sbuffava a cadenza regolare. Fa buio presto e Gullfoss, la cascata più famosa ed imponente la vediamo in condizioni di luce pessime(non avevamo ancora la D3S che invece ci accompagnerà alle Svalbard) così, raggiunto l'albergo prenotato per la seconda notte, rimaniamo in attesa dell'aurora boreale. Niente.

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Il mattino seguente, prima del sorgere del sole ci ritroviamo in una sorta di white out a dover superare un paio di guadi, facili facili in realtà ma esultiamo lo stesso quando i fuoristrada ne escono brillantemente anche perché nel deserto bianco, senza riferimenti, non si tratta proprio di uno scherzo. Altra giornata spettacolare tra ghiacciai, cascate, spiagge laviche innevate, ci imbattiamo in un paio di slitte trainate da cani bellissimi e ci fermiamo un po' a fotografarli mentre all'orizzonte, sull'oceano un temporale ancora una volta controluce disegna uno scenario astratto di soli tre colori. Davvero non esistono parole, in questo caso, forse, riesce meglio alla fotografia il compito di raccontare.

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La terza notte la trascorriamo in una guest house sul mare, nei pressi di Jokulsarlon, la laguna ghiacciata. Il solito sguardo al cielo prima di addormentarsi. Macchè, niente. Nei discorsi prima della partenza avevo descritto e magnificato ai miei compagni di viaggio l'aurora boreale; l'anno prima avevo avuto la fortuna di osservarla alle Lofoten insieme all'amico Ghibo che mi accompagnava anche allora. Ma stavolta niente. L'alba successiva ci vede in un ambiente che non si potrà dimenticare: iceberg, sole, montagne che si riflettono nella laguna dove nuotano foche che ci guardano, è così bello che passiamo lì tutta la mattina. Di fronte, la spiaggia nera contrasta con il ghiaccio millenario che prova a raggiungere il mare spumeggiante.

Torniamo in auto (al termine del tour avremo percorso 1200 km) per rientrare al Northern light, l'hotel che ci ha ospitato anche la prima notte, un bagno in un lago termale con l'acqua a 40° ed una temperatura esterna di -15° è un'esperienza da provare. E' il momento dei saluti e del conto, sono ormai le 23,30 dell'ultima sera in Islanda, domani visita alla capitale e rientro in Italia.

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Peccato solo per l'aurora boreale. Anche stasera: niente. Tergiversiamo, chiacchieriamo di questa fantastica esperienza di viaggio e fotografia, un caffè(?!?), due chiacchiere in inglese, quattro risate, scambi di indirizzi mail e l'ultimo sguardo al cielo: indovinate? Sì, questa volta l'aurora boreale ci ha voluto salutare mostrandosi in tutto il suo splendore, illuminandoci con il suo magico sfavillio.

NOTE TECNICHE:
Durante il tour sono stati utilizzati senza alcun tipo di problema legato alle rigidissime temperature dell'inverno artico, corpi macchina D90, D300 e D700, ottiche: 12-24 dx, 14-24, 18-200, 24-70, 50,70-200, 105, 80-400, moltip. 1,4x

Un sentito ringraziamento a Nital ed allo staff NPS, in particolare a Marco Rovere e Paolo Amendolara che ormai da anni supportano le mie iniziative e sopportano me.
Un ringraziamento caloroso ai miei compagni di viaggio: Antonio, Dario, Ghibo, Massimo, Paolo e Sandro.
Un ringraziamento anche ad Antonella che ha deciso di fratturarsi un polso a pochi giorni dalla partenza ed un grazie a Massimo, mio amico e socio, che porta avanti il nostro studio in mia assenza.

Per informazioni sui prossimi viaggi e workshop:
Foto&Foto - www.fotoefoto.com - piero@fotoefoto.com


 

 

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