Istanbul, porta d’Oriente

A cura di: Franco Cappellari, Testi di Silvia Berardo e Franco Cappellari

Fra le città più belle al mondo, la metropoli turca è visitata ogni anno da milioni di turisti e fotografi.

Affacciata sul Bosforo, stretto che collega il Mar di Marmara con il Mar Nero, Istanbul è l’unica città al mondo ad appartenere sia al continente europeo, sia a quello asiatico. Discendente delle antiche e illustri Bisanzio e Costantinopoli, Istanbul è oggi una megalopoli frizzante e movimentata con oltre 12 milioni di abitanti, che racchiude in sé 2.700 anni di storia in un’incredibile fusione tra Oriente e Occidente, tra presente e passato.

Partiamo da Milano, Venezia e Roma, per incontrarci al controllo passaporti dell’aeroporto di Atatürk. Già sul pulmino che ci porta in hotel iniziamo a conoscerci fotograficamente e non mancano i primi scatti.

La prima tappa fotografica è la Moschea Blu, il cui nome ufficiale è Sultan Ahmet Camii.

Realizzata tra il 1609 e il 1616, è un vero capolavoro, opera della fervida mente di Mehmet Aga, allievo del famoso artista e architetto Mi'mār Sinān. All’ingresso, come avviene in tutte le moschee, ci viene consegnato un sacchetto nel quale riporre le scarpe e noi fotografe dobbiamo coprirci capo e spalle con sciarpe e veli.
Una volta entrati, di fronte a tanta magnificenza, si comprende subito perché questo sia uno dei luoghi sacri più fotografati al mondo: pareti e colonne sono ricoperte da piastrelle di ceramica di İznik decorate con toni che vanno dal blu al verde. Successivamente, raggiungiamo la splendida basilica di Santa Sofia, tra tutte la più luminosa: contornata da quattro minareti, questo straordinario monumento fu edificato da Costantino nel IV secolo, per poi essere ricostruito nel V secolo da Teodosio II e successivamente da Giustiniano.
La sera, sfiniti ma soddisfatti, raggiungiamo l’ultimo piano del nostro hotel, il Grand Hotel Glüsoy, da dove si gode un suggestivo panorama della città illuminata.

La mattina successiva è dedicata alla visita del monumento più conosciuto di Istanbul, lo straordinario Palazzo Topkapi Sarayi, edificato per ordine di Maometto II e per quasi quattro secoli residenza dei sultani ottomani, prima di essere trasformato in un grande museo. Tappe fotografiche sulle terrazze panoramiche del palazzo ma anche dei colorati ed eleganti interni.

Nel pomeriggio, invece, ci immergiamo al Gran Bazar Kapalı çarşı, il più grande mercato coperto al mondo, esteso su una superficie di 200mila metri quadrati. Costruito sempre per volere di Maometto II, in questo gigantesco labirinto di viuzze coperte da volte affrescate a tinte forti si può fotografare di tutto: dai gioielli ai tappeti, dall’abbigliamento ai souvenir.

Qui è un brulicare di persone intente a vendere la propria merce e di gruppetti di giovani che offrono tè o caffè, purché si dia un’occhiata ai loro negozi, mentre altri puliscono le scarpe ai passanti e altri ancora sono impegnati a giocare a carte.

Fotografiamo tutto e tutti. Persino un cartello che vieta di fotografare!
La sera termina al ristorante panoramico Hamdi, raggiunto con un pulmino che percorre l'ultimo tratto di strada contromano.
È proprio il caso di dire “cose turche”!
Dal terzo piano è bellissimo fotografare le meravigliose silhouette della Yeni Cami, del ponte di Galata e di quello sul Bosforo che cambia colori, e che collega l’Occidente con l’Oriente.

La prima tappa del terzo giorno è la Basilica Cisterna o Yerebatan Sarayi, la più famosa tra quelle scavate nel sottosuolo nel periodo bizantino. Una magica sala sotterranea, con emozionanti giochi di luci, lunga all’incirca 140 metri e larga 70, il cui soffitto a volta è sorretto da 336 colonne. Come le altre cisterne, costituiva un enorme serbatoio dove accumulare l’acqua per i periodi di siccità o da utilizzare in caso d’assedio della città. Una serie di passerelle ci consente di fotografarla in lungo e in largo, fino a raggiungere il fondo, dove si ammirano due blocchi di marmo con un bassorilievo raffigurante la mitologica Medusa.
La voglia di girovagare per i tanti mercati cittadini non ci manca. Raggiungiamo quindi anche un altro souq, il Bazar delle Spezie, o Mısır Çarşısı, in assoluto uno dei più antichi della città.

L’aria è pregna di odori speziati e a ogni passo i negozianti invitano i passanti ad assaggiare le loro specialità, che variano dai morbidi fichi ripieni di noci e miele alle dolci e multicolori caramelle di gomma arabica, dai formaggi caprini al caffè.

Un po’ dappertutto si scorgono i sacchi ricolmi di spezie: zafferano, curry, paprika, peperoncini, cannella.
Lo spettacolo ci stimola l’appetito fotografico ma anche quello dello stomaco!
La sera cenetta nel quartiere di Beyoğlu, che negli ultimi decenni ha riacquistato l’eleganza di un tempo, con i suoi palazzi totalmente ristrutturati e una miriade di negozi e ristoranti esclusivi.
Qui giunti, ci incamminiamo lungo la pedonale via Indipendenza, o İstiklâl Caddes, la strada più famosa di Istanbul, frequentatissima a tutte le ore e attraversata da un vecchio e caratteristico tram.

Questi sono solo alcuni dei luoghi di maggior interesse che abbiamo avuto la possibilità di visitare in quattro intensi giorni.

In realtà, Istanbul meriterebbe una visita molto più approfondita, soprattutto per conoscere meglio gli usi e i costumi del popolo turco.

Ringraziamo tutti i partecipanti fotografi e accompagnatori, perché con il loro entusiasmo e la loro energia hanno reso indimenticabili queste quattro giornate trascorse in una delle più belle città del mondo.

Foto di Bruno Sereni, Luigi Viscione, Giovanni Sonsini, Chiara Piantanida, Nicoletta Ciaccia, Leo Lehar Massarenti, Bruno Patrevita, Petra Schlüter, Matteo Comito, Marcello Romani, Silvia Berardo e Franco Cappellari.
Organizzazione e accompagnamento di Silvia Berardo (Silchy Viaggi).

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