Nevada Trip

A cura di: Maurizio Bachis

Nevada Trip
di Maurizio Bachis

Non mi era mai capitato finora, di inseguire il sole a 10.000 metri d'altitudine.
Negli anni, ho sempre prediletto le mete asiatiche a quelle occidentali, quindi, viaggiando verso est, la notte non tardava ad arrivare; invece questa volta stavo inseguendo a 1.000 km/h il sole, che sembrava disegnato sul finestrino e non tramontare mai.
Era il 27 gennaio 2005 e questo magnifico viaggio stava per iniziare, un viaggio tanto desiderato, in un luogo fortemente ambito da tutti gli amanti dell'arte fotografica.

La meta?
Città: Las Vegas.
Stato: Nevada.
Stati Uniti d'America.

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© Maurizio Bachis

Premetto, di esser partito cosciente del fatto che una settimana non sarebbe bastata per imprimere nella nostra memoria (digitale) tanta meraviglia, ma soprattutto per trasmettere le mille sfumature di questa magnifica terra; quindi ho preferito rivolgere la mia attenzione per l'ennesima volta alla natura, tralasciando lo spettacolare aspetto architettonico.

Las Vegas ti colpisce per i mille colori, per la spettacolarità delle costruzioni ma soprattutto perché tutto è finto… è come essere in un immenso teatro in cui ognuno di noi fa parte della scena.

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© Maurizio Bachis

La smania del giorno prima, i preparativi, la carica delle batterie della mia inseparabile D70, la pulizia delle ottiche e la formattazione delle card e, infine, la stanchezza del viaggio mi inducono a riposare, ma l'agitazione è troppo forte; l'appuntamento è per le 9:00 a.m. all'eliporto dell'hotel, per volare finalmente sul mitico Grand Canyon.
Ed eccomi in volo, a bordo di un coloratissimo elicottero a sei posti, ed in pochi istanti sorvoliamo gli enormi grattacieli e le sfavillanti fontane del Bellagio.

Superata la quinta dell'enorme teatro di Las Vegas, presto la sabbia rossa del deserto si erge a protagonista; prima un'arsa pianura, poi ecco che appaiono le prime geometrie delle montagne.
Solo adesso capisco l'incredibile senso di libertà raccontata dagli spiriti liberi (i motociclisti che attraversano l'america coast to coast). Un senso di spensieratezza e felicità ti assale e si impadronisce di te quando vedi le interminabili strade sterrate lunghe centinaia di km, linee incredibilmente rette che attraversano il deserto; due soli elementi: l'orizzonte e il cielo.

Inizio a scattare come un pazzo, l'importante è cercare un tempo veloce per evitare il micromosso dovuto alle vibrazioni dell'elicottero, poi sottoespongo di 0.3 diaframmi per avere immagini sature e, con l'ausilio di un bel filtro polarizzatore, il gioco è fatto.

 

 

 

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© Maurizio Bachis

Hoover Dam, l'enorme diga che ferma il Colorado, è mastodontica, apocalittica; ma ancora più spettacolare è lo scenario che si apre a monte di essa.
Si scorgono milioni di insenature che rientrano nella terra come piccoli fiordi, l'acqua dalle mille sfumature blu e verdi, isolotti dalle molteplici forme.

Sono emozionato, le mani iniziano a sudare, cambio card e monto il tele zoom AF-S VR 70-200/2.8; inizio ad avvistare le prime faglie, in fondo il Colorado, fautore di tanta meraviglia.
Finalmente eccolo, il Grand Canyon si apre dinnanzi a me in tutto il suo splendore, con verticali pareti che sembrano essere incandescenti, rosse con sfumature rosa, interrotte a tratti da piccoli cespugli verdastri.
Strato dopo strato, il canyon ci racconta della sua vetusta vita: rocce che parlano di ere passate e ci tramandano attraverso graffiti le antiche storie avventurose di intrepidi indiani.

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Atterrati nella riserva dei Hualapai, un bus d'altri tempi ci porta lungo una strada sterrata fino al Picco dell'aquila, un punto panoramico da brivido, dove si può ammirare l'immensità di questo altipiano.
Percorro a piedi un sentiero, sono euforico, non riesco a concentrarmi, ad ogni passo trovo uno spunto fotografico diverso, scorci mozzafiato, rocce fantastiche, particolari di tronchi arsi dal sole, e mille panoramiche. Scatto dopo scatto arrivo sulla cima di una collina che mi regala lo scorcio di un altro versante; emozionato, mi siedo su una roccia.
Il silenzio assoluto, a volte interrotto da folate di vento, e le pittoresche nubi all'orizzonte fanno da cornice a questo quadro. Poche volte nella vita sono rimasto letteralmente immobilizzato da tanta bellezza.

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© Maurizio Bachis

Rivolgo lo sguardo al cielo, alle nuvole, al blu intenso e, più lontano, osservo un rapace che compie evoluzioni pindariche nel vento.
Continuo il mio tour fotografico, magnifiche immagini di paesaggio si alternano a particolari microscopici, grazie al micro Nikkor 60/2.8 D.
Il tempo trascorre velocemente ed è già ora di ritornare all'elicottero; il sole inizia a tramontare, donandoci sfumature e tonalità profondamente calde, tramonti emozionanti, rocce infiammate.
Stanco ma soddisfatto, indosso le cuffie. Decolliamo e, sorvolando il canyon, scatto le ultime foto con un nodo in gola, un po' malinconico, ma certamente felice di questa indimenticabile esperienza.

Dedico queste mie fotografie a tutti coloro che, come me, credono nella forza delle immagini, che amano condividere le proprie emozioni tramite fotografie e racconti, ma soprattutto che vivono producendo un operato, una testimonianza, un archivio di sentimenti ed emozioni da tramandare nel tempo, nell'avvenire, come un'impronta, una firma indelebile del proprio passaggio.

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Maurizio Bachis
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