Midwest Lighthouses in Winter Time

A cura di: Giusy Concina

All’arrivo a Chicago, abbiamo recuperato la nostra piccola Toyota Rav4 AWD, dotata di pneumatici invernali e pronta ad affrontare un percorso di 1.800 miglia attraverso Illinois, Michigan, Wisconsin e un breve tratto di Indiana, lungo le coste e su alcune piste di laghi gelati.

Denominatore comune di questo viaggio sono stati i fari, che lungo le sponde di questi laghi rappresentano un importante punto di approdo per ogni tipo di imbarcazione.

Per la nostra Toyota hanno rappresentato una sorta di bianca sfida, visto che il sistema GPS integrato è stato veramente utile e di facile comprensione.

Da Chicago, la prima meta è stata Michigan City, in Indiana, una cittadina lacustre che offre grandi opportunità vacanziere nella stagione estiva. In questo momento sembra assopita sotto una coltre bianca, non distante da Union Pier dove uno splendido cottage immerso nel bosco, sulle rive del lago, ci ha ospitato per un po’ di riposo al caldo nonostante le temperature esterne di ben –18°C!

Ancora circa 20 miglia per raggiungere la splendida South Heaven che offre una visione completamente diversa del paese.

Alcune miglia ancora verso nord, sul Lago Michigan gelato, per raggiungere Holland dove visitiamo il “Big Red Lighthouse” motivo di orgoglio per i cittadini di questa piccola comunità.

Da qui, riprendiamo la statale 196 innevata per raggiungere Lansing, capitale dello stato, una città molto bella, che offre spunti per una visita turistica, a iniziare dallo splendido Museo Oldsmobile Transportation, che racconta nel dettaglio la storia di questo signore delle prime automobili americane, marchio entrato poi a far parte del gruppo GM, e ancora oggi fonte di importanza per la città con la presenza di due immensi stabilimenti.
Oltre alla presenza dell’Università del Michigan, la più grande del paese che prepara molti degli ingegneri e dei tecnici che vivono appieno il mondo delle auto. Per scoprire tutto ciò che si può vedere e fare a Lansing, vale la pena dare un’occhiata al sito www.lansing.org e soprattutto di sostare alcuni giorni in città, prima di affrontare la strada verso est che ci porta a Detroit, proprio in occasione del salone dell’auto.

La patria di Ford è una città spettacolare, in particolare il Museo Ford. Da non tralasciare la visita del Rouge, per vedere da vicino l’assemblaggio del famoso F150, il pick-up più venduto in assoluto.

A Detroit visitiamo il faro prospiciente il fiume gelato, dove una nave canadese che trasporta materiali è rimasta intrappolata nel ghiaccio e fa decisamente una brutta impressione.

Il parco antistante, dominato dal faro e ricoperto da una coltre bianca è davvero suggestivo.

Riprendiamo il viaggio verso altre coste lacustri, sempre tra il freddo e il ghiaccio.

Apprezziamo gli pneumatici invernali che la nostra Toyota Rav4 “indossa” e anche il sistema di ricezione satellitare nonché le varie app che abbiamo a bordo. Quella del meteo, estremamente precisa, ci fornisce tutti i dati necessari e utili a programmare le partenze, le ore di luce, e soprattutto le condizioni delle strade e delle piste, nonché le precipitazioni nevose. Alcune di queste riusciamo a evitarle, altre invece ci permettono di catturare momenti estremamente piacevoli.

Eccoci raggiungere quindi il faro di Kenosha, e siamo in Wisconsin, e quello di Wind Point Racine.

Questo, oltre a essere prospiciente il lago ghiacciato, racchiude un interessante museo sulla storia della navigazione locale, inserito nel 1954 tra i punti di interesse storico.

Più a nord scopriamo poi Port Washington e ancora Sheboygan, località rinomata d'estate, praticamente addormentata di giorno. Un viaggio decisamente interessante e impegnativo, soprattutto per le temperature basse, peggiorate da un vento costantemente presente, che ha reso difficoltoso ogni spostamento al di fuori dell’abitacolo della Toyota Rav4.

Scattare delle foto è stata spesso un’impresa ardua. La nostra Nikky (la Nikon D4) è stata un prezioso aiuto. Nonostante le temperature inclementi, ci ha permesso grande mobilità.

Grazie all’obbiettivo grandangolare 14-24mm abbiamo potuto immortalare immensi panorami. Con il 28-300mm ci siamo “avvicinati” ai fari troppo distanti per essere raggiunti. Certo abbiamo avuto qualche problema di luminosità, ma eravamo anche a latitudini e condizioni difficili.

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