A caccia di emozioni

A cura di: Filippo Galluzzi

Monte Bianco
di Filippo Galluzzi

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© Filippo Galluzzi
Cresta di Rochefort

Fa freddo.
Sono fuori dal rifugio ed è appena smesso di nevicare, lasciando spazio al vento.
Guardo i nuvoloni che avvolgono tutte le cime, aspettando un tramonto che quasi sicuramente farà il suo corso di nascosto. Le mie speranze relative alla scalata di domani, dopo due giorni non proprio fortunati stanno svanendo.
Sembra banale dire che le più grosse soddisfazioni arrivano quando meno te lo aspetti ma è vero.
Sarà solo una vecchia credenza, o la strana ironia della sorte, ma anche questa volta ne ho avuto la conferma.
Le previsioni davano il meglio, io mi sentivo a posto, insomma tutto perfetto.
Ho guardato a lungo la vetta del Gran Paradiso, mentre veniva incendiata dalle luci del tramonto, pregustando il momento nel quale avrei potuto passeggiarci sopra.

Non avrei mai immaginato che il mio ginocchio mi bloccasse appena sotto la parete.
Sono rimasto li, a guardare i miei amici allontanarsi come due puntolini, nel bianco del ghiacciaio ancora insonnolito, mentre il sole stava per spuntare dalle cime prima di tornare lentamente indietro, giù per la morena, dicendomi :"Domani andrà meglio".
Domani è arrivato, insieme a lui la pioggia.
Due obiettivi su tre sono già andati, è rimasto solo un giorno.
Ancora aspetto, aspetto uno spiraglio di cielo azzurro, un raggio di sole che mi dica che domani farà bello ma niente.
Mi rassegno, incamminandomi nuovamente verso la porticina del rifugio.
Un'istante, una lama di luce infuocata tinge di rosa il ghiacciaio.
Mi giro e torno di corsa all'inizio della neve.
Le pareti non sono più nere, e i grigi nuvoloni si sono trasformati in batuffoloni dai mille colori.
Il segno è arrivato, un'emozione incredibile, uno spettacolo mozzafiato.
Prendo la mia macchina fotografica, e scatto, luce, colori, l'immagine che vedo, l'avevo già dipinta, prima, nella mia fantasia... ora è mia... per sempre!
Un' istante e il sole sparisce definitivamente dietro le guglie.

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© Filippo Galluzzi - Monte Bianco

Alle 4 è ancora buio, nel ghiacciaio, e l'oscurità è segnata solo dalle luci delle nostre frontali e da una miriade di stelle. Il segnale era giusto, è una giornata splendida, e le cime iniziano a brillare una ad una alle prime luci dell'alba.

Saliamo, sono troppo felice di essere qui, lo spettacolo è incredibile le delusioni dei giorni precedenti ormai cancellate.
Un mare bianco, perforato da aguzze torri di roccia che graffiano il cielo azzurro.
Sulla cresta sembra di volare.
Una stretta di mano, un abbraccio con compagni, un'altra semplice giornata in montagna è passata, segnando nella mia mente, in maniera indelebile, emozioni.

Emozioni, nient'altro che emozioni.

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© Filippo Galluzzi - Gran Paradiso

Riflessioni personali
La montagna e la fotografia, due grandi passioni.
Non so neppure di quale mi sono innamorato per prima.
Che arrampico sono anni, che scatto solo mesi, anche se prima sognavo ammirando gli scatti degli altri.
Ora si sono unite e non riesco più a separarle.
Una piccola Nikon Coolpix 885, la mia prima fotocamera, acquistata per portare a casa semplici immagini dei panorami che l'alpinismo mi regalava, ha dato inizio ha tutto.
Una passione sempre crescente, unita alla voglia di portare a casa scatti migliori, mi ha convinto a entrare timidamente nell'incasinatissimo mondo dei tempi e dei diaframmi.
Il fidanzamento con Nikon era felice, la Coolpix aveva sopportato senza lamenti i miei peggiori maltrattamenti nei camini delle dolomiti e quindi, ho acquistato una F55 con la quale ho sprecato le prime pellicole.
Il digitale però, era la mia misura, sono uno smanettone, un'informatico, e sopratutto impaziente.

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© Filippo Galluzzi - Dente del Gigante

Il sogno D70, si è materializzato dopo poco, e ora è la mia fida compagna di mille avventure.
80-200 AFS, 12-24, 24-120 VR, 70-300G,50 1.8 e un Sigma 24-70 2.8, formano, insieme all'inseparabile SB-600 il mio corredo, che mi segue sempre.
Naturalmente, quando scalo, il peso è sempre un problema, e il corredo, deve seguirmi in forma ridotta... molto ridotta.
Cerco di portarmi sempre una sola ottica, quasi sempre il 12-24, fantastico per i panorami alpini e per le foto sportive d'effetto, e il flash, indispensabile per gestire al meglio situazioni di controluce.
In cordata infatti, non è sempre possibile cambiare il punto di ripresa, e diventa importantissimo sapere e potere gestire al meglio le peggiori situazioni di luce.
Per questo motivo, nonostante il peso, non rinuncio mai alla reflex, in luogo di una più piccola e pratica compatta.
Un sistema di moschettoni, assicura sempre la mia D70 da eventuali cadute nel vuoto.
Un HD portatile, indispensabile nelle uscite di più giorni lontani dalla civiltà, si prende cura dei miei scatti in attesa di arrivare a casa.

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© Filippo Galluzzi - Valsavaranche
 

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