Myanmar terra di pagode e sorrisi

A cura di: Marco Negri , Filippo Galluzzi

Terra di pagode e sorrisi

Ex Birmania, terra dell'ultima frontiera coloniale inglese, oggi prende il nome dal gruppo etnico più numeroso che popola queste Terre, I Myanma.
Negata al turismo fino al 1995 quando, aperte le frontiere il viaggiatore potè approdare ad una Terra ricca di incantevoli pagode dorate ed un popolo tutto da scoprire.

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© Marco Negri

Il territorio suddiviso dalla successione meridiana che si alterna in tre sezioni:
La dorsale montuosa a baluardo verso l'India per poi allacciarsi alla catena Himalayana fino a scomparire nell'oceano indiano, la valle dell'Irawaddy, dipinta dalle verdi risaie, che si apre in un ampio delta lungo la costa, raccogliendo le acque di una delle regioni più piovose del mondo, e l'altopiano Shan, la regione delle foreste di tek e di pynkado, luogo in cui risiedono la maggior parte dei gruppi etnici provenienti dalla regione cino-tibetana.

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© Filippo Galluzzi

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© Marco Negri

Myanmar, terra travagliata ed impoverita dal tempo, oggi governata da una dittatura militare, un regime che non ha in nessun modo alterato l'ospitalità e soprattutto la fedeltà alle tradizioni locali e religiose del popolo..

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© Marco Negri

Solo un'ora...
Una brevissima ora di volo, separa Bangkok da Yangoon, ed è incredibile pensare che basti così poco per lasciarsi alle spalle il nostro mondo.

Myanmar, un paese che sembra essersi messo da parte, evitando il tumultuoso flusso della storia e del progresso che sta cambiando, con una rapidità sconvolgente, tutto ciò che circonda.

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© Filippo Galluzzi

Qui il processo di modernizzazione è lento, come lento scorre il traffico della capitale Yangoon, incredibilmente diversa dai nostri centri nevrotici e pieni di caos.
Subito al primo impatto si viene proiettati in altri tempi, dove le abitudini, le credenze e la grande spiritualità di questo popolo resistono strenuamente.
Vagando tra gli oltre 2000 templi in pietra di Bagan, oggi come come allora pieni di atmosfera e di fedeli, o avventurandosi tra i villaggi del Triangolo d'oro, è possibile vedere e soprattutto vivere realtà incredibili, rimaste totalmente immutate dalle "omologazioni" imposte dalla modernità.

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© Filippo Galluzzi

Navigando nella placide acque dei fiumi che solcano il territorio con i loro argini brulicanti di vita, o guardando attentamente il lavoro nelle verdi risaie si scorge un legame unico, forte, con l'ambiente naturale.
Un'ambiente nel quale le genti di questa terra sembrano vivere in una simbiosi perfetta.

La povertà, che salta subito al nostro occhio abituato ad una continua ostentazione di ricchezza, colpisce, fa riflettere, ma viene superata subito, guardando i volti sempre sorridenti delle genti.

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© Marco Negri

La persone, la ricchezza più grande di questo paese.
Che sia solo un sorriso, magari regalato da chi può permettersi solo quello oppure una tazza di tè, la loro ospitalità e generosità ci spiazza.
Caratteristiche ormai rare, che purtroppo, il nostro stile di vita ha perso nella sua frettolosa rincorsa al benessere economico.

"Impossibile descrivere le sensazioni che si possono provare navigando sulla piatta superficie del Lago Inle quando le luci del tramonto e dell'alba, disegnano ardite silhouette di pescatori che sembrano "suonare" le loro reti in equilibrio su un piede.".

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© Filippo Galluzzi

Assolutamente un paese da vivere per chi avrà voglia di infilare nella valigia, una grande carica di rispetto e interesse verso una cultura bellissima, ma allo stesso tempo molto fragile.

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© Filippo Galluzzi

Le pagode descritte nei racconti di Marco polo, nella città dei mille templi, rimane testimone di un arte che fonde motivi e tradizioni indiane e cinesi. E di una cultura che diventa tangibile per la sua purezza.
Il Nostro reportage con cura preparato a tavolino prima della partenza si è dimostrato in linea alle nostre aspettative.

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© Filippo Galluzzi

Subito ai nostri occhi si aprono panorami e situazioni da mozzare il fiato, un popolo sereno e disponibile a qualsivoglia confronto, una stretta volontà nel recepire, nell'ascoltare possibili informazioni di un mondo lontano e a loro ancora del tutto sconosciuto….il Nostro mondo!

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© Marco Negri

Al contrario di altri reportage dove la gestione della luce diretta era mirata a piccoli pannelli riflettenti, ho voluto questa volta con i miei compagni di viaggio improntare il nostro "set luci personalizzato" utilizzando il sistema di luce creativa con un sistema MultiFlash Nikon.
Nr.4 SB800, 2 treppiedi ultra leggeri per uso flash della Manfrotto ed un ombrellino di medie dimensioni per diffondere con maggiore armonia la luce prodotta.
Presso i villaggi anche i più reconditi abbiamo utilizzato questo sistema a primo avviso scomodo e voluminoso ma, una volta ben imballato e protetto occupa meno spazio di un semplice treppiede professionale.

La gente incuriosita ed attratta da questa assoluta novità, da questi stranieri che dopo alcuni scatti mostravano a tutti i loro risultati a monitor, molti si prestavano di loro spontanea volontà, presso le abitazioni dai proprietari stessi venivano imbandite le "sale trucco", dove i loro preferiti interpreti venivano approntati per il set di posa.
Momenti indescrivibili, vissuti in mezzo ad un popolo semplice e spontaneo.
Solo grazie a queste prerogative siamo riusciti a portare a termine il nostro reportage.

Non un applauso a chi ha prodotto il servizio, ma a chi con la semplicità di un popolo povero e sorridente ha saputo trasmettere sensazioni e calore umano alla nostra fotografia.

 

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