E tu piccola Kumari, cosa fai? Il racconto che segue è il diario personale di uno dei partecipanti al viaggio Nikon School Travel in Nepal. Racconta di Kumari, una bambina scelta tra le caste che discendono da Buddha e che per conservare la sua sacralità non può ferirsi...
È mattina a Durbar Square, anche se il sole è già alto e comincia a fare caldo. La piazza è già piena di vita. I risciò sono allineati di fronte al Tempio più alto. Le piccole botteghe sul perimetro traboccano di oggetti dai colori vivaci, di spezie, di frutta, di verdura, di fiori. Confusione. Macchine e motociclette che strombazzano, capre al guinzaglio, persone, cani randagi.
Entro in un palazzo che esteriormente non colpisce come i templi a pagoda. Mi trovo in un chiostro con un porticato basso e scuro, le colonne di legno finemente intagliate e nel mezzo un pozzo con un ficus benjamin verde intenso.
Le facciate sono di pietra rossa con finestre di legno piccole, tranne quella della parete di fronte, simile a una trifora. Da una angusta porta, si intravedono delle scale che portano al piano superiore: i cartelli vietano l’accesso ai turisti. Non si può fotografare. C’è fermento nell’aria. Ci si sta preparando. Ci si sta vestendo. Ci si sta truccando. Forse chissà, Lei tra poco si affaccerà. Cala il silenzio quando vedo appoggiare le piccole mani sulla balaustra.
Eccola, la Dea bambina, raggiante in tutto il suo splendore, incorniciata dalla imponente finestra scura. È un incanto: il viso imbiancato, gli occhi scuri pesantemente truccati, la piccola bocca dipinta di rosso corallo, i capelli raccolti. Pochi attimi soltanto e poi si ritira. Ho visto la Dea vivente. Ho visto la Kumari.
L’eccitazione si mescola alla riflessione quando esco di nuovo nella piazza e vedo gli altri bambini, in divisa scolastica, che offrono fiori e riso all’icona votiva, segnandosi di rosso la fronte e, scampanellando allegramente, invocano la benedizione di Shiva. Ai più piccoli, sono i familiari che pongono sulla testa petali di fiori.
Mentre la giornata si anima e gli artigiani, nelle piccole botteghe o al bordo della strada, cuciono le stoffe, filano la lana, lavorano la terracotta, preparano il pane, vendono i prodotti della terra, vedo bambini abbracciati a fratelli, cullati da madri-bambine, in braccio ad anziani, sorridenti alle finestre. E tu piccola Kumari, cosa fai?
Nel pomeriggio quando il sole pennella di arancio i templi a Patan, un aquilone fa capolino nel blu cobalto del cielo.
Seguo il filo e scorgo i bambini che manovrano con destrezza il rocchetto di legno spingendo ritmicamente entrambe le braccia verso l’alto per mantenerlo in volo. Grida, competizione, divertimento: il rocchetto passa tra le mani dei più abili. Mi incuriosisce guardare i bambini giocare. Non ho visto botteghe di giocattoli. E tu con chi giochi, dolce Kumari?
A Dhulikhel, quando risalgo i campi di riso terrazzati dove uomini e donne sono impegnati a tagliare, raccogliere e separare il riso prima di farlo seccare al sole nelle piazze vicino ai Templi, scorgo i bambini che rumoreggiano sotto una struttura in cima a una collina.
Le canne di bambù piantate a terra, si alzano e si intrecciano come una scultura astratta. Due corde oscillano. È un’altalena.
Le bambine si sfidano concitate. Chi arriverà più in alto?
E tu solitaria Kumari, stai forse leggendo una favola?
I bambini di Bhaktapur giocano con l’acqua nell’antico lavatoio. Strilli di gioia quando si schizzano, mentre sono intenti a riempire taniche e secchi che le madri sposteranno a fatica fino a casa. Strilli di stizza quando sono lavati e le madri strofinano energicamente i lori corpi insaponati. A Pokhara i bambini pescano sul lago.
Arduo procurarsi esche naturali e ancor più arrivare primi a colmare di pesci il sacchetto di plastica.
Intanto le bambine sdraiate a prua di piccole imbarcazioni dai colori sgargianti, si divertono a muovere le ninfee cantando allegramente. Giochi semplici. Giochi istintivi. Giochi puri. E tu sacra Kumari, che hai votato la tua infanzia a Shiva, come ti diverti?
Mi sveglio presto, l’ultimo giorno. All’alba i primi raggi di sole scaldano l’acqua del lago alzando quella foschia bassa che mi accarezza la pelle mentre sono sulla piccola barca rossa. Il silenzio è scandito solo dalle ritmiche battute del remo del pescatore che mi sta conducendo alla riva opposta.
La natura è rigogliosa. Mi circonda il verde delle colline, mentre sull’acqua trionfano le ninfee.
Scorgo, in cima alla collina di fronte, lo stupa bianco, candido, isolato da tutto. Mi aspettano un paio d’ore di solitario cammino, in salita, attraverso la giungla, prima di raggiungerlo. Tranquillità. Pace. Estasi meditativa. Forse adesso, stai pregando anche tu, mia Kumari.
Questo breve racconto è il diario personale di uno dei partecipanti al viaggio Nikon School Travel “Nepal, il regno delle montagne” organizzato da “Fotografia e Viaggi”, corredato dalle immagini di Isabella, Mauro e Maurizio.
Racconta della Kumari, una bambina scelta tra le caste che discendono direttamente da Buddha e che per conservare la sua sacralità non può ferirsi, e del confronto con gli altri bambini che vivono e si divertono in questo luogo lontano.
È la sintesi di una esperienza fatta di scatti ed emozioni così intense e così diverse dal vivere quotidiano in questa vecchia Europa.
Portati per mano come dei “bambini” dal master Jordi Ferrando i Arrufat in piccoli angoli dove non sempre vedi i turisti, dove la macchina fotografica spaventa i bambini ma allo stesso tempo li affascina.
Dove chiedi quasi il permesso per fare uno scatto e non rubare la loro innocenza.
Grazie Fev. Grazie Jordi.