Dalla Nikonos III alla Z6: L’evoluzione della fotografia subacquea

A cura di: Francesco Rastrelli


Il mio primo approccio al mondo sottomarino inizia a 14 anni con i tentativi di caccia sub, premendo il grilletto di un fucile a molla, il Micro Saetta della Cressi Sub ma, dopo un paio d'anni, sono incuriosito dal primo corso con autorespiratore PADI Open Water Diver, che l'amico Guido Picchetti aveva appena portato in Italia: il risultato del colpo di fulmine è il brevetto a 16 anni!
All'epoca inizio anche a maneggiare la Nikkormat di mio padre e a sognare una Nikonos, per me irraggiungibile, quasi fosse un dio greco delle avventure di Jacques Cousteau. Una serie di fortunate coincidenze (il mio maestro di fotografia e camera oscura regala la Nikonos III a un amico di mio padre, che non la usa e, vedendomi così appassionato di fotosub, la dona a me) fa sì che il "fattore C" porti le mie mani a premere non più il grilletto del fucile subacqueo ma quello della macchina fotografica dei miei sogni, per "catturare" pesci sulla pellicola invece che in padella!

Attinia Alicia Mirabilis, Sorrento © Francesco Rastrelli
Ippocampo, Sorrento © Francesco Rastrelli

Da quel giorno il mio rapporto con il mare cambia e inizio ad apprezzare la flora e la fauna (allora al loro massimo splendore, me ne accorgo solo adesso) della Penisola Sorrentina e della Costiera Amalfitana, bagnate dal mare di casa mia: di cui sono ospite. Ho la grande fortuna di essere accompagnato in questo mio percorso da quattro persone fondamentali: Guido Picchetti, Virgilio Liguori, Enrico e Rosaria Gargiulo, ovvero il meglio della scuola di fotografia subacquea sorrentina e biologia marina, che mi istruiscono, mi prestano le attrezzature e mi spingono a partecipare ai primi concorsi fotografici.

Tartaruga Caretta Caretta, Sorrento © Francesco Rastrelli
Grotta Posillipo, Napoli © Francesco Rastrelli
Medusa, Amalfi © Francesco Rastrelli

Ricordo l'epoca in cui non c'erano mute stagne e jacket e, nelle prime immersioni notturne d'inverno, usavo i tubi di prolunga per il 35mm, i rapporti d'ingrandimento spaziavano da 1:1 a 3:1, la messa a fuoco era millimetrica e il formato 1:1 era esattamente come una diapositiva 24x36mm. Poi è arrivato il "complesso macro Nikonos", che potevo smontare sott'acqua per fare sia macro che ambiente, i flash e i servoflash, spesso autocostruiti, staffe e braccetti da preistoria ma, nonostante qualche allagamento, Nikonos III era un panzer di robustezza e le immagini con Kodachrome 64 davvero stupende.

Arrivano le prime vittorie ai concorsi, i viaggi premio in giro per il mondo (la prima trasferta ai Tropici è in Sudan, proprio dove Cousteau aveva fatto le spedizioni della serie "Precontinente" e girato il film "Il mondo del silenzio", capolovoro della cinamatografia subacquea) e la possibilità di migliorare l'attrezzatura in uso. Ogni guadagno della mia giovinezza è stato investito in materiale per fotografia subacquea: Nikonos III, IV eV, i flash Nikonos SB 101, 103 e 105 con la tecnologia TTL, obiettivi 35mm, 28mm, 80mm, 20mm e il favoloso "15 mm" che aprì la fotosub allo scenario superwide e che mi costò ben 3 milioni delle vecchie Lire e acquistai tramite un amico direttamente in Giappone.

Scorfano, Banco Santa Croce © Francesco Rastrelli
Macro Spirografo, 60mm micro © Francesco Rastrelli

Incoraggiato dai risultati dei concorsi, dalle prime pubblicazioni editoriali e ormai ben avviato ne mondo del lavoro, con conseguenti maggiori disponibilità economiche, passo alla reflex Nikon F90x, una macchina perfetta per performances di autofocus e le ottiche a corredo (il grandangolo 16mm, il 60mm e il 105mm per le foto macro), accompagnata dai primi braccetti e flash Isotta e Ikelite, con il TTL che pare una magia e la regina di tutte le pellicole, la Fujichrome Velvia 50: il tutto scafandrato nella custodia Igloo Underwave di Massimo Sanfelice. Sono anni fantastici, di viaggi a lungo raggio, di esplorazione di mari lontani, in cui la sperimentazione diventa presto esperienza e andare sott'acqua significa comunque, prima di tutto e nonostante la competitività reciproca, condividere la grande passione per mare e fotografia con tanti amici, da cui c'è sempre qualcosa da imparare (non dimenticherò mai il cosiddetto "ipercriticismus gargiulonensis" del maestro Enrico Gargiulo!)

Nel frattempo la vita personale e il lavoro da pubblicitario all'estero prendono il sopravvento sul tempo da dedicare alla mia passione, finchè nel 2014 realizzo uno dei miei primi reportage subacquei in digitale, in apnea, un servizio sugli ultimi palombari italiani in immersione negli Arsenali della Marina Militare a La Spezia (da cui poi è nata la fortunata Mostra "A Passi di piombo"), con la mia D700, il grandangolo 14mm e la custodia prestata da Marco Gargiulo. La voglia di ritornare alla fotosub inizia a farsi strada e viene captata dall'amico torinese Saro Turco di Europhoto a Torino che mi procura una custodia MDX Sea and Sea, con oblò fish eye per la mia D300: un vero affare!

Pesce Scorpionem, Red Sea © Francesco Rastrelli
Francesco Rastrelli con Igloo F90x e 16mm
Palombari Marina Militare in arsenale a La Spezia © Francesco Rastrelli

Il passaggio al digitale nella fotografia subacquea è stato epocale, in termini di praticità e immediatezza di risultato, nonostante la "vecchia scuola" sia sempre rimasta una mia caratteristica per la tecnica e la fantasia. Diventato ormai un affermato fotografo di vela, inizio ad utilizzare lo scafandro con l'oblò fish-eye anche in regata, perché mi permette dei suggestivi scatti a "mezz'acqua" delle barche a vela. Gli obiettivi sono sempre gli stessi, perché il corredo Nikon è davvero universale ma la grossa novità, per me, è stata l'introduzione nel mio parco lenti del grandangolo NIKKOR 10.5mm f/2.8, che non avevo mai preso in considerazione e di cui ora, per la qualità dell'incisione nella foto macro, non posso più fare a meno.

E siamo ormai ai giorni nostri, quando parlando con il mio amico Pino Tessera importatore ufficiale della Sea and Sea: gli propongo l'idea di fare una serie di "experience" con l'ultima custodia Sea and Sea MDX della serie Z6. Uso la nuova mirrorless con il favoloso 14-30 z-series e il 105 micro NIKKOR AF-S in varie immersioni, provando la stessa attrezzatura che già usavo con la D300, i flash YS D1 e D2, cavi a fibra ottica, lenti supermacro, braccetti Roisub, oblò macro e fish-eye con prolunga.

Non voglio entrare nel dettaglio di questo nuovo mondo, che sarà oggetto del mio prossimo articolo, interamente dedicato alla Z6 ma posso dire, con "profonda" convinzione che questo è il futuro.
Grazie Nikonos!

Mulini sommersi, Lago Capodacqua. Foto realizzata con Nikon D300 e NIKKOR 10.5mm f/2.8
© Francesco Rastrelli
Francesco Rastrelli con Nikon Z6 e NIKKOR Z 14-30mm f/4 S
Castel dell'Ovo, Napoli. Foto realizzata con Nikon Z6 e NIKKOR Z 14-30mm f/4 S
© Francesco Rastrelli

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