Norte de Argentina - Il regno delle forme e dei colori

A cura di: Franco Cappellari

di Franco Cappellari

 

Il nostro viaggio nel Norte de Argentina inizia dalla città di San Salvador de Jujuy, da dove imbocchiamo la - Ruta 9 - direzione nord. Vicino a Yala, la valle si stringe in una gola, e da qui a Tre Cruces la strada costeggia il Rio Grande. Nei pressi di Volcan, siamo già a 2000 mt di altitudine: sulla valle il cielo è plumbeo e guidiamo tuffandoci tra le nuvole. Qui gli alberi crescono al riparo dei pendii delle montagne, ma, continuando a salire, si trovano solo prati e ancora più in alto arbusti spinosi e contorti alberi di quenoa, una pianta che prospera solo a queste altitudini.

Franco Cappellari

A Tumbaya compaiono i primi cactus, eretti su impossibili dirupi scoscesi, poi la gola corre fra le catene di Zenta a est e le Ande orientali a ovest, le cui cime nascondono la Puna, l'altipiano. Continuando lungo la Cuesta de Lipan si arriva fino a Purmamarca, alla confluenza dei fiumi Purmamarca e Grande, ai piedi della celebre Montagna dei Sette Colori. La città è tra le più tipiche della zona, tutt'intorno notiamo le abitazioni incastonate tra frutteti, distese di mais, campi di peperoncino e orti. Questo è il regno delle forme e dei colori, i monti sfoggiano i toni più belli dell'ocra, del viola e del verde offrendo una vista indimenticabile, soprattutto nel pomeriggio.

Franco Cappellari

La piazza principale del villaggio è affollata dagli abitanti che vendono i loro pezzi d'artigianato, ed è circondata dagli edifici più importanti, come in tutte le città ispaniche. Il tempo qui sembra essersi fermato e permane il fascino dei secoli passati con la Chiesa di Santa Rosa de Lima e il più piccolo municipio dell'Argentina, oggi biblioteca locale.

Da Purmamarca raggiungiamo la Posta de Hornillos, simbolo dell'epoca coloniale, quando questa strada collegava il Perù al porto di Buenos Aires. La si percorreva a cavallo o con i carri trainati dai buoi e nelle montagne, dove il sentiero si fa più ripido, si continuava con carri trainati dai muli. Maimarà è un altro villaggio situato in una posizione stupenda; nei pressi del fiume ammiriamo una serra di garofani e ortaggi.

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Proseguiamo verso Tilcara, ai cui piedi si trova il Pucarà che conserva rovine in parte restaurate. Pucarà significa "vedetta fortificata", una delle tante nella Quebrada, tutte posizionate strategicamente per controllare chiunque osasse passare attraverso questi luoghi. Tilcara, Perchel, Juella, Yacorat, sono tutti nomi da cercare sulla cartina, località da visitare e scoprire. Prima di giungere a Huacalera, attraversiamo il Tropico del Capricorno, a 23°27' sud. Il paesaggio cambia: la gola si apre e il clima diventa più asciutto. Stiamo per entrare nella Quebrada de Humahuaca che è stata dichiarata patrimonio mondiale dell'Unesco nel 2003, per proteggerne la ricca eredità archeologica e culturale e i paesaggi unici.

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Questa gola prende il nome dalla tribù degli Omaguaca, gli abitanti originari. È un corridoio naturale lungo 170 km che unisce il nord dell'Argentina alla Puna, toccando i confini del Cile, della Bolivia e del Perù. Qui tutto vibra al ritmo della sua gente e delle tradizioni andine che si sono tramandate dall'epoca pre-ispanica. Ceramiche, prodotti tessili in lana, orticoltura, commercio e baratto, allevamenti di lama, capre e pecore: sono le attività quotidiane di questo angolo a nord dell'Argentina, che ne fanno un luogo tutto da scoprire. Lasciando la strada principale, scendiamo in direzione del fiume fino a Humahuaca, fondata sulle rovine di un'antica "tampu" inca.

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Al mercato si vendono merci provenienti da Cile, Bolivia e Argentina. Le stradine sono tutte acciottolate e strette e le case sono diverse da quelle delle altre città. In tutta la Quebrada de Humahuaca, la fusione della cultura europea e andina è presente ovunque: nei festival, nei misachicos e nel carnevale, il tutto accompagnato sempre da colori, musica e vino. Quando cambia la stagione, anche tutto il resto muta. La pioggia e i fiumi tinti di fango rendono fertili i campi sulle rive, permettendo agli agricoltori di coltivare fiori e ortaggi. Siamo a poco più di 100 chilometri dal confine con la Bolivia. A questo punto invertiamo la rotta, e torniamo indietro. Ad attenderci la "ruta 40" che ci condurrà verso nord, il nostro obiettivo è raggiungere le Grandi Saline.

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Arrivarci non è stato facile, una lunga serie di tornanti ci hanno condotto dai 2206 mt di Purmamarca ai 4170 mt del passo "Abra de Lipan" sul versante orientale delle Ande. Viaggiare a queste altitudini crea dei disagi fisici, testa pesante, fiato corto, ma l'acclimatamento dovuto alla nostra permanenza in questa zona da oltre una settimana, ci ha consentito di superare agevolmente il problema. Da qui iniziamo la discesa verso l'altipiano della salina. Negli spazi immensi e solitari che ci sovrastano, solo piccole abitazioni indicano una presenza umana sull'altipiano. Le Grandi Saline coprono la parte inferiore del bacino della Puna. In passato erano dei veri e propri laghi e tuttora, dopo le torrenziali piogge estive, si riempiono per un paio di giorni di pochi centimetri d'acqua. Qui le Ande si dividono in due catene, orientali ed occidentali, per poi ricongiungersi nella provincia di Catamarca e proseguire verso sud in un'unico complesso montuoso. Fra le due catene si trova appunto la Puna, che ha un'altezza media di 3800 m. In questa zona piove pochissimo, ed i brevi rovesci che si verificano sulle cime circostanti, consentono all'acqua piovana di penetrare nelle profondità del suolo sabbioso e di riemergere, arricchita di minerali, dalle falde acquifere della Puna dove forma le note saline. Ad accoglierci una luce accecante, ed un paesaggio lunare spazzato dal vento.

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Era nostra intenzione scattare qualche foto, ma tenendo conto delle difficoltà ambientali abbiamo preferito attendere il calare del sole e del vento, in un piccolo chiosco, dove ci siamo rifocillati, gustando le ottime –empanadas- argentine. Finalmente verso le 19.00, si sono create le condizioni adatte per realizzare gli scatti che avevamo immaginato e desiderato: colori mai visti prima ed ombre radenti evidenziavano anche i più piccoli rilievi della distesa di sale: una gioia per i nostri occhi.

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La giornata volge al termine, a questo punto riprendiamo il nostro cammino, la Cuesta de Lipan scivola fino a valle e i paesaggi cambiano rapidamente mentre si scende di quota. In tarda serata giungiamo a Salta dove pernottiamo. Il giorno successivo, attraversiamo la Quebrada de Las Conchas, che prende il nome dal fiume che nel corso dei secoli, ha disegnato questo incredibile canyon. Imponenti pareti di colore rosso scarlatto fanno da contorno alla lingua asfaltata, che più di una volta abbandoniamo per addentrarci all'interno ed ammirare da vicino le maestose montagne di arenaria, e le formazioni geologiche che con il tempo hanno assunto le forme più strane: El Obelisco, la Garganta, l'Anfiteatro, Los Castillas. Termina qui la prima parte del nostro viaggio in Argentina, stanchi ma felici, raggiungiamo Salta dove ci attende il volo per Buenos Aires.

 

 

Franco Cappellari
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