Spedizione Annibale

A cura di: Edoardo Cagnolati, Elis Bonini

Da Est a Ovest attraverso le Alpi italiane

Spedizione Annibale nasce due anni fa, con la chiara intenzione di partire appena si trovasse il tempo per farlo. Amici da diversi anni, con la grande passione per la montagna, mettiamo in piedi qualcosa di unico: partire da Trieste, a piedi, e arrivare in Liguria attraversando le Alpi italiane, in un tempo massimo di 90 giorni. Sulle orme di un viaggio iniziato, ma non finito, da un nostro amico scout. L'estate giusta è quella appena trascorsa. Compiuti 25 anni, entrambi laureati, troviamo il tempo e lo spazio per iniziare l'impresa.
Partiamo con il treno da Reggio Emilia il 21 giugno, alla volta di Trieste e da lì ci incamminiamo nelle basse pianure friulane, puntando a Nord verso le Prealpi Giulie.

Nessuno dei due si era mai intrufolato nel Friuli in questa maniera, chiedendo permesso a questa natura che dal mare sale fino alle vette innevate.

Una regione poco conosciuta, sfruttata nel passato e minata dall'instabilità geologica. Camminando si ha il tempo di guardare, toccare, annusare e accorgersi che si sta attraversando una regione stupenda, non solo paesaggisticamente, ma anche per le persone, per l'ospitalità, per la naturale gentilezza e convivialità che le caratterizza.
Dopo un paio di settimane di cammino, l'eco cordiale e quella dose di chiacchiere che ti fanno sentire semplicemente bene,

 

dal Friuli rimbalzano sulla Carnia fino a quel pezzettino di Veneto bellunese che introduce all'Alto Adige.
Italia del Nord o Austria del Sud? Nessuno dei due, semplicemente Alto Adige – Sudtirol, un ibrido di lingua e precisione teutonica, mistificato dall'essere in suolo italiano, una combinazione che non suona sempre bene ma poco interessa.

Noi camminiamo nei sentieri, in alta quota, ascoltiamo i rumori e osserviamo i paesaggi.
La poesia dei luoghi e lo spettacolo di questo patrimonio cancellano qualsiasi incomprensione e su tutto rimane la bellezza del cammino, del vivere la montagna.

Quando si pensa alla Lombardia, viene in mente una regione di grandi città, lavoratori e industrie, un brulicare urbano di veicoli e persone, ma non solo questo.
A nord, laddove l'Italia finisce in Svizzera, si ha una serie sconfinata di panorami mozzafiato e di vette innevate, che oltre i 3000 m disegnano cattedrali, torri, obelischi e bastioni di roccia e ghiaccio che chiudono lo skyline di questo pezzo di stivale.

A questo punto affrontiamo uno sbarramento “politico”: la Svizzera, neutralmente invadente, spinge i suoi territori fino ai laghi delle Prealpi lombarde, interrompendo la nostra marcia (fatta di sole Alpi italiane). In una giornata motorizzata, aggiriamo l'ostacolo e riprendiamo la spedizione nella piemontese Val Vigezzo.

Dopo un piccolissimo assaggio di Piemonte ci intrufoliamo lassù, tra la Francia e la Svizzera, tra i 4000 m e i ghiacci perenni, tra le cascate scroscianti e il verde, dove trova il suo posto la Valle d'Aosta.

Arrivati a cinquanta giorni di cammino, passo dopo passo solletichiamo i piedi e i fianchi di queste vette maestose. Con grazia e riverenza ne rispettiamo gli spazi, senza sfidarle, ma semplicemente ammirandole.

Ci riempiamo gli occhi di quello spettacolo che alle orecchie di tanti, a causa dell'imprudenza, della spavalderia e a volte della sfortuna, suona sempre di più come pericolo che come bellezza.

Dal Colle del Nivolet ci tuffiamo in Piemonte. Cartine alla mano ipotizziamo le tappe fino ad arrivare in Liguria. Ci rendiamo subito conto che manca ancora un mese di cammino almeno. Il mare è ancora decisamente lontano e questa distanza ci spezza il corpo e la mente.

Improvvisamente stanchi, abbiamo bisogno di rifiatare e ritrovare un po' di spinta soprattutto mentale. Quello che manca all'inizio al corpo, ora manca alla mente.
Servono un paio di giorni, l'aiuto di amici e parenti e l'incontro con qualche personaggio per aiutarci a ritrovare la spinta e a
riprendere il cammino verso sud per concludere la nostra

 

spedizione.

La Liguria, in questo viaggio, è l'ultima tappa. La viviamo poco ma è l'ultimo rimbalzo prima del tuffo. È necessario, è quello che dà la spinta finale, che permette la coordinazione e l'entrata in acqua senza spruzzi.

Eccola là la distesa blu, la grande distesa liquida che abbiamo salutato più di settanta giorni fa e rincontriamo qui, con un altro nome, ma con lo stesso colore e lo stesso odore di sale, sabbia e vacanze.

La fine del viaggio è al Colle di Cadibona, noto anche come Bocchetta d'Altare.

Là, dove Appennini e Alpi si danno la mano, potremo dire: “Ce l'abbiamo fatta”, “È finita”, “Abbiamo abbracciato le Alpi e da Trieste siamo arrivati a tutta velocità a Genova”.

 

Quel che più ci ha stupito di questa avventura, durata settantacinque giorni, è stato il lato umano di queste montagne, abitate da persone dalla chiacchiera simpatica, amichevole, fresca e veloce, sempre pronte a dare e offrire un po' del loro, nella gioia della condivisione di un momento passato in compagnia. A ogni goccia di sudore, passo, salita, siamo stati doppiamente rinfrancati, fisicamente e mentalmente, da un piatto caldo e un contorno di chiacchiere e risate.

È difficile tornare a casa. È una sensazione strana, mai provata prima: è possibile vivere la vorticosa vita di ogni giorno come abbiamo vissuto il tempo di questo viaggio? Non lo sappiamo, sicuramente siamo felici e lo saremo finché il suo ricordo navigherà dentro di noi.

Saremo felici finché qualcuno ci chiederà di raccontare e finché noi parleremo con quella luce negli occhi, con il ricordo del cielo terso, della neve abbagliante, delle cime aguzze e spettacolari, del verde smeraldo dei prati e di quello cupo dei boschi.

Porteremo dentro la sorpresa nel vedere e nel sentire i profumi della natura che si sveglia, nell'essere pronti a cambiare rotta per superare qualunque ostacolo e con l'eccitazione in corpo di incontrare nuove interessanti persone.

Il viaggio in sintesi
Giorni di cammino: 73. Giorni di riposo: 2. Km percorsi: 1.110. Ascesa totale: 46.414 m
Ore di cammino effettivo: 303 ore 22 minuti

Tecnica Fotografica
Siamo partiti con un bagaglio fotografico minimo per non appesantirci ulteriormente. Avevamo con noi una Nikon D90 che montava un semplice e leggero AF-S Nikkor 18-55mm f/3.5-5.6G VR II e una compatta COOLPIX AW110. Non potevamo portare con noi altro per questioni di peso. Oltre alle macchine, avevamo i rispettivi caricabatterie e un minuscolo treppiedi in alluminio. Alla fine si sono rivelate due ottime compagne di viaggio e il risultato è stato più che buono. La D90 nonostante le botte prese e gli anni, già 4, ha resistito.

Fotografare le Alpi significa trovarsi di fronte a spettacoli naturali, ma soprattutto disporre di luci e colori perfetti. Bisogna solo ricordare le poche regole della fotografia del paesaggio e avere tanta, tantissima fortuna, per trovarsi nel posto giusto al momento giusto.

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