Il tempo ed il Colore. Una lieve pressione.

A cura di: Simone Tarchi

di Simone Tarchi

Firenze è la mia città natale dove abito da sempre. È una città ricca di fascino e di ispirazione per chi ama la bellezza e l’arte. Quando terminai gli studi, iniziai a lavorare nella Casa di Produzione di filmati pubblicitari fondata da mio padre nel lontano '57, azienda che attualmente conduco con mia moglie Isa.
Nel corso di questi anni, ho avuto il piacere di lavorare con grandi fotografi italiani e internazionali, potendo apprendere da loro piccoli e grandi trucchi e tutta la passione che sta dietro a questo mondo. Fotografo da quando avevo 17 anni, avendo iniziato a scattare con la macchina fotografica di mio padre, oggi un oggetto da museo, ma all’epoca una vera fortuna per un novizio!
Avendo a disposizione ottiche e pellicole, ho potuto dedicarmi a esperimenti e prove. Ho amato tanto la pellicola, il profumo degli acidi di sviluppo che emanava dalla camera oscura, le prime diapositive fissate ai telaietti in cartoncino, l’emozione dei primi risultati… Tutte cose che sento mie e che formano le mie basi.

Simone Tarchi

Oggi cerco di scattare soltanto immagini che ritengo belle. Torno a casa tante volte senza aver fatto una sola fotografia, semplicemente perché non ho visto niente che “mi accendesse la lampadina”. Il digitale e la possibilità di vedere il risultato in diretta, non hanno cambiato la mia visione e il rapporto che ho con l’immagine.

Le immagini che presento sono state esposte a Vicenza dall'11 al 30 ottobre in una personale, nata quasi per gioco, ma soprattutto per amore e gradita ai molti visitatori.
Amo i colori saturi, i contrasti tra la luce e le ombre, i bianchi e i neri. È per questa ragione che, per la stampa delle foto, ho scelto attentamente il tipo di carta, prediligendo per alcune la Canson Infinity in grado di rendere più pieno il colore, e per le altre, quelle dove la luce e la brillantezza richiedono maggiore profondità, la Kodak Professional Endura Metallic VC.
Ho scelto di presentare le immagini in formato quadrato e ho selezionato 28 scatti che si prestavano a questo taglio.

Le immagini che propongo, me ne rendo conto, possono apparire come uno strano insieme, senza un vero e proprio tema, ma in realtà, per il mio linguaggio fotografico, il tema esiste e rispecchia il pensiero che mi guida.
Da sempre mi sono sentito attratto dalla fotografia spontanea, quella scattata per strada, senza preparazione. In poche parole, il mio ideale di fotografo è Elliot Erwitt, Robert Capa, Henry Cartier Bresson… veri artisti del colpo d’occhio, persone che erano al punto giusto, nel momento giusto e avevano in mano la loro fotocamera. Per me la fotografia equivale a spontaneità e immediatezza.

Simone Tarchi

Ecco quindi spiegata la prima parte del titolo della mia mostra “Il tempo ed il colore”, i due temi portanti delle mie immagini: “l’attimo”, il momento magico, vedere un soggetto, un’inquadratura, una composizione di “colori e luci” che si viene a formare e che dopo pochi istanti è persa per sempre.
La seconda parte del titolo vuole essere un gioco di parole, quindi richiamare la “lieve pressione” sul pulsante di scatto, ma anche quella sensazione che si prova nell’attimo stesso del click, il piacere di sentire lo specchio che si solleva, la luce che passa nell’obiettivo e lascia la sua impronta… Un attimo di “sospensione”, la sensazione di aver afferrato e fatto tuo un piccolo angolo di mondo per un istante soltanto.

Il gioco, o se vogliamo, la sfida che mi pongo quando guardo dentro il mirino della mia Nikon è quella di non alterare in nessun modo la scena che voglio riprendere. Un filo d’erba, una carta portata dal vento, l’espressione di una persona, cerco di fermarli così come sono senza aggiungere o chiedere niente. La mia fotografia non ricerca la provocazione o lo stupore nella persona che la osserva, ma cerca di condurla e di farla riconoscere in immagini e colori che risultino familiari, ma anche nuovi, come visti attraverso un’ottica diversa.

Simone Tarchi

Per questo motivo, cerco di ridurre al minimo gli interventi in post-produzione. Correzioni cromatiche, elaborazioni troppo spinte, integrazione di elementi non presenti nello scatto originale, non fanno per me. Certo, cerco di sfruttare al meglio quello che la mia Nikon mi consente di impostare in fase di ripresa. Al massimo ritaglio, raddrizzo, correggo la luminosità, insomma tutto quello che si faceva in camera oscura, ma mi fermo lì.


La mia attrezzatura è Nikon è così composta:

Nikon D300
  •  Nikkor 14-24mm f/2.8G ED  •  Nikkor 80-200mm f/2.8 ED  •  
Nikkor Micro 60mm f/2.8G ED
  •  Fisheye-Nikkor 16mm f/2.8D   •  Nikkor 50mm f/1.4G



Simone Tarchi
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