Esistono soluzioni straordinarie, e Nikon lo sa bene, che consentono una vera e propria convergenza creativa in un unico apparecchio (dalle compatte digitali COOLPIX che permettono di riprende video Full HD alle reflex di nuova generazione, sino al nuovo e innovativo sistema Nikon 1).
A volte si deve fare i conti con l'apparecchiatura posseduta ed escogitare soluzioni che conducano a risultati simili e probabilmente più interessanti e soddisfacenti, visto che sono il risultato dell'ingegno.
L'idea di montare sulla mia Nikon D700 una COOLPIX P7000 (i primi due piani!) è nata dall'esigenza di filmare il contesto nel quale si muove un fotografo. Non solo per esigenze didattiche future ma anche, e soprattutto, per uno storytelling “immersivo” e in soggettiva.
I fotografi parlano con le immagini, cui affidano la potenza del loro contenuto. La multimedialità ha trasformato le modalità del racconto, espandendo le forme creative e rendendole flessibili e adattabili alla situazione.
E proprio “flessibilità” è la parola d'ordine. Vi possono essere dei casi (non sempre) in cui il video non deve sostituire (o distrarre) la fotografia. Girare un video in soggettiva trascina lo spettatore nell'azione.
Aggiungendo un buon microfono direzionale (ecco il terzo piano!) si evitano rumori indesiderati (provate a correre per un paio d'ore durante una manifestazione violenta e sentirete che fiatone, poi, nel video). Tutte cose che una reflex digitale di nuova generazione consente, ovviamente.
Ma se si vuole girare una clip video e fotografare allo stesso tempo?
È questo che mi ha portato a sperimentare con una D700, una COOLPIX P7000 e un microfono esterno. Ho recuperato su eBay alcuni raccordi compatibili con la slitta del flash della reflex D700 e con il foro di avvitamento alla base della P7000, sulla quale poi ho montato, sfruttando la relativa slitta del flash, il microfono.
A onor del vero, devo ammettere di aver provato diversi raccordi, perché alcune leghe non reggono bene lo stress di certe situazioni, e ho dovuto afferrare al volo la P7000 un paio di volte, salvandola da una fine certa. E visto che ci siamo, attenzione alla lega con cui è costruita la basetta del raccordo da inserire nella slitta del flash del D700. Non deve fare illudere i contatti della reflex che si tratti di un flash.
Normalmente inclino leggermente la P7000 per includere nella ripresa la punta dell'obiettivo (in questo caso è consigliato il paraluce e l'uso di focali non fisse, altrimenti l'inclinazione diverrebbe eccessiva). È questo che rende la vera immersione nell'azione: lo spettatore ha l'impressione di trovarsi esattamente dietro la macchina e di muoversi nella storia.
La mia scelta narrativa, in genere, mi fa usare questo tipo di riprese alternandole agli scatti effettuati. Per questo motivo, in fase di editing, mantengo sempre i click della macchina (sia nelle riprese sia durante i fermo immagine delle fotografie). I video devono parlare sia della storia, sia di chi la racconta.
La fotografia, come le altre forme espressive, non è mai neutra e neutrale. Scegliere un'esposizione piuttosto che un'altra, una sensibilità della pellicola piuttosto che un'altra, un'angolazione piuttosto che un'altra, un movimento piuttosto che un altro, un punto di vista piuttosto che un altro. Sono tutte scelte, appunto, che influenzano il risultato finale.
Mostrare il proprio movimento in azione rende un po' di giustizia alla fatica di raccontare storie in condizioni difficili e dimostra il punto di vista scelto.
Ho affettuosamente chiamato questi tre livelli di creatività “Transformer”. Ora mi trovo a scriverne. Buffo. Quasi quanto lo stesso Transformer.
Antonio Amendola
Fondatore di Shoot4Change
www.shoot4change.net
www.antonioamendola.com
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