Visioni Zen

A cura di: Joseph De Felici (foto e testi per gentile concessione della Mondadori Electa)

Un reportage eseguito in analogico nel Sud-est asiatico diventa un libro, edito da Mondadori Electa, in uscita questo mese

© Joseph De Felici

Ho iniziato a fotografare quando ero ragazzo. Prendevo di nascosto la Nikon F3 di mio padre e dopo anche la sua Nikon F401s. Le stesse macchine fotografiche con le quali ho scattato le foto di questo reportage, qui rappresentato da una ventina di immagini.

Grazie alla casa editrice Electa, questo lungo viaggio fotografico attraverso il Sud-est asiatico è diventato un libro: SOGNI D’ACQUA - Lungo il Mekong e oltre, a cura di Barbara Martusciello, che sarà nelle librerie e on-line da dicembre 2014. Nessuna foto documentaristica, ma visioni che focalizzano l’aspetto lirico e magico di quei luoghi incontaminati.

© Joseph De Felici
© Joseph De Felici
© Joseph De Felici
© Joseph De Felici

Gesti. Luci. Ombre. Rituali di vita quotidiana, ricchi di armonia e spiritualità.
Ovunque laggiù la dimensione spazio-temporale si annulla. Tutto fluttua in un interminabile sogno.

L’uomo, mai assoluto protagonista delle mie immagini, vive talmente in simbiosi con la natura, da confondersi con essa. Io ho cercato di fermare quel sogno.
Ho cercato di cogliere quella fusione tra corpi e acqua. Ho spinto l’obiettivo oltre la realtà, catturando la sacralità dell’esistenza. In ogni gesto. In ogni respiro.

Immagini analogiche e non digitali, per avere fotografie imperfette, come sono i sogni: incompiuti e indefiniti.
Non ho mai inseguito le fotografie. In realtà non ho mai fotografato. Aspettavo. In silenzio, seguendo la filosofia taoista del “Wu wei”: agire senza agire.

© Joseph De Felici

Ho aspettato che le immagini si rivelassero e si svelassero a me. Attraverso la meditazione Zen mi sono talmente immerso nella Natura da fondermi con il reale onirico che mi circondava. L’esterno coincideva esattamente con il mio interno.

Poi vedevo le foto, dentro di me. Sapevo dove andare. Dove cercare. Le fotografie erano già “prese”, ancora prima di essere scattate. Zen visivo. Assoluto. Pochi scatti. Molte volte uno soltanto. A occhi chiusi.

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