1889-1935: nasce la fotografia a colori e il 35mm

A cura di: Marco Rovere

Tra le commercializzazioni delle prime pellicole Kodak (1889: in rullo su supporto trasparente in celluloide; 1891: in rullo caricabile in luce diurna), la presentazione della macchina per riprese cinematografiche Kinetograph ad opera di Thomas Alva Edison (già inventore del fonografo e della lampadina) e la prima fotografia subacquea (realizzata dal fotografo e biologo francese Louis Marie-Auguste Boutan nel 1893), troviamo il fisico francese Gabriel Jonas Lippmann (1845 – 1921), che riesce ad ottenere la prima fotografia a colori stabile, grazie al suo (complicato) metodo interferenziale. Nel 1908 gli sarà conferito il Nobel per la fisica e si tratta dell’unico alto riconoscimento scientifico dato ad un ricercatore del mondo della fotografia.

Nel 1895, il mondo dell’immagine viene “travolto” da un’altra rivoluzione: il Cinematografo dei fratelli Lumière, utilizzante pellicola 35mm, come il Kinetoscope di Edison, ma volto, oltre che a registrare le immagini, anche a proiettarle. Nasce il cinema.
 


La Sacra Sindone fotografata da Secondo Pia, il 28 maggio 1898 e, 110 anni dopo, la foto ad altissima risoluzione realizzata dalla società di Novara HAL9000 (www.haltadefinizione.com) con una Nikon D3.
L’emozione rimane la stessa.
 

 

Nel 1898 il fotografo dilettante italiano Secondo Pia (era un avvocato astigiano) fotografa per la prima volta al mondo la Sacra Sindone, rivelando la sua natura di negativo fotografico e cambiando radicalmente il mezzo di diffusione dell’immagine della Sindone nel mondo, prima affidato alle arti manuali, contribuendo pertanto in maniera determinante ad accrescerne la devozione popolare e la conoscenza.

 

The Mammoth Camera di J. A. Anderson.

Kodak Brownie camera, fotografata l’8 giugno 2005 da Håkan Svensson.
Fonte: Wikipedia.


Nel 1900, poi, mentre il Photorama dei fratelli Lumière proiettava immagini a 360°, il costruttore di Chicago J. A. Anderson realizza la più grande macchina fotografica mai costruita al mondo: sette quintali, montata su un vagone ferroviario, impressionava una lastra di 225 kg che richiedeva quaranta litri di soluzione per essere sviluppata. Servì a fotografare un treno della compagnia ferroviaria americana Alton Limited.
Nello stesso anno, Kodak presenta la Brownie, venduta ad un dollaro (15 cent la pellicola) e progenitrice di decine di modelli: è l’alba delle fotocamere “entry level”.
 

Mentre continuano gli sviluppi ottici, soprattutto grazie a Zeiss, nel 1902 viene prodotta negli Stati Uniti la Graflex, reflex monobiettivo che per decenni ha accompagnato la storia del giornalismo americano. Solida, robusta e maneggevole, era progettata per essere usate sul campo, a mano libera, da reporter d’assalto e per oltre un ventennio venne considerata la migliore fotocamera al mondo.
E proprio a proposito di reporter fotografici e fotogiornalismo, nel 1905, Gilbert Hovey Grosvenor, giovane editore del nascente National Geographic, decide di inserire undici fotografie nella rivista. È l’inizio dell’oggi imprescindibile binomio “fotografia – giornalismo”.

Nel 1907 i fratelli Lumière presentano l’autocromia (o Autochrome), ovvero un procedimento di fotografia a colori basato sulla sintesi additiva e destinato a rivoluzionare il campo della fotografia a colori che divenne ben presto, nonostante l’iniziale costo e complicazione del procedimento, molto popolare.
 


Pagina pubblicitaria sulla Kodak Vest Pocket pubblicata sul magazine femminile statunitense (nato nel 1883) Ladies’ Home Journal. Fonte: http://library.duke.edu/.

È all’autocromia che dobbiamo le fotografie a colori della Prima Guerra Mondiale.
E mentre l’inventore francese Louis Dufay (1874-1936) brevettava il suo processo fotografico a colori nel 1908, il suo collega Edouard Belin realizzava (1907) il moderno sistema di fototelegrafia per analisi e sintesi dell’immagine. È l’alba del fax.
Nel 1912, a Monaco, Friedrich Deckle realizza poi l’otturatore centrale Compur, che verrà adottato da quasi tutti i fabbricanti europei, americani e anche giapponesi e che per 40 anni sarà il punto di riferimento del mercato.
Nello stesso anno va in produzione la Speed Graphic, la fotocamera che sarà “la” macchina fotografica dei fotoreporter americani fino agli anni 50 e la Vest Pocket Kodak, che, sull’onda del successo di altri apparecchi di dimensioni ridotte che utilizzavano pellicole a rullo e prevedevano tiranti in metallo per mantenere il soffietto in posizione, usava la nuova pellicola in rullo formato 127, per formati 4,5x6cm. Fu un (altro) successo enorme targato Kodak, anticipatore, tra l’altro, della necessità/scopo a cui il mercato e l’industria fotografica stavano porgendo particolare attenzione: la praticità degli apparecchi fotografici, degli obiettivi e degli accessori.

 


Leica I.

Contax I, fotografata da Rama.
Fonte: Wikipedia.

In quest’ottica va vista l’idea dell’ingegnere ottico tedesco Oskar Barnack (1879 – 1936) di disegnare una fotocamera tascabile e compatibile con la pellicola 35mm cinematografica. Dato che, però, lo standard cinematografico di 18 x 24 mm (3:4) non era abbastanza largo per produrre buone fotografie con le pellicole d’allora, Barnack decise di raddoppiare le dimensioni fino a 24 x 36mm (2:3) ruotando la pellicola in orizzontale. È il 1913 e, da quel momento, inizia l’era del 35mm fotografico. La Prima Guerra Mondiale costrinse la Leica (per cui Barnack lavorava) a rimandare la produzione della prima (sua ed in assoluto) fotocamera 35mm, la Leica I. Quest’ultima non aveva precedenti per compattezza, e consentiva per la prima volta la fotografia a mano libera.

Durante il periodo della Grande Guerra (1914 – 1918), nasce nel 1917, dalla fusione di tre piccole ditte ottiche giapponesi, la Nippon Kogaku K.K., che lavorerà per la Marina Imperiale giapponese e produrrà obiettivi per i fabbricanti giapponesi di fotocamere. È l’alba della Nikon.


Poco dopo nascono, sempre nell’impero del Sol Levante, la Olympus (1918) e la Pentax (1919); in Italia, il primo produttore di emulsioni fotografiche, la Film (1920), che diventerà la Ferrania.
In Germania, intanto, terminata la guerra, molte piccole industrie fotografiche rischiano la chiusura a causa della pesante sconfitta bellica: a salvarle è la Carl Zeiss che riunisce sotto la Zeiss Ikon le aziende Contessa – Nettel, Ernemann, Goerz e Ica e che, ben presto, dovrà confrontarsi con un altro colosso tedesco, la Rollei, nata nel 1920 come “Franke & Heidecke” dallo spirito imprenditoriale di due ex tecnici della Voigtländer, Reinhold Heidecke e Paul Franke. Uno dei prodotti più famosi di questa azienda è indubbiamente la Rolleiflex biottica, presentata nel 1929 e che ebbe un vasto successo sia in campo amatoriale che professionale; utilizzava una pellicola medio formato 6x6, ampiamente usata e apprezzata dai professionisti per la qualità e l’ottimo risultato nello sviluppo di ingrandimenti.
Intanto, come abbiamo visto prima, nel 1924 inizia la produzione della Leica I, la primamacchina fotografica a 35mm: a essa risponde, nel 1932, la Zeiss con la Contax I, che darà l’inizio alla grande rivalità Zeiss – Ikon con Leica.

 

Nello stesso anno, il genio fondatore George Eastman decide di togliersi la vita, dopo aver lasciato questo breve messaggio: Ai miei amici: il mio lavoro è compiuto. Perché attendere?
E sempre nel 1932 inizia la produzione dei primi obiettivi prodotti dalla Nippon Kogaku, i Nikkor: è l’inizio di una (altra) leggenda.
 

Nel 1933, a proposito di leggende, i due musicisti americani Leopold Mannes e Leopold Gowoski mettono a punto una pellicola a colori universalmente riconosciuta, la Kodachrome.

Anche la giapponese Minolta, fondata nel 1928, entra in campo con le sue prime fotocamere per pellicola a rullo e, pochi anni dopo (nel 1934), l’imprenditore giapponese Tashima Kazuo fonda la Precision Optical Instruments Laboratory e realizza, con l’aiuto della Nippon Kogaku, la Hansa Kwanon, un prototipo di fotocamera a telemetro 35mm: è l’alba della Canon, il cui marchio verrà registrato nel 1935, anno in cui la Hansa Canon andrà in produzione.

Hansa Canon con obiettivo Nikkor.
 


Dorothea Lange: Migrant Mother, Nipomo,
California (1936). Fonte: fotographiaonline.it.

Contemporaneamente, viene sviluppato dall’inventore tedesco Walter Zapp il prototipo della Minox, la famosa UR: l’obiettivo (raggiunto) era quello di creare una macchina fotografica di dimensioni molto ridotte, ma di elevata qualità tecnica.
E mentre l’anno prima compare il filtro polarizzatore di Edwin Land, padre della fotografia istantanea, in Russia (a Leningrado) la Gomz produce la Sport, forse la prima reflex 35mm monobiettivo che, però, non ebbe alcuna diffusione in occidente.
In questi anni si sviluppano anche i giornali illustrati in Germania e Francia e la fotografia si afferma definitivamente come parte fondamentale nel e del giornalismo. Resterà la padrona incontrastata dell’informazione fino alla diffusione di massa della televisione in tutto il mondo nella seconda metà degli anni ’70. Quasi 40 anni di regno indiscusso per una forma d’arte che, per la prima volta, diventa (anche) strumento di informazione e di conoscenza di realtà molto diverse (ad esempio nel 1935 la Farm Security Administration commissionò ad un gruppo di fotografi di documentare la recessione agricola dilagante nelle campagne americane, altrimenti destinate a rimanere sconosciute al mondo.

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