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Maurizio Marcato

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© Maurizio Marcato
Immagine della mostra "AGE",
aprile 2004

Maurizio Marcato è un fotografo dal multiforme ingegno, che non ama le etichette. Sguardi presenta il suo lavoro, in occasione di due sue mostre: dal 13 al 18 aprile, all'interno della manifestazione Design Plaza ai Chiostri dell'Umanitaria (in Via San Barnaba a Milano), espone fotografie di architettura realizzate nel corso del 2004; e dal 9 al 31 luglio, in un posto di montagna (Lessinia a Velo Veronese, provincia di Verona), immagini sotto il titolo "Oceani di luce", con un allestimento particolare, curato dallo studio III Millennium, con acqua e oggetti in legno, effetti luci e sonori. Gli lasciamo la parola, che si fa appassionata per raccontare i suoi modi di essere fotografo.

Cosa sia stato ad attirarmi verso le arti visive non l'ho mai saputo, ma il mio amore per il disegno ha l'età dei miei primi ricordi. Ecco perché ho sempre pensato che esista un talento, una tendenza innata in ogni persona: c'è chi non la conosce, c'è chi la conosce e fa un'altra cosa, e c'è chi, con grande fortuna, la conosce e la segue. È una cosa straordinaria poter seguire il proprio talento, ma la strada non è davvero semplice, la libertà di esercitarlo è difficile da conquistare. Una complicata ragnatela di conflitti intralcia costantemente il percorso. Ho cominciato dalla pittura e sono passato alla fotografia. Nella pittura l'inserimento degli elementi che compongono un quadro sono decisamente casuali e non previsti, ovvero, esiste un progetto, quindi una espressione della conoscenza derivante dalla propria cultura, dal proprio ambiente e dalla necessità di comunicare. In realtà il contenuto vero sarà poi la somma di tutti gli elementi contenuti e raccolti mano a mano che l'opera si sviluppa in quella fase di "meditazione" che rende indipendente il proprio pensiero cosciente, dell'azione liberata sulla tela.

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© Maurizio Marcato - I.dot Mostra permanente di più di 100 oggetti di design

Così accade di dipingere oggetti, azioni, forme che non si è in grado di comprendere o addirittura non si leggono, poi un giorno si passa davanti alla tela, si torna indietro, si guarda meglio, e si scopre il contenuto o il perché di ogni cosa e in alcuni casi fatti accaduti, posso anche parlare sicuramente di premonizione. Insomma la pittura per me è uno straordinario stato interiore che tuttavia sento troppo lenta per tutto quello che voglia esprimere. Di qui il passaggio alla fotografia, una ricerca più allargata, dotata di fasi separate di azione, di analisi, un'arte in cui si scopre la capacità di trasmissione del momento catturato oltre ogni limite. Voglio dire: mi è capitato una volta di fare un restauro di fotografie di mio padre dal 40 al 50: quando ci si avvicina alle immagini (istantanee, niente di più) per ritoccare le mani, la comunicazione della persona è nella posizione delle mani, ed è qui che si percepisce lo stato di felicità, difficoltà o imbarazzo, mentre negli occhi la fatica, l'amore, la gioia, e ogni attimo di storia, stava chiuso nei vestiti, nei paesaggi, negli errori di inquadratura. Facili da leggere 60 anni più tardi! In quella circostanza ho capito molte più cose di quello che mi sia sempre stato raccontato. Le istantanee sono l'elemento casuale che nel tempo rivelano l'essenza delle cose. La fotografia inoltre spazia in ogni campo, serpeggia tra la personalità, gli oggetti, le case i paesi, e questo permette a una persona giocattolona e curiosa come me di godere dell'opera, di cambiare quando si è annoiata. Ho fatto del mio talento un lavoro, la mia capacità e conoscenza l'ho usata per trasmettere messaggi che gli imperatori di oggi, le aziende, chiedono di trasmettere, altro ruolo, diverso, questo della mia professione o ricerca personale ma anche un ulteriore arricchimento usando il lavoro stesso.

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© Maurizio Marcato - La sede dell'industria Nardini a Bassano del Grappa in provincia di Vicenza. Massimiliano Fuksaso

Nel lavoro purtroppo succede che ti chiedono una specializzazione, la stessa noia mortale (ammazza-creatività) che esiste in pittura quando un gallerista ti chiede di dipingere solo alberi, o solo in rosso, o solo cubi, ma mai, mai un altro soggetto, perché la critica, il mercato, va in confusione, lo rifiuta. Perché non l'ho mai capito, però è vero: l'affermazione di un pittore sul mercato, facile e veloce, è garantita dalla continuità dei propri soggetti, quella di un fotografo dalla specializzazione: è la stessa cosa. Si ottengono risultati importanti, è vero, ma è oltremodo noioso, spesso ci si ripete mentalmente, dentro la perfezione manca il messaggio. Quando un fotografo inizia la propria carriera, per aver fotografato bene un paio di mutande e aver concorso al successo dell'azienda, è destinato a subire incessanti richieste da parte di tutti i fabbricatori di mutande, diventerà specializzato e conoscerà presto di che giro, quali elastici, quale mercato o colori sono più vendibili. Questo fotografo potrà essere anche molto soddisfatto, e per fortuna esisterà pure, ma questo fotografo non sono io. La mia è sempre stata una battaglia costante nell'evitare etichettature che ho pagato con la lentezza del mio successo.

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© Maurizio Marcato - Ritratto di Massimiliano Fuksas per mostra "Volti" nel 1997

Amo la ritrattistica ed il magico contatto che esprime attraverso l'obiettivo. Il soggetto se ne sta lì, completamente nudo di fronte a te e chiunque sia, la paura, la timidezza, l'eccitazione il contrasto tra l'essere e il voler apparire si mette in grande movimento, impazzisce, e solo quando tutto converge in un milione di fotoni che chiudono l'azione il soggetto rientra in se stesso. Questo è un rapporto tra il soggetto ritratto e la fotografia, per lui rappresentata dal fotografo ma a cui il fotografo è estraneo e assiste il passaggio con un pensiero indipendente da ogni giudizio, l'unica a giudicare è la pellicola. In pratica è vero che la fotografia come credono molti popoli ruba l'anima, è vero che il soggetto si sente giudicato ma non è assolutamente vero che sia il fotografo a giudicarlo, a rubare l'anima. Intrigante situazione anche per una istantanea, il ritratto è una fotografia che amo davvero.

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© Maurizio Marcato - Immagine per la mostra itinerante di I.dot, selezione 2005

La fotografia di interni: è la fotografia più difficile tecnicamente, che comporta ampie conoscenze tecniche, attenzioni complesse, capacità di interpretazioni filosofiche. Essendo tra i più complicati esempi di fotografia, a conoscenza di pochi, resta tra i lavori più remunerativi. Mi piace quando fotografo un arredamento ricostituito in studio, immagino la personalità di chi lo abita. Quando mi commissionano le foto di un arredamento non ne faccio mai una questione di gusto personale mio, piuttosto penso alla persona a cui piacerebbe abitare così, penso attraverso molti servizi fotografici alle varie cose così diverse che ho visto, scoperto e conosciuto, tutte abitate da persone straordinarie, così riesco a fotografare qualsiasi arredamento con contenuto, qualità e passione rinnovata.

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© Maurizio Marcato
Calendario 2004 di Maurizio Marcato,
mosaici dell'azienda Sicis

La fotografia di moda: straordinaria, il mio primo amore. Come il ritratto trasmette la storia, la conoscenza filtrata da un mondo ricco di artisti, di qualità, di ricerca di tutto quello che l'uomo è capace di concepire e creare. Finanziata dal grande pubblico che, attraverso la moda esprime le proprie passioni, consensi e dissociazioni è sicuramente l'ambiente più ricco di menti, un ambiente nel quale l'umanità riflette i propri contrasti. Fatto di apparenza, la frivolezza della moda, nasconde in sé i più grandi messaggi. La coscienza di questo ne fa un ambiente difficile, da affrontare con grande maturità (oppure incoscienza) ma solo ai più alti livelli si esprime, non ha intermediazioni, abbassandosi diventa subito banale.

L'architettura, grande manipolatrice del territorio gli somiglia molto, più grande e più povera, con i suoi solchi, profondi nella storia, illude la nostra longevità. La fotografia ha il compito difficile di restituire volumi ed emozioni. Natura e paesaggistica sembrano sfuggire a ogni regola, tutto è li come da sempre e non si può che rimanere attoniti e scattare la foto. Scontata ma irripetibile, la fotografia in cui ci si sente più impotenti, la uso come cura, una buona cura di ridimensionamento di sè. Il fotogiornalismo ha avuto grandissimi nomi, forse i migliori. È proprio la fotografia con la effe maiuscola, fatta di istantanee e istinto. Bellissima, ma non ho mai fatto niente, certe cose si capiscono con gli anni. Nella prossima vita devo ricordarmi del fotogiornalismo.

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© Maurizio Marcato
Calendario Tecnomil 1999

Quando fotografo sono sempre estraneo a quanto accade, come se ciò che accade fosse un film, anzi meno. Una scena può provocare vertigini, dietro la macchina fotografica questo non mi succede. Stavo facendo un servizio per un calendario alle isole Mauritius, il progetto di quella foto era di fondere l'immagine di modelle dal fisico straordinariamente simile al movimento di un cerbiatto, volevo associare questa natura ai cervi in corsa. I cervi alle Mauritius sono allo stato libero e temono l'uomo. Non era un progetto semplice da attuare. Abbiamo sistemato la modella sulla roccia, elevata dal suolo, per volontaria scelta di inquadratura paesaggistica e per la necessità di poter far avvicinare i cervi. Se la posizione della modella era scomoda, la mia era tragica: seduto a debita distanza nel terreno paludoso coperto da un telo nero dovevo solo restare immobile, totalmente immobile, ad aspettare che i battitori riuscissero ad indirizzare la mandria di cervi verso la roccia della modella. Bene, l'attesa è durata due ore, due ore immobile sotto un telo nero con il sole a candela, gli insetti che si arrampicavano e planavano sul mio corpo. Per due ore non ho mosso un dito, fino a quando la mandria non è passata. Soffro il caldo, anzi lo temo, non ho feeling con gli insetti, ma in quel momento non aveva importanza, io stavo dietro la mia macchina fotografica e niente avrebbe potuto distrarmi. Quando mi sono rialzato ero un vivaio. Non farei questo per tutto l'oro del mondo ma per una fotografia si, e questo è incredibile.

Per riuscire ci vuole anche fortuna, circostanze favorevoli, persone che ti vogliono bene. Devo molto a mia moglie che mi ha affiancato, previsto, sopportato, al suo straordinario talento, intuito, grande filosofa e devo a lei il mio sviluppo culturale e la capacità di credere. O anche a mio fratello, sempre in ombra: è la mia lunga mano, straordinario talento tecnico fa sempre funzionare tutto. È stata una persona chiave del mio successo. Collaboratori e clienti si sono alternati nella mia vita con una media positiva, anche a questi va la mia riconoscenza. Senza questi fortunati incentivi il mio talento sarebbe stato una barzelletta che non fa ridere. Spero sempre di avere o poter contraccambiare tutti.

www.mauriziomarcato.com

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