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Volti nella folla
Castello di Rivoli, Torino, fino al 10 luglio

Fotografi, pittori, scultori, registi. Dai capolavori di Édouard Manet, Edvard Munch, Pablo Picasso, Man Ray, Marcel Duchamp, René Magritte ai maestri dell’arte contemporanea e della fotografia come Francis Bacon, Michelangelo Pistoletto, Andy Warhol, Tina Modotti, Henri Cartier-Bresson, Nan Goldin fino alle più recenti tendenze, da, “Volti nella folla, immagini della vita moderna da Manet a oggi”, mostra organizzata fino al 10 luglio (in collaborazione con la Whitechapel Gallery di Londra) al Museo dell’arte contemporanea del Castello di Rivoli di Torino, mette a confronto opere d’arte, fotografie, film e video di un centinaio artisti che illustrano la storia della modernità dalla nascita della civiltà urbana a oggi.

 

ARNOLD EVE - George Lincoln, Head of the American Nazi Party
at Black Muslim Meeting-1960

La storia “ufficiale” dell’arte moderna è quella di una progressiva astrazione dell’opera d’arte che si allontana dalla raffigurazione a partire dagli Impressionisti per giungere a forme di assoluta oggettività. “Volti nella folla” traccia un percorso diverso. Ripercorrendo l’avanguardia figurativa fino ad oggi, la mostra presenta i protagonisti dell’arte del Novecento e dell’arte contemporanea che mettono in evidenza l’importanza delle relazioni sociali e dei rapporti individuali, sperimentando al contempo nuove forme e linguaggi. Il titolo della mostra prende spunto da una poesia haiku di Ezra Pound: “L’apparizione di questi volti nella folla, petali sopra un umido ramo nero”. I versi descrivono un viaggio in metropolitana a Parigi nel 1913 e l’immagine che l’autore intende evocare è la forte suggestione dell’individuo immerso nella modernità della metropoli.


KEITA SEYDOU - Untitled (Senza Titolo), 1959

“Con il sorgere della grande città nel corso del XIX secolo” - scrive Carolyn Christov-Bakargiev, curatrice della mostra con Iwona Blazwick. - “l’individuo si trova a confrontarsi con la folla della metropoli moderna, luogo di incontri fugaci e anonimi nelle strade, nei caffè, nei parchi.
Le persone appaiono pervase da una profonda solitudine oppure, al contrario, dall’entusiasmo per le nuove possibilità che permettono di costruire e ricostruire liberamente la propria identità.
A partire da questa duplice condizione si è sviluppata un’arte specificatamente moderna, nella quale lo spettatore viene coinvolto nel ruolo di partecipante alla scena raffigurata.

 

Attraverso un’inedita strutturazione dello spazio pittorico il campo visivo dello spettatore si identifica con quello dell’artista o di un ideale obiettivo fotografico; lo spettatore è parte della scena, come il cittadino lo è della moderna società. Le grandi rivoluzioni artistiche del secolo scorso sono state associate allo sviluppo dell’arte astratta modernista, che dall’astrazione e dal monocromo giunge all’opera d’arte concettuale smaterializzata e al pensiero stesso come opera, sottolineando il ruolo assunto dalla fotografia e dalla cinematografia nel liberare progressivamente l’arte dall’esigenza della raffigurazione.



Nan Goldin - Joey at the Love Ball, NYC (Joey al ballo dell'Amore, NYC), 1991

Tuttavia, lungo tutto il XX e all’inizio del XXI secolo, l’uso persistente dello spazio illusorio e della figurazione nelle pratiche di artisti operanti tra pittura, collage, scultura, fotografia, film e video, delineano una storia parallela dell’arte contemporanea, altrettanto radicale. Individuando proprio nell’opera di Édouard Manet, Le Bal masqué à l’Opéra (Ballo in maschera all’Opera, 1873) un punto di partenza, Volti nella folla intende tracciare una storia di questa avanguardia figurativa. Gli scenari realistici di Manet non hanno solo inaugurato un inedito uso del piano pittorico piatto che ha aperto la strada all’astrazione modernista, ma offrono contemporaneamente una coinvolgente rappresentazione di quell’istantaneità, fluidità e mutevolezza che costituiscono uno degli aspetti più evidenti della modernità stessa fin dal suo avvio. D’altro canto, un altro orientamento scorre parallelamente a questa visione ottimistica, un senso acuto di diffidenza, il domandarsi se sia mai veramente possibile entrare in relazione con gli altri o sopravvivere all’alienazione dell’anonimato e all’energia schiacciante della folla che ci circonda.



Henri Cartier-Bresson - Spain 1933. Valencia Province.
Alicante (Spagna 1933. Provincia di Valencia. Alicante), 1933

Questo sentimento induce Edvard Munch, Alberto Giacometti o Francis Bacon a raffigurare un universo interiore tormentato o esasperato e porta artisti come William Kentridge o Willie Doherty a interrogarsi sulle responsabilità del singolo in relazione alla storia collettiva e sull’identità stessa in relazione agli stereotipi imposti dalla società. Per artisti quali Alexandr Rodchenko o Joseph Beuys la figura umana incarna un impulso rivoluzionario, trasgressivo o simbolico, ben rappresentato anche dall’evoluzione della fotografia, attraverso il contributo di fotografi come Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, Tina Modotti, Walker Evans, Helen Levitt, Mario Giacomelli e David Goldblatt.

Se alcune opere rappresentano una drastica rottura formale con il passato, proponendo strutture innovative e radicali, altre rappresentano l’impatto della vita moderna nei termini del progressivo disfarsi di una soggettività autonoma, come nei pedinamenti urbani di Vito Acconci, Sophie Calle, Steve McQueen, Francis Alÿs, o nei travestimenti di Cindy Sherman e nelle narrazioni sotterranee e ambigue di Janet Cardiff e George Bures- Miller, Paul Pfeiffer, Omer Fast e Destiny Deacon.


KEITA SEYDOU
Untitled (Senza Titolo), 1959

Lungo tutto l’arco del periodo moderno e postmoderno non solo gli artisti, ma anche scrittori come Charles Baudelaire e Edgar Allan Poe, filosofi come Walter Benjamin, Theodor Adorno e Giorgio Agamben, storici e sociologi come Georg Simmel e Hannah Arendt, hanno affrontato il tema dell’individuo in relazione al collettivo e quello del collettivo in rapporto all’individuale, subendo il fascino della folla e della sua multiforme vitalità. Oggetto di discussione per tutto il secolo scorso, essa costituisce tuttora un argomento cruciale nel mondo globalizzato, gremito di gruppi interconnessi e di “moltitudini” di singolarità. Proprio la natura transitoria e temporanea della folla appare anzi oggi più reale di qualsiasi concetto più vecchio di “classe” o “massa”: è una sfida al nostro pensiero, alla nostra immaginazione politica e al contempo all’universo delle illusioni che l’arte da sempre offre”.

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