Inviati

A cura di:

Jazzisti
Giovanni Tancredi


© Giovanni Tancredi
Io e mio padre, 1961

L'idea della mostra "JAZZISTI" (all'italiana,così come li chiamò la generazione di mio padre quando nel '43 sbarcarono gli americani) nasce da un legame contrastato per la musica Jazz. L'ascoltavo in casa, mio padre suonava il pianoforte, brani come "Body and soul" o "Stardust" fanno parte della mia infanzia. La foto scattata nel 1961 da mio zio Carlo mi ritrae intento ad ascoltare mio padre mentre suona la fisarmonica nel cortile della casa di mia nonna.

Per tutta l'adolescenza la musica Jazz non mi ha interessato, seguivo i Beatles e Jimmy Hendrix, il rock era per me la musica nuova come il Jazz lo era stata per mio padre, entrambe portate dagli americani, liberatori per la sua generazione, invasori del Vietnam per la mia.

Dagli anni '70 agli anni '80 la musica rock è stata in continua evoluzione, diversi Jazzisti cominciarono a guardare con interesse le nuove tendenze, Miles Davis fu uno dei primi ad accorgersi di quanto fossero importanti strumenti e sonorità generalmente usati dai musicisti rock. Chitarre elettriche, chitarra basso e distorsori fecero il loro ingresso nel Jazz. Senza rendermene conto mi ritrovai ad ascoltare il nuovo Jazz le cui radici affondano nella musica amata e suonata da mio padre. Ci ritrovammo ad amare la stessa musica.

 


© Giovanni Tancredi - Elvin Jones

Negli anni '80 ho cominciato a seguire come fotografo concerti di musica rock che si presentavano sulla scena di Milano, città in cui vivevo. Di giorno lavoravo per la rivista "Insieme", la sera fotografavo i vari concerti organizzati da David Zard e Franco Mamone. Non mi sono più interessato alla musica fino all'inizio degli anni '90 quando ho ricominciato a frequentare festival e rassegne musicali, questa volta di jazz.

Il tema che presento in questa mostra - dal 14 al 30 maggio, al Palazzo della Provincia di Sulmona - non vuole avere un carattere giornalistico o di reportage, è solo un omaggio a questa musica e a questi musicisti nonché a mio padre che mi ha lasciato in eredità questo grande amore.



© Giovanni Tancredi - Dave S. Ware

Quando mi viene chiesto quale tecnica uso per fotografare su un palcoscenico paradossalmente rispondo: la tecnica del non dare fastidio, farmi notare il meno possibile, cercare di abituare gradatamente tecnici e musicisti alla mia presenza fino a che presi dal loro lavoro non mi notino più. A quel punto sono sul palcoscenico come un amplificatore, come una custodia di strumento. Nessuno fa più caso a me e posso cominciare a fotografare.



© Giovanni Tancredi - Enrico Rava

Di solito è alle prove pomeridiane che decido come devo fotografare in serata. A seconda di quello che ascolto e vedo decido. Cerco di capire quello che i musicisti suoneranno, come si muoveranno, come si alterneranno gli assoli. Ad esempio Sonny Rollins, Charles Lloyd, Dave S.Ware sono musicisti che hanno un modo particolare di muoversi mentre suonano. Il loro modo di suonare è dinamico come la loro musica. Per cui il pomeriggio decido che per il concerto in serata userò tempi più lunghi in maniera che nell'immagine si evidenzi il movimento facendola risultare dinamica. Mentre ad esempio Benny Golson suona un jazz più tradizionale in maniera molto composta per cui non mi interessa una foto dinamica, ma preferisco tempi brevi per rendere la foto il più ferma possibile cercando di evidenziare un'espressione del viso o una strana posizione del corpo.



© Giovanni Tancredi - J. Jarman 2003

Fotografo quello che vedo cercando di comunicare quello che "sento"; non sempre riesce, ma questo è il mio intento. Con alcune foto scattate a Francesco Cafiso, per esempio, ho voluto ricordare e sintetizzare tutto questo. Lunedì 18 luglio 2002: Il programma di Pescara Jazz 2002 apre con due concerti particolari: il duo Franco D'Andrea-Francesco Cafiso in prima serata e la Lincoln Center Jazz Orchestra di Winton Marsalis come secondo concerto. Nel pomeriggio il soundcheck di Winton Marsalis è lungo e faticoso come per tutte le orchestre, si prova fino tardi, a conclusione arrivano il maestro Franco D'Andrea e Francesco Cafiso accompagnato dal papà, visto che il ragazzo ha solo 13 anni. Mentre la Lincoln Center Jazz Orchestra si appresta a sgomberare il palco, Franco D'Andrea e Francesco Cafiso cominciano il loro soundcheck, per la prima volta Marsalis ha modo di ascoltare Francesco ed è una immensa sorpresa per tutti.
Durante tutto il tragitto che lo riporta in albergo, Marsalis non fa altro che chiedere del ragazzo, in effetti Francesco è impressionante. In serata suona ed è un trionfo, persino il secondo concerto dell'orchestra passa sottotono tale è l'attenzione, lo stupore e l'ammirazione suscitati dal ragazzo. Quello che mi impressiona di Francesco è la sua musica che ha la capacità di far sorridere, cosa relativamente facile, e di commuovere, cosa assai difficile per un musicista di quell'età. Da quel giorno tra Francesco e Winton è nata una grande amicizia che va oltre la normale collaborazione artistica.



© Giovanni Tancredi - Sonny Rollins

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