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Cina, i giardini di Suzhou
Manuela De Leonardis

C'è sempre un padiglione, nei giardini di Suzhou, dove il mandarino guardava le tre lune. La luna lassù nel cielo scuro della notte, quella riflessa in uno specchio appeso alla parete e la luna incerta che affiora sulla superficie increspata del laghetto o del ruscello. La notte profuma di glicini, gelsomini, camelie, fiori di loto… in primavera e in estate; odora di neve bianca d'inverno. È una notte che racconta storie lontane nel tempo. A Suzhou, città industriale della regione dello Jiangsu, conosciuta in passato come la capitale della seta, ci è passato anche Marco Polo nel 1276 che non poté non rimanere colpito dal Grande Canale Imperiale, un canale artificiale di 1800 chilometri che permetteva il collegamento fluviale tra Pechino e il bacino dello Yangtze. Suzhou era, e lo è tuttora, famosa anche per i suoi giardini classici che ebbero la massima fioritura durante le due ultime dinastie Ming (1368-1644) e Qing (1644-1911).


© Manuela De Leonardis- Suzhou (Cina), I giardini di Suzhou
Biglietto d'ingresso del Giardino dell'Umile Amministratore

Questi giardini sono la trasposizione architettonica e naturalistica della grazia calligrafica: iscrizioni letterarie, rocce scolpite dall'acqua, mobili intarsiati, lanterne rosse, pannelli dipinti, porcellane, oggetti di giada, ruscelli-laghetti-stagni con ninfee e pesci rossi, luce e ombra che filtrano attraverso le fronde di alberi secolari (peschi, aceri, pini, melograni, gelsi, gingko biloba, susini, ciliegi, alberi della canfora, bambù…) e di straordinari bonsai (in mandarino ponzai significa "paesaggio in un vaso"), come quelli del Giardino dei Centomila Bonsai all'interno della Collina della Tigre (i più antichi sono un cipresso di 700 anni e un susino invernale di 400). L'architettura è lo scrigno che custodisce questi piccoli mondi preziosi progettati da artisti famosi.


© Manuela De Leonardis - Suzhou (Cina), I giardini di Suzhou
Giardino dell'Umile Amministratore

Delle tre tipologie ricorrenti – imperiali (splendido esempio è quello del Palazzo d'Estate a Pechino), privati e religiosi (annessi a monasteri buddisti) - a Suzhou si possono ammirare soprattutto giardini privati. Li fecero costruire mandarini e altri alti funzionari dell'imperatore che, giunti alla fine della loro carriera, scelsero di trasferirsi in questa elegante città. C'erano poi nobili, proprietari terrieri, attori, artisti e studiosi, alcuni dei quali lasciarono traccia visibile della loro creatività, come il pittore delle tigri, Zhang Daqian, proprietario negli anni '30 del Giardino del Maestro delle Reti o lo storico Qian Mu che nel 1939, durante il suo soggiorno nel Giardino delle Coppie, scrisse un intero capitolo del suo compendio sulla storia della dinastia Tan.


© Manuela De Leonardis - Suzhou (Cina), I giardini di Suzhou

Nel XVI secolo, periodo di massimo splendore, si contavano 271 giardini di cui, nell'alternarsi di fasi di abbandono e degrado, con un passaggio indenne attraverso la Rivoluzione Culturale, ne sono sopravvissuti solo una decina che sono stati restaurati e riaperti al pubblico nel 1953: il Padiglione delle Onde Sorgenti, il Bosco del Leone, il Giardino dell'Intrattenimento, il Giardino della Coltivazione, il Giardino delle Coppie, il Giardino dell'Armonia, il Giardino della Meditazione, inoltre il Giardino dell'Umile Amministratore, il Giardino del Maestro delle Reti, il Giardino del Dolce Oziare e il Giardino Circondato dalla Bellezza (questi ultimi quattro sono dal 1997 patrimonio mondiale dell'Unesco). Il giardino più antico è il Padiglione delle Onde Sorgenti (detto anche Padiglione dell'Onda Blu), costruito a partire dal 907 per volere dell'ufficiale Sun Cheng You, completamente abbandonato per un centinaio di anni fu acquistato nel 1044 da Su Shunqin che si faceva chiamare "il vecchio uomo delle onde sorgenti" e scrisse anche un racconto dedicato al suo giardino. Ogni giardino ha la sua storia, ad esempio nel 1509 per completare il Giardino dell'Umile Amministratore occorsero a Wang Xianchen ben 16 anni, mentre al figlio una sola notte per perderlo al gioco.


© Manuela De Leonardis
Suzhou (Cina), I giardini di Suzhou
Giardino del Maestro delle Reti


© Manuela De Leonardis
Suzhou (Cina), I giardini di Suzhou
Giardino dei Centomila Bonsai
(Collina della Tigre)

Ma cos'è che colpisce lo sguardo - specie se è di un occidentale - guardando questi famosi giardini? Prima di tutto il ruolo privilegiato della natura rispetto all'architettura e alle altre belle arti. Poi, decisamente, l'effetto sorpresa – quel sentimento di "maraviglia" dell'età barocca in cui il destare stupore nell'osservatore era strettamente connesso con l'effetto scenografico dell'insieme, complice anche, da queste parti di mondo, un pizzico di superstizione. I sentieri a zig-zag, infatti, oltre che giocare a nascondere allo sguardo l'intero panorama, offrendone una visione parziale di volta in volta diversa da quella precedente e da quella successiva, servivano per disorientare gli spiritelli maligni. Quanto all'illusione ottica, ne sono splendidi esempi quelle aperture sui muri - apparentemente casuali - chiamate di volta in volta "paesaggio rubato", "paesaggio prestato" o anche "quadro incorniciato", da cui fa capolino un paesaggio che non è dipinto, ma assolutamente reale, semmai studiato, come quando appare il profilo verticale di una pagoda che sembra immediatamente vicina e che, al contrario, si erge in lontananza. Perfino i corsi d'acqua e le cascatelle sono manipolati dall'uomo, come del resto colline, grotte e caverne realizzate artificialmente.


© Manuela De Leonardis - Suzhou (Cina), I giardini di Suzhou
Giardino del Maestro delle Reti

L'elemento chiave dell'architettura dei giardini cinesi sono i padiglioni, costruzioni di piccole dimensioni con i tetti spioventi di tegole, sostenuti da travi di legno, che consentono un fluire armonico tra spazi esterni e spazi interni. Padiglioni collegati tra loro da corridoi e pensiline, terrazze e ponticelli, muri ondulati con aperture di forme curiose (esagoni con i lati ricurvi, ventagli, bottiglie, fiori stilizzati, rettangoli, cerchi…). Perché fosse garantita una comoda fruizione della natura in tutte le sfumature delle diverse stagioni i padiglioni erano dotati di pareti scorrevoli in carta di riso (oggi sostituita dal vetro). Gli edifici più esterni erano destinati ad usi ufficiali, per ricevere ospiti di riguardo, per udienze e banchetti, i padiglioni più interni, invece, proteggevano l'intimità domestica. C'erano appositi luoghi dove ascoltare la musica, per la meditazione, per prendere il tè e per ogni altro diletto: nei giardini di Suzhou anima e corpo erano nutriti dalla bellezza della natura.

Sembra un rebus o un responso profetico la scritta che c'è in un piccolo padiglione del Giardino dell'Umile Amministratore dove il mandarino Wang Xianchen era solito sedere in alcuni momenti della giornata: "Con chi mi siedo?". Verrebbe da rispondere: "Con la tua ombra". Invece la risposta, anche questa ben visibile negli antichi ideogrammi è: "Con la luna e con il vento". Il vecchio dignitario sedeva di sera in compagnia della luna, di giorno con il vento.


© Manuela De Leonardis - Suzhou (Cina), I giardini di Suzhou
Biglietto d'ingresso del Giardino dell'Umile Amministratore

Non manca decisamente la poesia nella concezione estetica di questi giardini, a cominciare dai nomi degli elementi architettonici come "Ponte dell'Arcobaleno Volante", "Collina della Caccia alle Nuvole", "Padiglione del Profumo di Osmanto", "Padiglione della Brezza Rinfrescante", "Padiglione della Vera Delizia", "Padiglione dell'Ombra Dormiente", "Sala della Fragranza che si diffonde", "Sala della Nuvola che Dorme", "Sala della Pace e della Felicità", "Sala dell'Erudizione e dell'Eleganza". L'elenco è lungo.

È una poesia anche l'immagine di quel giardiniere con il cappello di paglia che, dall'interno di una tinozza di legno, si aggira tra le grandi foglie dei fiori di loto del laghetto artificiale del Giardino dell'Umile Amministratore, strappando via con decisione le foglie ingiallite.


© Manuela De Leonardis - Shanghai, Giardino del Diletto

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