Festival 2 / Intervista

A cura di:

Reggio Emilia, Fotografia Europea 2008
Fotografar Sirene, quel che non esiste
Intervista a Elio Mazzacane

Il 30 aprile si è aperta a Reggio Emilia, Fotografia Europea 2008, a cura di Elio Grazioli, dal titolo Umano troppo umano, l'immagine tattile dei corpi / il corpo tattile dell'immagine. La terza edizione della rassegna annuale di fotografia internazionale (mostre fino all'8 giugno) è dedicata al controverso concetto di corpo indagato nelle sue molteplici e a volte radicalmente opposte accezioni. Dal corpo esibito, trasformato dal rinnovato culto della forma fisica e del bel vivere in strumento malleabile di piacere e performance; al corpo post-tecnologico, che fa i conti con i nuovi media, la virtualità e l'interconnessione. Dal corpo tormentato e consunto, straziato ai limiti del tollerabile da nuove guerre, nuove armi, nuove malattie, nuove miserie; al corpo inerte, sezionato, oggetto della ricerca scientifica che lo analizza e lo studia con distacco oggettivo. Per arrivare al corpo stesso dell'immagine fotografica, un corpo che negli anni si è evoluto e modificato quanto quello umano, facendo proprie nuove tecniche, nuovi materiali, nuovi supporti, fino all'apparente immaterialità della digitalizzazione.

R. Hausmann
R. Hausmann, Nu de dos sur une plage, 1927-1933 (circa)
Yves Bresson, © ADAGP, Courtesy Musée d'art Moderne, Saint-Etienne Métropole

In un vasto programma articolato in oltre un centinaio di eventi - tra mostre, workshop, lectio magistralis e spettacoli- sono esposte alcune personali, tra cui quelle di Bettina Rheims, Raoul Hausmann, Paolo Gioli e Jorge Molder, e quattro produzioni dedicate, firmate da quattro artisti europei: Erwin Olaf (Olanda), Ann-Sophie Sidèn (Svezia), Antoine D'Agata (Francia) e Aneta Grzeszykowska (Polonia). Anche quest'anno tra le opere esposte trova spazio una selezione dedicata a progetti speciali di ricerca fotografica. Tra questi, quello del fotografo e regista Elio Mazzacane, autore di una galleria di scatti ispirati al romanzo di Laura Pugno "Sirene"; Romina Marani lo ha intervistato per Sguardi.

R. Hausmann
A.S. Sidén, Same Unknown, 2008
© Ann-Sofi Sidén

 

Sei andato nel futuro a fotografare le sirene di Laura Pugno. Possiamo dire che in questo caso sei stato una specie di fanta-fotoreporter?
La difficoltà del progetto Sirene era proprio questa: fotografare qualcosa che non esiste. Possiamo dire "molto fanta e poco reporter".

Come si fotografa qualcosa che non esiste, senza ricorrere a trucchi grafici?
Si può ricorrere a immagini evocative, oppure si cerca di far credere che al di fuori dell'inquadratura ci sia il fantasma. Nel mio caso, ho suggerito le Sirene fotografando la coda di un beluga, una piccola balenottera bianchissima. Ne avevo visti alcuni in un acquario in America e il colore mi aveva colpito molto. In seguito, dopo averli fotografati, ho scoperto che c'erano molti punti in comune tra le sirene del mito/del romanzo e questo cetaceo. Per esempio i beluga come le sirene "cantano", emettono delle vocalizzazioni acute, il che è valso loro in inglese il soprannome di canarino dei mari. Inoltre, pare che i marinai li utilizzassero come strumento sessuale, il che li rende i candidati perfetti per ispirare le sirene del libro. Scoprire questi punti in comune mi ha convinto che ero sulla strada giusta: se non solamente io, ma anche l'inconscio collettivo ritrovava un qualcosa delle sirene nei beluga, allora erano proprio loro il soggetto giusto per suggerire quel qualcosa che non esiste. Vorrei aggiungere che non sono contrario ai trucchi grafici: spesso sono il modo migliore per rendere la propria idea in immagine. Nel caso delle mie code/sirene non ne ho sentito l'esigenza. In due foto esposte alla mostra in cui dovevo esprimere la crudeltà dell'uomo verso le sirene ho aggiunto del sangue digitalmente.

© Elio Mazzacane
Ecosistema marino - Sirene # 01, 2007-2008
© Elio Mazzacane

Dove e come hai scattato queste foto?
Quelle subacquee all'Oceanogràfic, l'acquario di Valencia in Spagna e all'acquario di Genova. Senza flash, con un filtro polarizzatore, ho usato dei tempi di posa lunghi (fino a 1/2 sec) spesso zoomando mentre scattavo. I volti li ho drammatizzati con un forte flash laterale, alcuni sono schiariti frontalmente da un secondo flash.

Come è nata la collaborazione con Laura Pugno?
Ci siamo conosciuti in Rai, dove io lavoro, durante una sua collaborazione. Nel 2005 abbiamo realizzato una videopoesia insieme. Nel 2007 le è stato proposto di pubblicare tre poemetti in una collana multimediale (Fuoriformato Le Lettere, ndr). Lei ha pensato alla videopoesia che avevamo girato e mi ha chiesto di realizzarne altre. Io a questo punto le ho fatto una controproposta: corredare il poemetto su cui avevamo girato la videopoesia "Il colore oro", che dà il titolo alla raccolta, di fermi immagine del video, e scattare delle fotografie per gli altri due. Un video può raccontare un libro, può esserne ispirato, ma non lo possiamo guardare in contemporanea al testo: un dvd allegato non mi sembrava adatto. Le fotografie mi sembravano molto più efficaci per accompagnare questo libro di poesia. Il progetto ci ha molto soddisfatto entrambi e così, dopo la poesia, abbiamo continuato con il suo romanzo, "Sirene" (edito da Einaudi, ndr).

Che rapporto c'è, secondo te, tra immagini e parole?
In questo progetto specifico le immagini sono ispirate dalle parole. Quasi sempre avviene il contrario.

Come definiresti il tuo stile fotografico?
Una fotografia di ricerca influenzata dalla teoria del montaggio.

© Elio Mazzacane
Ecosistema marino - Underwater # 02
© Elio Mazzacane

Come hai iniziato a fotografare?
Probabilmente il percorso standard di noi appassionati. Da piccolo con la macchina fotografica di mio padre. Per i miei 16 anni mi hanno regalato la prima reflex (una Olympus Om-1). Mio zio è fotografo e lo aiutavo e giocavo in camera oscura con lui, poi mi regalò un suo vecchio ingranditore. Stampavo in bianco e nero in bagno, poi le diapositive, altri corpi macchina, obiettivi vari e due anni fa la rivoluzione: il digitale, una Nikon D80. Devo confessare che inizialmente guardavo con sdegno chi abbandonava la pellicola, ho completamente cambiato idea, ma non dico altro: il tema è scottante.

Ti senti più regista o fotografo?
Tutti e due. Mi piace lavorare con due modi d'esprimersi simili, ma differenti. Nel video, la contrapposizione delle differenti immagini è più importante della singola inquadratura, il montaggio è il punto cruciale che crea significato. L'accostamento di più fotografie crea il significato, mentre nelle foto devi condensare il tutto in un singolo scatto.

Quale pensi sia la peculiarità della fotografia rispetto agli altri mezzi d'espressione?
La fotografia, più di altri linguaggi, come la poesia, la letteratura, la musica, secondo me riesce a condensare efficacemente più idee e a comunicarle al nostro inconscio. Le immagini parlano al nostro io razionale, ma molto di più all'inconscio (come purtroppo sanno i pubblicitari). Per fare un esempio semplice, se sogniamo e analizziamo il nostro sogno scopriamo che quella macchina o quella strada rappresentano un viaggio, un parente, un amico, una speranza e altro ancora. Il nostro cervello per dirci tutte queste cose ha utilizzato il linguaggio delle immagini perché era l'unico che permetteva di condensare questa abbondanza di messaggi in un tempo brevissimo. 

© Elio Mazzacane
Ecosistema marino - Kurai # 04
© Elio Mazzacane

Per l'esposizione delle tue immagini nel corso di Fotografia Europea 2008 hai scelto un'istallazione ricercata e multisensoriale. Vuoi descrivercela?
L'idea è di creare un ambiente, ispirato al romanzo Sirene di Laura Pugno. Nel romanzo, l'umanità è ridotta allo stremo a causa di una terribile malattia della pelle, il "cancro nero", causato dall'esposizione ai raggi del sole. Per sopravvivere una delle poche difese consiste in una crema protettiva, la cosiddetta "biacca"; i malati di cancro nero all'ultimo stadio vedono apparire su tutto il corpo uno strato di pelle nuova, il "derma bianco", che precede di poco la morte. Contemporaneamente sono state scoperte le Sirene che da una parte simboleggiano la speranza di salvezza perché sono immuni ai raggi solari e dall'altra vengono sfruttate come animali da macello o come strumenti sessuali. Nelle stanze in penombra ci sarà una colonna sonora, un suono cupo, simile al rimbombo che si sente sott'acqua interrotto ogni tanto dal canto delle balene (che emettono delle vocalizzazioni, in parte infrasoniche, specifiche per ogni specie e per ogni individuo, probabilmente dei rituali di accoppiamento). Al centro di ogni sala ci sarà una struttura esagonale, con sei foto marine retroilluminate stampate su backlight (ecosistema marino). Alle pareti ci sono dei volti, stampati su normale carta fotografica (ecosistema terrestre), che guardano verso il centro, idealmente verso il mare e le sirene. Il tema della prima sala è il sole, il sole del romanzo, la seconda sala parla dell'oscurità, il nascosto. Così nella prima sala i volti sono coperti di biacca, mentre nelle foto marine si vede il sole da sott'acqua attraverso figure di pesci, una prima coda di Sirena e meduse arancio, il grado zero dell'evoluzione marina. Nella seconda sala, i visi sono malati o nascosti nell'oscurità. Anche qui guardano le Sirene al centro: non si sa se con invidia, stupore, speranza o rimpianto. Rimpianto per la terra distrutta da loro stessi, speranza perché il mondo subacqueo rappresenta la sopravvivenza: nel romanzo i potenti vivono in resort oceanici subacquei per proteggersi dal sole.

Quanta importanza ha per te l'allestimento?
Dipende dai progetti. Nel caso di Reggio Emilia è molto importante, perché lo scopo è quello di creare un ambiente in cui immergersi, e questo lo si può ottenere solo se le luci, le immagini e i suoni sono un tutt'uno e si supportano a vicenda.

© Elio Mazzacane
Ecosistema terrestre - Biacca # 09
© Elio Mazzacane

 

Chi è
Elio Mazzacane, Napoli 1967, vive attualmente a Roma dove lavora come regista per Rai 3. Mazzacane scopre la fotografia nell'infanzia, nella camera oscura dello zio Lello Mazzacane antropologo, fotografo e pioniere di multivisioni (proiezioni di immagini su più schermi con commento musicale e sonoro). Negli anni della formazione continua a coltivare la passione per l'immagine, ma dalla fotografia si sposta al video. Dopo gli studi all'Università La Sapienza di Roma e al King's College di Londra, si laurea in Psicobiologia con Alberto Oliverio. Nel 2000 entra in Rai come regista, prima a Rai Educational e Rai Uno e in seguito a Rai Tre. Nel 2007 vince la Menzione Speciale al Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi. Nel 2005 gira la videopoesia "Non è la stessa lingua che parli", che segna l'inizio della collaborazione con la scrittrice Laura Pugno (che proseguirà poi con i testi poetici di Laura Pugno raccolti nel volume "Il colore oro" e il romanzo "Sirene"), proiettata ai festival di poesia e letteratura di Verona ad Ancona del 2006 e del 2007.

© Elio Mazzacane
Ecosistema terrestre - Biacca # 06, 2007-2008
© Elio Mazzacane

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