Miti

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Marilyn & Friends


Sam Shaw, Marilyn Monroe, Amagansett, New York, 1957
© Show Family Archives/Archivi Alinari

Un'icona, un mito, in alcuni scatti inediti e in prima mondiale. Fino al 29 agosto Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia e il Museo Nazionale del Cinema – Fondazione M.A. Prolo presentano a Torino la mostra Marilyn and friends.
La mostra, un'esclusiva Alinari curata da Armand Deriaz e Charles-Henri Favrod, presenta una selezione di 155 immagini (41 a colori, in formato 80x80), per lo più inedite, della celebre diva e dei suoi amici e attori contemporanei.

La mostra è ospitata all'interno del Museo Nazionale del Cinema (che ha sede, dal luglio 2000, nella Mole Antonelliana), ricreando suggestioni e ricordi che solo la magia del cinema sa dare.

 

 


Sam Shaw, Marilyn Monroe and Arthur Miller, New York City, 1957
© Show Family Archives/Archivi Alinari

Sam Shaw, Marilyn Monroe, on location "Seven Years Itch", New York City, 1954,
© Show Family Archives/Archivi Alinari

Grazie a un particolare allestimento, gli amici ci accompagnano in un percorso di scoperta e di avvicinamento a Marilyn, alla quale è dedicato il posto d'onore, il cuore del Museo, nell'immensa Aula del Tempio.


Sam Shaw, Marilyn Monroe, “Amagansett”, New York City, 1957,
© Show Family Archives/Archivi Alinari

Un terzo degli scatti in mostra sono dedicati a Marilyn, cento invece le foto degli amici. Gli autori delle fotografie sono Sam Shaw e il figlio Larry.

Sam Shaw (1912-1999) pittore, scultore e fotografo tra il 1950 e il 1960, firma con successo le copertine prestigiose di Life e di Look. Negli stessi anni entra in contatto con il mondo del cinema. Realizza il sensazionale ritratto di Marlon Brando nel film Un tram chiamato desiderio (1951) e fotografa la debuttante Marilyn Monroe in Viva Zapata.
Da quel momento Sam Shaw non abbandona più Marilyn.
Nel 1955 è proprio lui che firma la celebre sequenza della gonna sollevata dall'aria calda nel film Quando la moglie è in vacanza di Billy Wilder.

 

 


Sam Shaw, Marilyn Monroe backstage, "Seven Years Itch",
New York City, 1955,
© Show Family Archives/Archivi Alinari

Nel corso degli anni Shaw esegue molti altri ritratti di Marilyn che tuttavia restano inediti, a differenza dei grandi poster pubblicitari da lui realizzati con altri divi quali Paul Newman e Sidney Poitier e attrici del calibro di Ingrid Bergman, Sophia Loren, Anna Magnani e Liz Taylor.

Sam Shaw lavorò in stretta collaborazione con il figlio Larry (1937), che fu anche l'assistente di molti grandi fotografi come Martin Munkacsi, Louis Faurer o Bert Stein. A partire dal 1958 formarono un sodalizio a tal punto che alcune immagini non sono di facile attribuzione. È una raccolta esemplare di archivio familiare che testimonia lo spirito di un'epoca, sia a Hollywood che a Parigi, patrimonio al tempo stesso cinematografico e fotografico che in questa sede viene svelato per la prima volta.

La mostra è accompagnata dal catalogo edito in tre lingue da Alinari (formato 24x28, 160 pagine, 140 fotografie). La mostra prevede, dopo l'anteprima di Torino, altri appuntamenti sia in Italia sia all'estero.

 

 

 


Sam Shaw, Marilyn Monroe, Central Park, New York City, 1957
© Show Family Archives/Archivi Alinari

Di seguito riportiamo un brano dall'introduzione alla mostra scritta da Charles-Henri Favrod:
È nel 1957 che Roland Barthes raccoglie una serie di articoli scritti precedentemente, che pubblica con il titolo di Mythologies. Nel tracciare un bilancio dei miti del XX secolo, non manca di sottolineare che per lui "il mito è un linguaggio" e i suoi esempi, tutti tratti della vita quotidiana, tendono a dimostrare che essi costituiscono un sistema di comunicazione, un messaggio, una forma. Occorre conferire a questa forma dei limiti storici, delle modalità d'uso e, dentro di essa, reinventare la società. Quando Barthes chiosa questi miti, Marilyn Monroe non è ancora assurta al firmamento delle dive. Sceglie Greta Garbo e osserva che, iconograficamente, il suo volto, la sua immagine racchiudono due epoche, rappresentano una trasformazione, dal terrore alla seduzione.


Sam Shaw, Marilyn Monroe, on location "Seven Years Itch", New York City, 1954
© Show Family Archives/Archivi Alinari

"Sappiamo - egli scrive - che oggi ci troviamo al polo opposto di questa evoluzione: il volto di Audrey Hepburn, ad esempio, è individuabile non solo per la sua impostazione particolare (donna infantile, donna tenera), ma anche in base alla sua persona, a una specificità pressappoco unica del volto, che non ha più nulla di essenziale, ma è costituito da una infinità di funzioni morfologiche. Sotto il profilo del linguaggio, la particolarità di Greta Garbo è di ordine concettuale, quella di Audrey Hepburn è di ordine sostanziale. Il volto della Garbo è una Idea, mentre quello della Hepburn è un Evento". È giocoforza constatare che Marilyn Monroe, soprattutto a causa del suo tragico destino, da Evento è tornata ad essere Idea. Da viva, Norma Jean Baker, che in arte portava stranamente un cognome patriottico rappresentava un tipo di donna 'monella' attraente e sfuggente, seducente per alcuni, perniciosa per altri. In questo libro e nell'ambito della mostra, essa viene presentata sotto un profilo estremamente familiare e vivo, mai come vittima del suo personaggio. Tuttavia, nel suo carattere spontaneo e naturale è già presente quell'arcano che la sublimerà, che ne farà un simbolo e un emblema, l'icona del XX secolo, i cui sortilegi hanno sempre una portata universale.

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