Tecniche

A cura di:

Foro stenopeico
Luca Baldassari

Non so dire molto sulla mia filosofia diciamo che è ancora in via di definizione, ma a dir la verità credo che non riuscirò mai bene a definirla. Uso prevalentemente la tecnica del foro stenopeico. Tecnica che utilizzo ormai da oltre 20 anni. Le macchine fotografiche e fori sono costruiti artigianalmente da me, questo è uno dei motivi che mi ha spinto ad usare questa tecnica. Mi permette di poter costruire il mio spazio visivo/fotografico in tutta libertà e poter usare tutti i materiali sensibili a disposizione, dalla carta fotografica alla polaroid e fuji al digitale. Mi permette inoltre di usare tempi d'esposizione lunghi e vedere le cose/la vita da un punto di vista altro, differente. Con tempi diversi mi concedo tempo per capire meglio per pensare. Il tema comune delle mie foto è spesso il viaggio, le fotografie le utilizzo come appunti per la memoria. Al ritorno dai miei viaggi rielaboro le idee cercando un progetto comune che leghi le immagini.

© Luca Baldassari
© Luca Baldassari - Niagara Falls, 2008
Titolo Galleria: canada

Ho costruito diverse macchine fotografiche a foro stenopeico, ma quella a cui sono più affezionato e che mi ha dato molti problemi nella realizzazione a stata quella circolare. Ci sono voluti due anni per perfezionala e spesso mi è venuta la voglia di buttare tutto all'aria per le difficoltà che incontravo nel costruirla. Ma il risultato che ne è scaturito e le sensazioni che mi provoca mi hanno convinto che si è trattato di tempo e fatica ben spesi. Avendo il tempo e i mezzi fotograferei sempre con questa macchina anche se è ingombrante e richiede molto impegno sia fisico e sopratutto mentale per lavorarci. Avere una visione a 360 gradi di quello che si sta cercando di fotografare mi dà molto da pensare. Mi capita spesso di smettere di pensare e di accettare quello che verrà perché so che è una cosa che non posso controllare fino in fondo e del resto accade così anche con la vita. I dodici fori che scattano contemporaneamente mi danno una visione molteplice e moltiplicata e sovrapposta di quello che sto fotografando, per forza di cose si sposta il punto di vista. Ed è forse quello che dovremmo fare anche noi, cercare un nostro punto di vista con consapevolezza, cercando di sforzarsi con la voglia di prenderne in considerazione altri. Io almeno la penso cosi. Da questi scatti è nata la serie "rotoforo".

© Luca Baldassari
© Luca Baldassari - Giappone - Kiyomizu, 2005
Titolo Galleria: evanescenze......fantasmi? forse!

Questo testo estratto dal libro da "Dance Dance Dance" di Murakami Haruki  pubblicato nel 1998 da Enaudi («Io non sono affatto un tipo strano. Lo penso sinceramente. Magari non sarò il tipico cittadino medio, ma non sono un eccentrico. Sono una persona molto normale. Straight. Dritto e preciso come una freccia. Vivo come so, e non mi preoccupo troppo di come mi vedono gli altri. E' un problema che riguarda più loro che me. Alcuni mi giudicano più ingenuo, o più calcolatore, di quanto sia in realtà. Pazienza. Anche come sono io in realtà, è una mia idea soggettiva. Gli altri avranno le loro ragioni. Che importa? Non è una questione di malintesi, ma di modi di vedere diversi. Il mio è questo») mi ha dato l'incipit per la prima personale che ho fatto e si chiama: "amò - eh! - a che pensi? - a Niente!".

© Luca Baldassari
© Luca Baldassari - Corsica Torre, 2006
Titolo Galleria: amo - eh! - a che pensi? - a Niente!

Questa mostra è nata quasi per caso, per gioco, girovagando in internet mi è capitato di trovare degli aforismi/citazioni che aderivamo al mio modo di vedere le cose, la vita, la fotografia, ci ho pensato un po' cercando di approfondire prendendo spunto da libri, film, di mettermi in ascolto, e dal caso la mostra si è trasformata in esigenza, un'opportunità per farmi conoscere, e per conoscere gli altri.

Parte integrante della mia ricerca fotografica sono i viaggi. Quando viaggio mi dimentico di tutto, riesco a mettermi in una condizione di rilassamento e cerco di mettermi in ascolto, in empatia con il luogo che sto visitando, come quando sono stato in Giappone dopo anni di "Prima o poi ci vado!". Senza sapere molto o forse non volendo sapere. Cosa rimane negli occhi. Anche stavolta porto con me il foro stenopeico, mezzo, modo, memoria, ricordo e visione di un mio Giappone che ho sentito e voluto fotografare con la voglia di ritornare.  O come il Canada. Il foro, lo uso per prendere appunti visivi di viaggio. Scattando con pellicole a sviluppo immediato avevo il problema di come catalogare e conservare durante il viaggio i miei scatti, mi è venuto in mente Bruce Chatwin, di cui sono un forte consumatore, e sui moleskine cosi ho costruito una dima in polistirolo che mi permette di tagliare le pagine e inserire la foto come si faceva negli album di una volta.

© Luca Baldassari
© Luca Baldassari - Roma - Battello per Ostia Antica, 2008
Titolo Galleria: movimentazioni

Altri progetti che sto portando avanti in questo periodo, sono "Evanescenze" (che tende a dissolversi, che si trasforma nel nulla. Guardando le mie foto mi sono accordo che c'era qualcosa/qualcuno. Spesso mi sono chiesto se fossero presenze che mi seguono nei miei viaggi e mi fanno compagnia che si svelano al foro stenopeico che riesce a fissarle nella loro tenue figura, o sono solo fantasmi? Forse!) e "Movimentazioni" (un tentativo di rappresentare l'andamento dell'agire nello spostamento, con un macchina fotografica per molti versi speciale. Tutte le foto sono scattate con il foro stenopeico).

© Luca Baldassari
© Luca Baldassari - Manitoba #02, 2008
Titolo Galleria: canada

Questo e un pò, il mio modo d'approcciare il foro stenopeico e in generale la fotografia e la vita, spero sia comprensibile quello che voglio esprimere, del resto non ci si può aspettare molto da un che fa le foto con un buco. Con le parole non riesco ad esprimere bene il mio pensiero, spesso sono le persone che mi conoscono o che vedono le mie foto che mettono a fuoco meglio di me parti del mio modo di rapportarmi alla fotografia e in particolare al foro stenopeico. Come Riccardo Pieroni mio ex professore al cine e tv, per certi versi il mio mentore che per la mostra "amò - eh! - a che pensi? - a Niente!" presso la libreria Bibli di Roma ha scritto queste parole molto belle e rivelatrici.

© Luca Baldassari
© Luca Baldassari - Roma - Piazza del Popolo, 1991
Titolo Galleria: rotoforo

«Luca è una persona di poche parole… cioè pensa molto! Ha scelto di fotografare con il foro stenopeico, su apparecchi autocostruiti: una fotografia da meditazione. Tempi lunghi. La luce (la radiazione, l'energia) si posa lentamente sul materiale sensibile e, contemporaneamente, si stratifica nella coscienza del fotografo: si tratta di una particolare forma di conoscenza che mira alla profondità delle cose, all'essenza. Non è facile descrivere le sensazioni che si provano operando con il foro stenopeico. Si tratta di una fotografia "naturale" e, insieme, molto "tecnica". Luca è un costruttore: le macchine fotografiche escono dalle sue mani. È uno sperimentatore: ogni condizione di illuminazione, di colore, di forma richiede una modifica del processo. È un viaggiatore: si porta dietro la sua strana attrezzatura e vede quello che gli altri non possono vedere. È un artista: la tecnica costruttiva più elementare e "leggera" si associa alla magia tecnologica della fotografia "immediata" (polaroid, fuji) e stabilisce un metodo di lavoro che accetta l'imprevisto come parte della ricerca. Il computer interviene alla fine, paradossalmente, per dare "materialità" ad un processo per gran parte etereo, evanescente. Per questa mostra Luca ha deciso di associare le immagini dei suoi viaggi a delle parole: citazioni. Sono i pensieri che nei lunghi periodi di attesa che la foto "si faccia", durante gli spostamenti, durante il realizzarsi del processo fotografico,  affiorano alla mente e che miracolosamente troviamo cristallizzati in pensieri di altri, in parole volanti (dai libri, dai film…) che incontrano le nostre riflessioni non dette e precipitano su un foglio  in forma definitiva e perfetta. Diciamo la verità: noi fotografi non accettiamo di buon grado l'indeterminatezza dei significati delle nostre fotografie. Ci piacerebbe tanto che l'osservatore pensasse e vedesse come noi, che ri-conoscesse ciò che noi abbiamo conosciuto. Ma non è a questo che servono le fotografie. Da ogni immagine inizia un percorso creativo nuovo, tutto dell'osservatore, che noi non possiamo controllare o arginare. Possiamo solo indirizzare, circoscrivere, suggerire sperando in un possibile incontro… tra pensieri volanti».


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