Confronti

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Vis-à-vis
AlexandFelix, Thirteen Queens, vs Liesje Reyskens, Love's consumers

Un confronto tra due modi di intendere la fotografia, vicini e distanti al tempo stesso. A Milano, fino al 22 ottobre, whitelabs presenta la doppia personale che fa parte del progetto Vis-à-vis: il lavoro del duo di artisti svizzeri AlexandFelix, con la serie fotografica intitolata Thirteen Queens, e quello della giovane fotografa belga Liesje Reyskens, alla sua prima apparizione in Italia con la mostra Love's consumers. Entrambi i linguaggi guardano alla pubblicità come fonte stilistica. Entrambi sono propensi a sovraccaricare questo linguaggio ormai divenuto onnipervasivo, al fine di stravolgerne i canoni. Grazie a ciò, escono per la tangente diretti verso la dimensione libera dell'arte, dove il “prodotto commerciale” non è più al centro dell'attenzione ma diventa strumento simbolico a servizio di una nuova femminilità, che non è schiava dell'azienda e del marchio ma è padrona della scena. La saturazione dei colori, il make-up eccessivo, le espressioni stralunate dei personaggi sono parte di una metamorfosi che la fotografia commerciale compie a favore dell'autonomia estetica, la quale a sua volta alimenta una fantasia mordace capace di guidare verso una certa critica sociale.

   
AlexandFelix - Thirteen Queens
© AlexandFelix
© Liesje Reyskens
© Liesje Reyskens

La metodicità frivola degli svizzeri AlexandFelix fa da contraltare alla sensibilità vagamente sinistra della belga Reyskens. Se i primi con le loro tredici regine tracciano il ritratto di una femminilità carismatica e densa di simboli, che la vestono come una madonna pompeiana, le consumatrici d’amore, le giovani adolescenti di Reyskens attraggono con il loro lato dark e infantile, capace di mettere in cortocircuito sex appeal e innocenza.

Ecco come Nicola Davide Angerame, curatore della doppia personale, presenta il lavoro di AlixandFelix. La «serie di 13 lavori, esposti nella prima personale italiana del duo svizzero, rivede i canoni di una ritrattistica contemporanea che spazia dall'austerità del Van Dyck ritrattista della nobiltà europea fino all'estetica giocosa e ultrapop di un fotografo come LaChapelle. Il risultato è una carrellata di Regine fantasiose e surreali, protagoniste di mondi fantastici che sembrano richiamare i personaggi bislacchi della favole del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Le immagini di AlexndFelix sono costruzioni immaginifiche di personaggi che nella pellicolarità del proprio apparire “narrano” a modo loro una propria storia. Queste tredici Regine hanno una loro genealogia nascosta, un albero genealogico che appartiene al mondo della fantasia. C'è qualcosa in loro, in quella normalità degli oggetti-simboli tratti dal mondo più comune del consumo quotidiano, che le rende stranamente fantascientifiche».

   
AlexandFelix - Thirteen Queens
© AlexandFelix
© Liesje Reyskens
© Liesje Reyskens

Di Lisje Reyskens, Angerame sottolinea l’impegno «nella riscrittura di una femminilità nuova che tratta con molta ironia l'idea della fotografia pubblicitaria. Reyskens riflette sull'utilizzo del corpo femminile come veicolo di codici comportamentali e identitari. Le sue adolescenti esprimono il candore di una femminilità più consapevole ed eccentrica. Alcune di loro sono ritratte con tipici oggetti del lavoro domestico: dal coltello e la lattuga (in testa), al detersivo e la biancheria (in piscina). Altre invece mangiano patatine di McDonald, abbracciano un orsacchiotto o dormono tra lecca-lecca. Reyskens usa gli stereotipi di una fotografia commerciale, che spesso si spinge al limite dell'osceno con richiami sessuali sempre più espliciti, per mettere in campo una propria interpretazione. Così il modello di una donna che lecca maliziosamente un gelato diventa per lei una giovane alle prese con un cono gigantesco su una spiaggia assolata: la scena risulta immediatamente comica, ma Reyskens non si accontenta e ammanta tutti i propri soggetti di elementi dark».

   
AlexandFelix - Thirteen Queens
© AlexandFelix
© Liesje Reyskens
© Liesje Reyskens

Angerame ha ideato l’intero progetto Vis-à-vis, che descrive così: «L’idea di mettere due artisti faccia a faccia, mi è venuta da una impressione forte che lo spazio di whitelabs mi ha suscitato. Ci sono due pareti lunghe oltre 14 metri che si fronteggiano a cinque metri di distanza. Soffitto basso. Pochi spazi sono così. Ci sono le sale, i saloni, gli hangar, le salette, ma questo “muro contro muro” lo vedo solo qui. Allora perché non sfruttarlo per mettere in dialogo ravvicinato i lavori di artisti che non hanno mai esposto a Milano e che possono qui trovare un luogo di confronto e di conforto. Presenteremo artisti che si amano e che si odiano, i cui lavori sono in sintonia oppure stridono. L’armonia è importante almeno quanto la distonia».



© Liesje Reyskens
 

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