2 / Il grande Centro

A cura di: Antonio Politano

 

Alice guarda fuori dal finestrino del treno Amtrak, tra St Louis e Kansas City. Così Vittorio Zucconi, in una delle sue pagine più felici, descrive nel suo Si fa presto a dire America l’andare a ovest:
«La smania viene sempre in primavera. Bisogna assolutamente partire, andare da qualche parte, muoversi, attraversare, cambiare aria. È solo l’effetto della stagione? O l’America è davvero un enorme piano inclinato da est verso ovest sul quale tutto inesorabilmente ruzzola? So soltanto che in maggio il richiamo della più americana e inevitabile delle avventure, la traversata in auto coast-to-coast, da oceano a oceano, diventa irresistibile. Partire verso ovest è come respirare, mangiare, far l’amore, in una nazione in perenne transumanza. E viaggiare vuol dire ruote. La strada penetra per sempre, trasforma, radica, e stabilisce una circolazione sanguigna capillare di persone e affari. L’America è le sue strade».


Alice, sul treno St Louis Kansas City © Antonio Politano
 

Brier si esercita con la chitarra, in una sosta lunga del treno in mezzo alle Grandi Pianure. Dopo una visita alla famiglia di origine, nell’Ohio, sta tornado a casa ad Albuquerque, in New Mexico, dove si guadagna da vivere lavando i vetri dei grattacieli. In qualche modo mi ha fatto venire in mente Harry Dean Stanton in Paris, Texas, un film girato da Wim Wenders nel 1984 negli States, accompagnato dalla splendida colonna sonora di Ry Cooder.


Un passeggero si esercita con la chitarra, in una sosta lunga del treno in mezzo alle Grandi Pianure © Antonio Politano
 

Canyon de Chelly, rovine di un insediamento abitativo realizzato dagli Anasazi nell’era Pueblo chiamato “casa bianca”. Partendo da una profezia Hopi, il regista Godfrey Reggio ha realizzato, nel 1982, un epico film-documentario, Koyaanisqatsi, mettendo a confronto cicli e ritmi della natura e sviluppo della civiltà delle città. Da (ri)ascoltare, l’emozionante colonna sonora di Philip Glass.


La “casa bianca” nella roccia nel Canyon de Chelly, le rovine di un insediamento abitativo realizzato
dagli Anasazi nell’era Pueblo © Antonio Politano

Nel cuore della Monument Valley c’è il John Ford’s Point, il luogo preferito dal regista per filmare, dove un cowboy solitario posa con i turisti in cambio di qualche dollaro. Non lontano, davanti ad un mercatino di bigiotteria, va in scena una battaglia d’altri tempi - tra bambini - bianchi contro nativi.
 


Monument Valley, John Ford’s Point © Antonio Politano


Monument Valley, una battaglia d’altri tempi 
- tra bambini - bianchi contro nativi © Antonio Politano

Su una parete esterna del ristorante del View Hotel, il migliore di Monument Valley, si proiettano vecchi film western girati nella valle, con John Wayne a farla da padrone. Una scena rimasta nella storia del cinema è quella dell’assalto alla diligenza in Ombre Rosse (Stagecoach, del 1939) di John Ford, e con John Wayne, il film western per antonomasia.
 


Monument Valley, su una parete esterna del ristorante del View Hotel si proiettano vecchi film western girati nella valle © Antonio Politano

Forme forgiate nei millenni da vento e acqua si rivelano con la luce del sole. Per alcuni l’Antelope Slot Canyon è un’esperienza spirituale. Per gli anziani Navajo è come entrare in una cattedrale. Non si può visitare autonomamente, da sé, bisogna necessariamente passare per le guide locali. Per gli appassionati di fotografia, c’è l’opzione di un tour nelle ore di luce migliore, e più lungo, a un costo ovviamente maggiore.
 


Una formazione di arenaria, erosa nel corso di milioni di anni dall’acqua e del vento Antelope Slot Canyon © Antonio Politano


Una lavanderia automatica, Bryce Canyon, Motor Inn © Antonio Politano

 

Il fiume Colorado ha scavato, in milioni di anni, la fenditura del Grand Canyon, profonda oltre mille metri. Di norma, i momenti migliori per osservarla sono le ore a cavallo del tramonto e dell’alba, che al Grand Canyon si trasformano in veri riti collettivi, nei principali punti panoramici, o più privati in angoli appartati su una qualche roccia del South Rim. Nel Grand Canyon finisce Thelma e Louise, diretto nel 1991 da Ridley Scott e interpretato da Susan Sarandon, Geena Davis e Harvey Keitel.
 


Tramonto sul Grand Canyon, dal South Rim © Antonio Politano

Lotto, Guns, Ammo, Beer. Già da fuori il cartello è provocatoriamente esplicito. A Fredonia, in Arizona, da alcuni definita con ironia Center of the Universe (forse per essere tra North Rim Grand Canyon, Lake Powell, Zion National Park, Bryce Canyon), nel mezzo del nulla c’è una stazione di servizio-negozio aperta 24 ore su 24, con prezzi severamente fissi. Zeppa di pallottole e pistole, e poi machete, mitra e fucili, da Beretta a Remington e Smith & Wesson, e poster singolari come quello pro-poligamia che esorta: «Why have just one!».
 


Nel Lotto Guns Ammo Beer di Fredonia, Arizona, si vende di tutto: dalle pallottole ai fucili, dalle birre ai machete © Antonio Politano

A Las Vegas ogni cosa è ricostruita, anche i canali di Venezia con gondole e gondolieri, che - messicani o bengalesi - cantano per i loro clienti in italiano, da ‘O surdato ‘nnammurato al Padrino. Sullo Strip di Las Vegas, si passeggia, ci si sposta da un casinò all’altro, si compra. Si cerca pubblico e fortuna, come il Superman e l’homeless della foto sotto.
 


A Las Vegas ogni cosa è ricostruita, anche i canali di Venezia con gondole e gondolieri © Antonio Politano


Las Vegas, Strip: un Superman, un homeless © Antonio Politano
 

Ogni sera, davanti al The Mirage Hotel & Casino sullo Strip, va in scena lo spettacolo di eruzione vulcanica con esplosioni, fuochi, lava, tutto rigorosamente finto e grandiosamente pacchiano, anche divertente. L’importante è attrarre e intrattenere pubblico, gente, clienti, visitatori di quella che ai suoi amministratori piace definire The Entertainment Capital of the World.


Ogni sera, davanti al The Mirage Hotel & Casino sullo Strip, va in scena lo spettacolo di eruzione vulcanica con esplosioni,
fuochi, lava © Alice Politano

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