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Paesaggi /
Ferdinando Scianna, Istanti di luoghi + Alexander von Humboldt, L'invenzione della natura



Due libri, di un fotografo istintivamente viaggiatore e su un naturalista-geografo-esploratore, ci aiutano a riflettere su luoghi, paesaggi, natura. Ferdinando Scianna non si è mai considerato un paesaggista, né un ritrattista, un fotografo di moda o un fotogiornalista puro, nonostante dal 1982 sia membro della leggendaria agenzia fotografica Magnum Photos (primo tra i fotografi italiani) e meno che mai si considera un fotografo artista.




Bolivia; 1986 ©Ferdinando Scianna/Magnum Photos/Contrasto

Istanti di luoghi, mostra ma anche libro (30x24 cm, pp. 174, 90 fotografie in b/n, 45 euro),  è come un album di famiglia raccolto da Ferdinando Scianna che per mezzo secolo ha usato l’obiettivo per guardare, incontrare e tentare di raccontare il mondo, una panoramica del mondo visto. Nasce come un tentativo di sintesi dei diversi approcci alla fotografia nella sua carriera, in particolare le fotografie di paesaggio rappresentano una presenza costante fin dai primi anni.





La Sicilia, la Calabria, la Puglia ma anche Napoli e la Val Padana, molte sono le fotografie realizzate in Italia che accompagnano istantanee da tutto il mondo: Costa D’Avorio, San Pietroburgo, Barcellona, Rio De Janeiro e Parigi. Sono i luoghi che ha incontrato durante la sua vita i protagonisti del suo lavoro, luoghi incontrati, non cercati, non monumenti o attrazioni turistiche, ma spazi dove il fotografo ha potuto riconoscersi siano essi vedute desertiche, la vista intima sul mare da una finestra aperta o lo scorcio di una metropoli.




Nuova Delhi, 1972 ©Ferdinando Scianna/Magnum Photos/Contrasto

In esposizione a Milano, presso Forma Meravigli fino al 30 luglio 2017, una selezione di oltre 50 fotografie in bianco e nero, a cura di Alessandra Mauro, arricchita da una sala dedicata ai libri di Ferdinando Scianna: Ritratto di un autore in 16 libri pubblicati (e alcuni mai realizzati). Lo stesso autore ha affermato che il fare libri è da sempre l’obiettivo del suo fotografare, il pubblico avrà quindi la possibilità di scoprire la storia di alcuni dei titoli che hanno fatto quella della fotografia italiana assieme all’occasione di poter vedere le maquette di alcuni mai pubblicati.




New York, 1976 ©Ferdinando Scianna/Magnum Photos/Contrasto

A differenza dei suoi ultimi libri, pubblicati per la collana In Parole di Contrasto, il libro Istanti di luoghi (30x24 cm, pp. 174, 90 fotografie in b/n, 45 euro) è una narrazione il cui racconto è affidato alle sole immagini. «Nella mia vita ho incrociato uomini, storie, luoghi, animali, bellezze, dolori», scrive Scianna, «che mi hanno suscitato, come persona e come fotografo, emozioni, pensieri, reazioni formali che mi hanno imposto di fotografarli, di conservarne una traccia. Ho sempre pensato io faccio fotografie perché il mondo è lì, non che il mondo è lì perché io ne faccia fotografie. Anche questi luoghi non mi sembra di averli cercati, li ho incontrati vivendo, e poi ho scelto alcune delle tante fotografie che in questi incontri mi sono state regalate per comporne un libro nel quale riconoscermi».




Puglia, 2008 ©Ferdinando Scianna/Magnum Photos/Contrasto

Dall’incontro con i luoghi e i paesaggi di Ferdinando Scianna all’esplorazione del mondo naturale di Alexander von Humboldt – “il primo viaggiatore dell’epoca moderna”, “l’Indiana Jones dell’Ottocento”, “l’uomo più famoso dopo Napoleone” - celebrata nel pluripremiato libro L’invenzione della natura di Andrea Wulf (Luiss University Press, pp. 544, euro 20), una biografia, un libro scientifico, un racconto d’avventura.




Cartolina Liebig sulle spedizione di Alexander von Humboldt.

Scrive Wulf, «Humboldt fu uno dei personaggi più affascinanti e stimolanti del suo tempo. Nato nel 1769 in una ricca famiglia aristocratica prussiana, rinunciò a una esistenza privilegiata per scoprire, per suo personale interesse, come funzionava il mondo. Da giovane, dedicò cinque anni all’esplorazione dell’America Latina, rischiando molte volte la vita e tornando con una nuova percezione del mondo».





Tra il 1799 e il 1804 il giovane scienziato prussiano percorse le regioni equinoziali del Nuovo Continente - Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù, Cuba, Messico, Stati Uniti - in quello che il geografo Franco Farinelli ha definito «il viaggio dei viaggi, nel senso che la sua forma ne riassume e comprende tutti i generi e tutti i modi: dal viaggio sentimentale a quello d’esplorazione, dal viaggio scientifico a quello letterario ». Sottolinea Andrea Wulf che Humboldt «affascinato da strumenti, misurazioni e osservazioni scientifiche, era pure sospinto da un profondo sentimento di stupore. Ovviamente, la natura andava misurata e analizzata, ma era anche convinto che la nostra risposta al mondo naturale si debba in gran parte basare sui sensi e sulle emozioni. Voleva suscitare “l’amore per la natura”. In tempi in cui altri scienziati erano alla ricerca di leggi universali, Humboldt scriveva che la natura va sperimentata attraverso le sensazioni».




Alexander von Humboldt e Aimé Bonpland ai piedi del Chimborazo, dipinto di Friedrich Georg Weitsch.

L’essenza del contributo di Humboldt? L’originalità e la modernità della concezione della natura come una rete. Come scaturisce dalla storia delle idee e dell’uomo che c’è dietro narrata dalla Wulf: «Mentre stava in piedi sul punto più alto del mondo (era il 1802 e stava scalando il Chimborazo, vulcano inattivo delle Ande che s’innalzava per quasi 6.500 metri, allora considerato la montagna più alta del mondo, ndr), guardando giù sotto di lui le ondulate catene montuose, Humboldt cominciò a vedere il mondo con occhi diversi», racconta Wulf. «Vide la terra come un unico grande organismo vivente dove tutto era connesso, concependo un’audace nuova visione della natura che tuttora influenza il nostro modo d’intendere il mondo naturale».




Quando nel 1902 Humboldt scalò il vulcano Chimborazo, nell'odierno Ecuador, si riteneva che esso fosse la montagna più alta del mondo.
Dal Chimborazo Simón Bolívar trasse l'ispirazione per scrivere un poema sulla liberazione delle colonie spagnole dell'America Latina.

Il nostro modo di pensare il mondo naturale proviene da quel viaggio. «Noi siamo plasmati dal nostro passato. Niccolò Copernico ci ha mostrato il nostro posto nell’universo, Isaac Newton ci ha spiegato le leggi della natura, a Thomas Jefferson dobbiamo alcuni dei nostri concetti di libertà e democrazia e Charles Darwin ha dimostrato che tutte le specie discendono da comuni antenati. Queste idee definiscono la nostra relazione con il mondo. Humboldt ci ha donato il nostro stesso concetto di natura».




La spettacolare Naturgemälde di Humboldt, parte del suo Saggio sulla geografia delle piante.

Una visione del mondo in chiaroscuro, alla base di future battaglie ecologiste. «Quando la natura è concepita come una rete, anche la sua vulnerabilità diventa ovvia. Tutto si tiene. Se c’è un filo tirato, tutta la tela si può disfare. Dopo aver visto i devastanti effetti ambientali delle piantagioni coloniali del 1800 nella regione del lago di Valencia, in Venezuela, Humboldt fu il primo scienziato a parlare di cambiamento climatico dannoso indotto dall’uomo. La deforestazione aveva reso arida la terra, i livelli dell’acqua del lago si abbassavano e con la scomparsa del sottobosco le piogge torrenziali avevano trascinato via la terra sulle pendici dei monti circostanti. Humboldt fu il primo a spiegare la capacità della foresta di accrescere l’umidità dell’atmosfera e il suo effetto refrigerante, così come la sua importanza per la ritenzione idrica e la protezione del terreno dall’erosione. Ammonì che l’uomo stava interferendo sul clima e che ciò poteva aveva un impatto imprevedibile sulle “generazioni future”».



Chi è

Ferdinando Scianna nasce a Bagheria in Sicilia, nel 1943. Comincia a fotografare negli anni ‘60, mentre frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia all’ Universita di Palermo. In questo periodo fotografa, in modo sistematico, la sua terra, la sua gente, le sue feste. Nel 1965 esce il volume Feste Religiose in Sicilia, con un saggio di Leonardo Sciascia: ha così inizio una lunga collaborazione e amicizia tra Scianna e lo scrittore siciliano. Pochi anni piu tardi, nel 1967, si trasferisce a Milano, lavora per L’Europeo, e poi come corrispondente da Parigi, citta in cui vivrà per dieci anni. Nel 1977 pubblica in Francia Les Siciliens (Denoel), con testi di Domenique Fernandez e Leonardo Sciascia, e in Italia La villa dei mostri, sempre con un’introduzione di Sciascia. A Parigi scrive per Le Monde Diplomatique e La Quinzaine Litteraire e soprattutto conosce Henri Cartier-Bresson, le cui opere lo avevano influenzato fin dalla gioventù. Il grande fotografo lo introdurrà nel 1982, come primo italiano, nella prestigiosa agenzia Magnum. Dal 1987 alterna al reportage la fotografia di moda riscuotendo un successo internazionale. È autore di numerosi libri fotografici e svolge da anni un’attività critica e giornalistica; ha pubblicato moltissimi articoli su temi relativi alla fotografia e alla comunicazione per immagini in generale. Gli ultimi libri pubblicati con Contrasto sono Ti mangio con gli occhi (2013), Visti&Scritti (2014), Obiettivo ambiguo (2015) e In gioco (2016).

Alexander von Humboldt …



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